Il test incrociato di McLuhan e Ford Madox Ford sul libro di Bajani nella cinquina dello Strega


Pagina 69 - Strega 2025
I metodi dei due scrittori basati sull'idea che le prime pagine sono lustrate e rifinite, ma dopo un po’ anche lo scrittore più bravo perde qualche colpo vengono applicati a L'Anniversario di Andrea Bajani, con cui inizia il carotaggio della cinquina di quest'anno
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Riecco gli Stregati. I magnifici cinque prescelti la sera del 4 giugno scorso, al Teatro Greco di Benevento (patria del liquore giallo che credevamo esistesse solo dietro le vetrinette, nella casa dei parenti siculi: lo abbiamo visto bere per davvero solo dai premiati, a canna perfino). Cinque e non più cinque: la presenza del piccolo editore TerraRossa – con Michele Ruol e il suo “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” – evita di allargare la cinquina a una sestina (la nuova regola servirebbe per dimostrare sensibilità e indipendenza dai grandi gruppi). In ordine alfabetico, il carotaggio di pagina 69 inizia con Andrea Bajani, “L’anniversario”. Soccorre la frase in copertina: “Dieci anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l’ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita”. Con gli applausi di Emmanuel Carrère, che celebra “un libro scandalosamente calmo”.
Facciamo questo carotaggio sui candidati allo Strega da qualche anno, gli amici scrittori che ancora ci frequentano immancabilmente annunciano: “Quando vedrò le bozze, starò attento a far brillare come un diamante la pagina 69”. Qualcuno lo scrive nella dedica. Promettono di lasciarla bianca, solo con il numero della pagina, al massimo un titolo. Andrea Bajani c’è quasi riuscito. La pagina 69 è per metà bianca, segna la fine di un capitolo. Ci accontentiamo. Senza grandi speranze neppure sulla pagina 99. Altro mozzicone, altra fine di capitolo (piuttosto brevi, in 128 pagine ce ne stanno 19). Il primo era il suggerimento del sociologo Marshall McLuhan, il secondo del romanziere Ford Madox Ford. Basati entrambi sull’idea che le prime pagine sono lustrate e rifinite, ma dopo un po’ anche lo scrittore più bravo perde qualche colpo. Si stanca. Ha un colpo di sonno. Un figlio che lo reclama. Qualcuno che in casa passa l’aspirapolvere.
Leggiamo a pagina 69: “Non vedeva altra via d’uscita se non quella del suicidio. Si era portato dietro tutte le medicine che aveva trovato in casa, ma poi aveva rinunciato perché temeva di fallire, avendo noi solo farmaci da banco”. Impeccabile, nella sua semplicità. O “scandalosa calma”. Nella camera da letto dei genitori, si accenna, era entrato prima un poliziotto. Un litigio particolarmente rumoroso, sembra, che ha richiamato l’attenzione dei vicini. Corriamo a pagina 99, ammirati per il senso di tragedia incombente e il brivido che Andrea Bajani riesce a mettere in poche righe, parlando del “corpo di mia madre” (ma è solo addormentata). A pagina 99 la scena si sposta a Parigi. Sbirciando nella pagina precedente, si accenna a una fuga della madre, “durata 48, forse 72 ore”. Il figlio cammina per la città “in una terapia di riabilitazione di me stesso e della realtà”. Venti giorni dopo, per la prima volta, telefona a casa. La riabilitazione è cominciata. La famiglia non trionferà.
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