’Il Postino’, riguardarlo per stupirsi

Amalia
Apicella
Quando la spieghi, la poesia diventa banale. Lo dice Pablo Neruda (Philippe Noiret) a Mario Ruoppolo (Massimo Troisi, che firma la regia del suo ultimo film assieme a Michael Redford). Estate del 1952 su un’isola del Sud Italia (le riprese si svolsero tra Roma, Procida e Salina). Perché rivederlo? Rispondendo con Neruda, perché "meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla". Ma c’è una ragione più toccante: per mesi la produzione fu in pericolo. Troisi, già gravemente malato, stava affrontando una lunga convalescenza. A metà lavorazione gli fu comunicata la necessità di un trapianto cardiaco. Decise di rimandare l’intervento pur di portare a termine il film. Morì poche ore dopo la fine delle riprese, a soli 41 anni. Il film è tratto liberamente da un romanzo a cui Troisi era molto legato: ’Il postino di Neruda’, dello scrittore cileno Antonio Skármeta. E infine, un’ultima gemma: la colonna sonora firmata da Luis Bacalov, che gli valse l’Oscar.
İl Resto Del Carlino