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Ivan Fischer e la sua Budapest Festival Orchestra aprono con stile gli Incontri Musicali di Evian

Ivan Fischer e la sua Budapest Festival Orchestra aprono con stile gli Incontri Musicali di Evian
Il mezzosoprano Gerhild Romberger e il direttore d'orchestra Ivan Fischer, che dirige l'Orchestra del Festival di Budapest, ai Rencontres musicales d'Evian (Alta Savoia), 25 giugno 2025. LES MÉLÈZES/MATTHIEU JOFFRES

Invitando Ivan Fischer e la Budapest Festival Orchestra all'inaugurazione dei Rencontres musicales d'Evian, Renaud Capuçon, direttore artistico dell'evento, in programma fino al 5 luglio, ha lasciato un segno indelebile. Il pubblico, infatti, ha seguito con il fiato sospeso la Quinta Sinfonia di Mahler, un'esecuzione che rimarrà impressa nella memoria. Innanzitutto, l'eccellenza dei musicisti cechi. Fiati variopinti e incisivi, a tratti beffardi e organici, capaci di coprire un infinito spettro di sfumature, dal classico al popolare (mai audaci o volgari), passando per il klezmer. Archi rotondi, profondi e sensuali, di una setosa raffinatezza, notevoli per il loro modellato omogeneo e la loro dedizione fino al fondo dell'arco. E poi c'è la direzione di Ivan Fischer.

Il direttore d'orchestra ungherese ha richiesto trombe apocalittiche fin dall'introduzione della Trauermarsch ("marcia funebre"), la cui scansione acuta e drammatica squarcia lo spazio come un urlo. Una promessa di abisso appena attenuata dall'ingresso degli archi, la cui eleganza priva di pathos si muove con la sua moderazione. Tutto vive, respira e si muove, come spinto da una propulsione senza ritorno popolata di scintillanti dissonanze. I gesti di Ivan Fischer sono tanto sobri quanto efficaci. Un semplice movimento del busto, uno sguardo fisso sul punto da cui scaturirà la traiettoria di un assolo, un braccio alzato per raccogliere, e quei movimenti flessuosi del polso sinistro che scolpiscono il fraseggio di un valzer. L'osmosi tra l'uomo in piedi sul podio e i suoi musicisti, il cui numero sembra traboccare dal palcoscenico di La Grange au Lac senza saturarne l'acustica, è assolutamente evidente.

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Le Monde

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