L'Europa nota che la Spagna ha compiuto progressi in materia ambientale, ma che tali progressi sono ancora insufficienti.

Nonostante sia uno dei Paesi con maggiore biodiversità in Europa e abbia una lunga tradizione di attuazione di politiche ambientali, la Spagna si trova ancora ad affrontare significative sfide ecologiche, secondo la quarta revisione dell'attuazione delle politiche ambientali pubblicata dalla Commissione Europea. Il rapporto, che monitora l'attuazione, da parte di ciascun Paese, della normativa ambientale europea – una delle più ambiziose a livello internazionale – evidenzia che la legislazione e le politiche ambientali dell'Unione Europea hanno contribuito a preservare e migliorare l'ambiente in Spagna. Tuttavia, avverte che persistono significative necessità di investimenti e sfide strutturali in settori chiave come la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, la biodiversità, la qualità dell'aria e la governance ambientale.
Uno degli aspetti positivi del rapporto è la creazione di una divisione dedicata all'interno del Ministero per la Transizione Ecologica, incaricata di supervisionare l'attuazione del principio di "non arrecare danni significativi", pilastro fondamentale del Piano di Recupero e Resilienza (RRP). Questa unità ha anche elaborato linee guida per aiutare le autorità e le parti interessate ad attuare correttamente le misure del piano.
La Spagna sta ottenendo buoni risultati anche nell'attuazione della direttiva INSPIRE, incentrata sulle informazioni geografiche per la gestione ambientale, e si distingue per la sua esperienza nella preparazione e gestione di progetti cofinanziati dal programma europeo LIFE.
Ma non tutto il rapporto è positivo. Il documento sottolinea che l'economia circolare rimane una questione irrisolta, poiché la Spagna non ha raggiunto l'obiettivo UE di riciclare il 50% dei rifiuti urbani entro il 2020 e rischia fortemente di non raggiungere l'obiettivo del 55% fissato per il 2025. Infatti, secondo gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2023, il riciclaggio nel nostro Paese si attesta intorno al 39%, ben al di sotto delle aspirazioni europee. Secondo il rapporto, il raggiungimento di questi obiettivi richiederà un significativo rafforzamento delle politiche, delle infrastrutture e della sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
Per quanto riguarda l'inquinamento e la gestione delle acque, il rapporto evidenzia carenze nella governance, nel recupero delle acque e nell'efficienza nell'uso delle stesse. Molte regioni necessitano ancora di investimenti urgenti nelle infrastrutture idriche.
Per quanto riguarda la natura e la biodiversità, la sfida principale risiede nella mancanza di obiettivi di conservazione e di misure specifiche per ciascuna area protetta. Viene inoltre sottolineata la necessità di destinare maggiori risorse alla gestione efficace della rete Natura 2000, un insieme di aree designate per il loro elevato valore ecologico. Secondo Bruxelles, la Spagna potrebbe sfruttare molto meglio il suo "prezioso capitale naturale" come motore di crescita verde e creazione di posti di lavoro.
Il rapporto quantifica anche il fabbisogno economico: la Spagna deve investire 10,8 miliardi di euro in più all'anno, pari allo 0,81% del suo PIL, per raggiungere i propri obiettivi ambientali. Questa cifra è leggermente superiore alla media europea (0,77%) e si concentra in particolare nei settori della biodiversità e degli ecosistemi.
Inoltre, la Commissione europea raccomanda di migliorare il coordinamento tra le autorità ambientali e di promuovere una più profonda integrazione dello sviluppo sostenibile in tutti gli ambiti delle politiche pubbliche.
Nonostante le sfide significative, i progressi e le strutture esistenti, come il Piano di Sviluppo Rurale (RRP) e i fondi europei, offrono alla Spagna una solida base per accelerare la transizione ecologica. Con la giusta attenzione alla governance, agli investimenti strategici e al rigoroso rispetto delle normative, il Paese potrebbe consolidare la sua posizione di leader ambientale in Europa.
ABC.es