L’incognita dei dazi americani sulle imprese di Brescia e Bergamo. Il nodo dell’export e 3,3 miliardi di euro a rischio

13 lug 2025

Per le imprese lombarde economia e geopolitica sono sempre più intrecciate e determinano l'andamento dei mercati e delle esportazioni
Brescia, 13 luglio 2025 – Ci sono anche Brescia e Bergamo tra le province più esposte ai dazi americani. Secondo la rielaborazione della Cgia di Mestre, nel 2024 l’export da Brescia verso il mercato americano ha toccato quota 1,5 miliardi (al nono posto in Italia), il 5,4% in più del 2023; dalla provincia di Bergamo sono partite merci per 1,8 miliardi di euro, in calo del 5,8% (al settimo posto a livello nazionale).
Acciaio e alluminioAttualmente, su acciaio, alluminio e derivati i dazi sono al 50%, 25% su auto, ricambi e componentistica, 10% sugli altri prodotti almeno fino all’1 agosto. Cosa succederà se, invece, la tariffa sarà portata al 20%? C’è grande preoccupazione per un contraccolpo per l’export, che, a Brescia, riporta già dati non brillanti per il 2025 (-0,2% nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre meglio Bergamo con +3,4%).
“Armi politiche”“I dazi non sono più solo strumenti economici. Sono armi politiche in un mondo che si sta riallineando – spiega Andrea Muratore, analista geopolitico e consulente Confapi Brescia, che ha dedicato un webinar al tema –. L’Europa e l’Italia, in particolare, si trovano al centro di questa nuova contesa. Da un lato partner commerciali imprescindibili di Washington, dall’altro oggetto di misure che rischiano di colpire settori industriali chiave, dalla meccanica all’agroalimentare, passando per le tecnologie avanzate. Le imprese non possono più permettersi di guardare ai mercati esteri solo come spazi di vendita: devono interpretare il contesto geopolitico, adattare i modelli di internazionalizzazione e prepararsi a gestire instabilità normativa, pressioni sistemiche e nuove dinamiche concorrenziali”.
Scelte complesseLe continue oscillazioni nei negoziati tra Stati Uniti e potenze globali, unite all’assenza di accordi strutturati con l’Unione Europea, pongono le aziende davanti a scelte complesse. Comprendere l’intreccio tra regole commerciali e relazioni geopolitiche è oggi una priorità strategica per ogni realtà che opera oltreconfine.

“Gli incrementi daziari introdotti dagli Stati Uniti possono, per le nostre imprese, rappresentare un’opportunità di revisione e aggiornamento del modello operativo verso i mercati esteri – aggiunge Matteo Piccinali, avvocato esperto in diritto commerciale – mediante la rivisitazione della catena di approvvigionamento, delle strategie doganali e di una migliore disciplina contrattuale dei rapporti commerciali con fornitori, intermediari e clienti finali. E ciò al fine di meglio affrontare in futuro le mutevoli dinamiche del commercio globale”.
Il Giorno