Il romanzo di Virginia Asaro: una voce per le donne dimenticate
Ho conosciuto Virginia Asaro circa un mese fa a Una Marina di Libri. È arrivata davanti allo stand di VGS Libri, presentandosi. Sapevo chi fosse, certo. Sapevo che aveva scritto un romanzo su Antonietta Portolano, la moglie di Luigi Pirandello, e su Francesca Arciola, una figura in qualche modo legata alle vicende della famiglia di Antonietta. Ma non l’avevo mai incontrata.
Qualche giorno fa ho preso in mano Le circostanze fragili, comprato proprio in quell’occasione, “solo per dargli un’occhiata”. L’ho finito ieri notte alle 2:47, con la chiara percezione di trovarmi davanti a un piccolo gioiello letterario, il genere di libro che avrei voluto pubblicare con la mia casa editrice.
Salinger scriveva che i libri davvero indimenticabili sono quelli che, una volta finiti, ti lasciano con il desiderio quasi infantile di poter telefonare all’autore, come se fosse un vecchio amico, per continuare a parlare con lui ogni volta che ne senti il bisogno. È così che mi sono sentita, forse spinta dal bisogno di prolungare il legame con le protagoniste di questo romanzo.
Il libro, edito Navarra Editore, non è la solita immersione nelle “vite dietro il Genio”, ma il racconto di due donne: Francesca, la mite; Antonietta, la pazza. È il respiro spezzato di Antonietta che ti sfiora nei corridoi di Villa Giuseppina. È il passo leggero – e solo in apparenza marginale – di Francesca, presenza silenziosa ma determinante in una storia che le unisce e le condanna.
«L’intera mia vita è stata un susseguirsi di circostanze… fragili.»
La citazione che apre il romanzo è un avvertimento. Qui non c’è spazio per l’agiografia, semmai per le crepe che reggono il peso di intere dinastie. È la storia di un’ossessione, anzi, di più ossessioni: quella di Antonietta per Francesca, quella di tutta la famiglia Portolano per il denaro, raccontata con un ritmo da cronaca nera e una prosa da diario intimo.
Chi era davvero Francesca Arciola? Prima che Virginia Asaro la riportasse alla luce, era poco più di un’ombra ai margini: menzionata raramente negli studi sulla famiglia Portolano, ignorata dalla maggior parte degli studiosi. Una governante dicono le carte, una presenza da contenere direbbero i sussurri dell’epoca. Nel romanzo, però, Francesca non solo prende corpo: brucia. È l’altra metà del dolore di Antonietta, la corrente che attraversa e alimenta tutta la storia.
Rimasta incinta di Calogero Portolano, ormai vedovo e padre di Antonietta, Francesca si ritrova al centro di un amore osteggiato dai figli di lui, decisi a proteggere l’eredità di famiglia.
In 147 pagine asciutte, l’autrice fa quello che gli studiosi non hanno mai osato: spoglia Pirandello del suo mantello da Premio Nobel e restituisce voce alle donne rimaste dietro le quinte.
Antonietta e Francesca, come le protagoniste dimenticate di una novella pirandelliana, sono le “escluse”, le rimosse. Donne legate dallo stesso uomo, Calogero Portolano, figura emblematica di un potere maschile retrivo, autoritario, patriarcale.
E Pirandello? Non fu da meno. Sposò Antonietta per interesse economico, e si rivelò, col tempo, ancor più avido e narcisista del suocero stesso.
Antonietta finirà rinchiusa in manicomio, in un’epoca in cui la psichiatria era spesso un braccio armato del patriarcato e l’elettroshock un metodo di contenimento più che di cura. Una sorte che, per crudeltà e disumanità, richiama alla mente Qualcuno volò sul nido del cuculo: come la celebre figura di Randle McMurphy, anche Antonietta fu spenta nel corpo e nella volontà da un sistema cieco, autoritario, incapace di ascoltare la fragilità femminile se non come patologia da sopprimere.
Il senso di questo libro si compie nelle parole finali dell’autrice: «Ho voluto scrivere questa storia affinché fosse compiuta».
Un’esigenza non solo letteraria, ma profondamente personale: Virginia Asaro è infatti nipote di Virginia, la primogenita di Francesca Arciola, e Francesca è dunque la sua bisnonna. Una figura di cui ha sentito parlare per tutta la vita, nei racconti di famiglia. Questo romanzo nasce da lì, dal bisogno di dare forma a ciò che era rimasto in ombra, di chiudere un cerchio, di restituire voce a chi è sempre stata tenuta fuori.
Ma oggi, attraverso questo libro, Antonietta e Francesca tornano alla ribalta. Non più comparse, non più ombre, ma finalmente protagoniste.
E viene da chiedersi: quante altre Francesca e Antonietta sono rimaste fuori dalle biografie ufficiali?Quante storie come le loro aspettano ancora di essere scritte, ricordate, riscattate?
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