Di fronte alla crisi degli aiuti allo sviluppo, l’ascesa dei metodi di valutazione

Qui, niente grandi discorsi sugli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 nel mondo, come è accaduto di recente alla Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento dello Sviluppo di Siviglia. E ancora meno promesse abbaglianti multimiliardarie. A Dakar, nelle sale dell'African Center for Advanced Studies in Management (CESAG), dove dal 7 al 10 luglio si è tenuta una scuola estiva dedicata alle "metodologie di sviluppo", l'attenzione si è concentrata su esperimenti che potrebbero ridurre la povertà nel mondo.
Tra i cento partecipanti, un ricercatore vuole misurare l'impatto delle mestruazioni sulla scolarizzazione delle ragazze nello Stato di Benue, in Nigeria. Altri si chiedono se inviare messaggi di testo con i prezzi di mercato agli agricoltori possa aiutarli a prendere decisioni migliori, o se l'intelligenza artificiale possa aiutare i giovani laureati in Sudafrica a trovare lavoro. Ci sono anche leader di ONG e alti funzionari governativi che stanno valutando un programma volto ad arrestare il calo delle iscrizioni scolastiche delle ragazze tra la scuola primaria e quella secondaria in Madagascar.
Qualunque fossero i loro progetti, le loro professioni o la loro nazionalità, tutti erano lì per imparare i "metodi di valutazione". Reso popolare dal lavoro degli economisti Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer, vincitore del premio Nobel nel 2019, il cosiddetto metodo della "valutazione randomizzata" è sempre più utilizzato in Progetti di ONG o politiche pubbliche. Ispirato alle sperimentazioni cliniche nei laboratori farmaceutici, consiste nel confrontare i risultati di un programma su una popolazione con quelli di un'altra che non ne ha tratto beneficio, per misurarne l'efficacia.
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Le Monde