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Arabia Saudita: FMI alza al 3,5 per cento previsioni crescita

Arabia Saudita: FMI alza al 3,5 per cento previsioni crescita

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha alzato al 3,5% le sue previsioni di crescita economica dell’Arabia Saudita nel 2025. Il FMI ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita economica dell’Arabia Saudita, beneficiando della graduale eliminazione dei tagli alla produzione da parte dell’alleanza OPEC+. L’economia saudita dovrebbe crescere del 3,5% nel 2025, in aumento rispetto alla precedente previsione del 3% formulata dal FMI ad aprile, e del 3,9% nel 2026, con un aumento dello 0,2% rispetto alla precedente previsione. Il FMI ha affermato che l’economia del Regno ha dimostrato la sua resilienza agli shock e che la crescita economica continuerà a migliorare nel 2025, trainata dalla forte domanda interna e dai progetti governativi nell’ambito di Vision 2030, nonostante le sfide globali e le aspettative in calo per i prezzi delle materie prime. Nella dichiarazione finale rilasciata dagli esperti del FMI al termine della loro visita in Arabia Saudita per le consultazioni dell’Articolo IV del 2025, il Fondo prevedeva una crescita del PIL non petrolifero del 3,5% nel 2025. Ciò riflette la continua attuazione di progetti di sviluppo attraverso investimenti pubblici e privati, insieme a una forte crescita dei prestiti, che contribuirà a rafforzare la domanda interna e ad attenuare l’impatto del calo dei prezzi del petrolio.

Il Fondo ha indicato che l’impatto delle tensioni commerciali globali sull’Arabia Saudita sarà limitato, poiché i prodotti petroliferi costituiscono il 78% delle esportazioni del Regno verso gli Stati Uniti e sono esenti dai dazi statunitensi. Il Fondo prevede che la crescita non petrolifera raggiungerà quasi il 4% entro il 2027, sostenuta dallo slancio dei progetti e dai preparativi per ospitare importanti eventi globali, prima di stabilizzarsi al 3,5% nel 2030. Il Fondo ha osservato che l’inflazione rimarrà stabile intorno al 2%, sostenuta da un solido ancoraggio valutario al dollaro USA, dal continuo sostegno interno e dalla flessibile disponibilità di manodopera espatriata. Si prevede che l’impatto dell’inflazione importata derivante dall’aumento dei dazi doganali globali rimarrà limitato. Il Fondo prevede che il deficit sarà finanziato attraverso prelievi dai depositi e prestiti esteri. Tuttavia, il Fondo ritiene che le riserve valutarie rimarranno a livelli adeguati, insieme alle attività estere detenute dal Fondo per gli Investimenti Pubblici e da altri enti governativi, che costituiscono ulteriori solidi buffer finanziari.

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