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La crisi della cooperativa Melavì: il raccolto va verso il Piemonte

La crisi della cooperativa Melavì: il raccolto va verso il Piemonte

23 set 2025

Ponte in Valtellina, anche aziende locali stanno ritirando la frutta dei produttori soci del sodalizio
Egidio Moltoni, consigliere del Comune retico e nel settore da molti anni (foto Ansa/Anp)

Egidio Moltoni, consigliere del Comune retico e nel settore da molti anni (foto Ansa/Anp)

Ponte in Valtellina (Sondrio) – I problemi non mancano e i frutticoltori di Ponte in Valtellina, a fronte della crisi di Melavì, cercano di conferire le loro mele altrove. Forse nessuna località come quella di Ponte in Valtellina sta subendo e subirà la crisi della cooperativa Melavì, posta in concordato preventivo semplice e cioè in una procedura a sfondo liquidatorio. Con questa procedura gli amministratori hanno deciso di provare a proteggere il patrimonio aziendale e provare a dare un inizio di futuro al “mondo delle mele valtellinesi” (l’omologazione del concordato è stata fissata per il prossimo 16 ottobre dal Tribunale di Sondrio). Ma andiamo a conoscere quali sono state le contromosse dei frutticoltori pontaschi nell’anno della crisi nera della Melavì. "Innanzitutto dobbiamo partire dal fatto che il settore delle mele è in crisi da anni, si sono persi tanti terreni coltivati – dice Egidio Moltoni, consigliere del Comune retico e nel settore da molti anni -. A Ponte in Valtellina ci sono tanti frutticoltori che, dopo la crisi di Melavì, hanno deciso di conferire i loro raccolti nelle altre 5/6 aziende agricole di medie dimensioni presenti sul territorio. Alcuni di loro, invece, hanno portato le mele in Piemonte. I frutticoltori hanno optato per questa soluzione per non perdere il raccolto”.

Ma cosa succederà l’anno prossimo? “Difficile a dirsi. Ormai, da anni, non c’è più l’hobbista (chi coltivava le mele per hobby e poi le conferiva a fine stagione) perché tra burocrazia e certificazioni è davvero dura… per loro non ci sono più margini di guadagno. Rispetto ad alcuni decenni fa anche a Ponte ci sono molti meno giovani che vogliono coltivare le mele e la terra in generale. Qualcuno c’è e a me fa piacere ma i numeri sono nettamente inferiori a quelli degli anni ’90”. La situazione non è per nulla rosea.

Ma cosa dobbiamo attenderci per il futuro della frutticultura, in questo caso del settore mele, a Ponte e in Valtellina in generale? “Bisogna rilanciare il settore, in Regione sono stati fatti bandi importanti che possono aiutare chi ha voglia di misurarsi in questo tipo di attività. Nei mesi scorsi si è cercata una soluzione per provare a salvare magazzino e celle della coop e quindi dare una possibilità di futuro ai frutticoltori valtellinesi uniti in cooperativa. L’unione fa la forza, a mio avviso le componenti devono lavorare per trovare un punto d’incontro e provare a ripartire in modo unitario con un’entità che possa promuovere la mela valtellinese. Tutti insieme”.

Un’altra cooperativa? “Mah, la formula non è importante, quel che è certo è che bisognerebbe trovare una soluzione per presentarsi sul mercato in maniera unitaria”.

© Riproduzione riservata

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