Come le energie rinnovabili si adattano a un panorama politico in evoluzione


Gli investimenti nei mercati privati sono sempre più apprezzati per la loro capacità di mettere al riparo dalla volatilità dei mercati pubblici una parte del portafoglio ma, a loro volta, sono tutt’altro che immuni da cambiamenti.
Un comparto che ha mostrato una notevole resilienza dal cambio di paradigma che abbiamo vissuto nel 2022 quando in pochi trimestri, sotto la spinta di un’inflazione a doppia cifra, siamo passati da tassi bassi o negativi a rialzi da parte delle banche centrali di 400-450 bps è quello delle infrastrutture.
Quest’asset class, forte di una rigidità della domanda degli utilizzatori finali di asset digitali, energetici e dei trasporti, hanno mantenuto stabili i loro rendimenti quando i mercati pubblici hanno corretto a doppia cifra o hanno subito la fluttuazione dell’incertezza geopolitica.
Come in natura, anche nel settore degli investimenti reali non ci sono però “pasti gratis”. Il settore delle energie rinnovabili, che sotto l’amministrazione Biden aveva beneficiato dell’Inflation Reductin Act (IRA) che ne aveva allungato e stabilizzato gli incentivi pubblici, sta ora affrontando nuove sfide con l’amministrazione Trump.
Con la nuova legge finanziaria USA meglio nota come the One Big Beautiful Bill, gli incentivi sono stati sensibilmente ridotti e saranno consentiti agli impianti solari e fotovoltaici solo se resi operativi entro la fine del 2027.
Apparentemente un insuccesso che però non sembra aver spaventato i grandi gestori di fondi infrastrutturali per due motivi molto semplici: da un lato, il costo di produzione di energia elettrica da impianti eolici e fotovoltaici rimane il più economico e facile da implementare, dall’altro si aprono opportunità di M&A.
Infatti, anche se in mancanza di incentivi i prezzi di produzione di energia da eolico e fotovoltaico dovessero salire del 10-15%, rimarranno, comunque, circa la metà di quelli da fonti energetiche più tradizionali quali gas naturale, carbone ed energia nucleare.
Inoltre, in un contesto di accelerazione dei consumi elettrici negli Stati Uniti, dovuti alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale ed alla crescita di data centers, elettrificazione e reindustrializzazione (circa +3% nell’ultimo anno a fronte di una media annua negli ultimi due decenni di +0,6% annuo), la realizzazione di una nuova centrale a gas oggi può richiedere anche alcuni anni per i lunghi tempi di consegna delle nuove turbine.
Dall’altro lato, i grandi gestori hanno ora l’occasione di far leva sulle loro economie di scala puntando ad aggregare, tramite operazioni mirate di M&A, i player più piccoli che avevano fatto eccessivo affidamento sugli incentivi e non avranno più quelle risorse utili ad affrontare il nuovo scenario.
In conclusione, anche nel modo degli investimenti alternativi, nulla rimane immutato ma operare come Unified Global Alternatives, selezionando fondi di grandi gestori su scala globale e proponendo soluzioni multi-manager che consentono di diversificare i gestori stessi, consente di fronteggiare le nuove sfide e cogliere le migliori opportunità.
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