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La guerra contro l'Iran, quella di Trump è di troppo

La guerra contro l'Iran, quella di Trump è di troppo

A Donald Trump sono bastati pochi mesi per trascinare gli Stati Uniti in una nuova guerra , dopo aver promesso a tutti che avrebbe "messo fine al caos in Medio Oriente". Una guerra che per certi versi ricorda la guerra di George W. Bush contro l'Iraq e il regime di Saddam Hussein, allora accusato di possedere armi di distruzione di massa. Ma la guerra di Trump in Medio Oriente rischia di finire ancora peggio.

Il miliardario funzionario della Casa Bianca, la cui fortuna è raddoppiata in sei mesi di presidenza, ha ignorato le procedure costituzionali del suo Paese inviando i B-2 a sganciare le loro bombe sull'Iran senza alcuna approvazione del Congresso. Ha rinunciato a una campagna di propaganda per trascinare i suoi concittadini in guerra. Come per ogni altra cosa, Trump si affida a tattiche scioccanti per imporre le sue scelte e allo stupore per mettere a tacere ogni opposizione.

Ma attaccare l'Iran potrebbe essere un passo troppo lungo. Il Presidente degli Stati Uniti ha fallito – anche se lo nega – su quasi ogni questione. L'opzione del signore della guerra determinato avrebbe dovuto riabilitare la sua immagine, ma gli americani non si lasciano ingannare dal prezzo che rischiano di pagare. Il bombardamento dell'Iran potrebbe rafforzare la portata del rifiuto nei confronti dell'occupante della Casa Bianca.

Già il 14 giugno, giorno del "No Kings Day" , dai 4 ai 6 milioni di manifestanti sono scesi in piazza per sfidare le sue politiche. Si tratta di una delle più grandi mobilitazioni mai organizzate nella storia degli Stati Uniti. Il rifiuto della guerra potrebbe moltiplicare il numero di manifestazioni previste da qui al 4 luglio. Il Giorno dell'Indipendenza sarà il culmine delle proteste anti-Trump, come dimostrano le migliaia di iniziative già elencate dal sito 50501, che sta per "50 stati, 50 manifestazioni, un movimento".

L'America, che rifiuta il trumpismo, le sue guerre, la sua violenza e la sua brutalità, sta alzando la testa. Rischia di subire una repressione senza precedenti. Ma, paradossalmente, potrebbe essere proprio da qui che scaturisce la scintilla di un movimento internazionale che rifiuta questo mondo in cui il potere del più forte, del più ricco, del più armato diventa l'alfa e l'omega delle relazioni internazionali e della politica interna.

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L'Humanité

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