L'onda anomale della Gioconda e il ponte Romito

Dopo decenni di discussioni sull'identità del ponte raffigurato sullo sfondo della Gioconda di Leonardo da Vinci, una nuova evidenza materiale arricchisce e rafforza l'ipotesi che si tratti del ponte Romito di Laterina, in provincia di Arezzo. Nel suo ultimo libro, "La Gioconda svelata" (Susil Edizioni), lo storico e ricercatore Silvano Vinceti porta alla luce un dettaglio finora ignorato: un antico muro in pietra per la captazione delle acque dell'Arno, che genererebbe una caratteristica onda o gorgo visibile sia in uno studio preparatorio di Leonardo, sia nel dipinto conservato al Louvre.
A supporto di questa tesi, Vinceti cita il ritrovamento di un antico muro in pietra per la captazione delle acque dell'Arno, utilizzato in passato per alimentare un mulino documentato già nel periodo compreso tra il 1501 e il 1504, gli stessi anni in cui Leonardo si sarebbe trovato in Valdarno. Questo muro, posto a valle del ponte Romito, genererebbe una caratteristica "onda anomala" o piccolo gorgo d'acqua, un elemento presente sia in uno studio preparatorio leonardesco per la Gioconda, sia nel dipinto finale custodito al Louvre.
Un dettaglio idraulico, quello del gorgo, che secondo Vinceti era già stato notato dallo storico dell'arte Carlo Pedretti in una versione "giovane" della Gioconda, appartenente a una collezione privata francese. Pedretti, nel suo libro "Uno studio per la Gioconda" (Esperia Edizioni), scriveva: nel punto di uscita dell'ampia ansa che precede il ponte, presenta l'accenno di un gorgo d'acqua. Questa idea è essenzialmente vinciana, ed anche se è solo accennata mi pare di importanza rilevante".
Secondo la ricostruzione proposta da Vinceti, a rendere particolarmente credibile la corrispondenza con il ponte Romito sarebbe proprio questo vecchio muro in pietra, apparentemente insignificante, ma in realtà unico nel suo genere tra i vari ponti candidati a ispirare Leonardo. A differenza di altre strutture proposte negli anni nessuno presenterebbe a valle un sistema di captazione idrica abbinato a un mulino coevo all'epoca leonardesca. Un elemento chiave, secondo Vinceti, che apre a nuove riflessioni. "Non vi erano finora documenti certi sul periodo di costruzione e attività del mulino - spiega Vinceti all'Adnkronos - ma ora, grazie a nuove fonti, sappiamo che fu edificato prima del 1300 dai monaci della Badia di Santa Maria in Alpe - San Galgano del Pratomagno, con il sostegno della famiglia degli Ubertini".
Il ponte Romito e il mulino annesso facevano parte di un nodo strategico per il passaggio tra il Valdarno e Siena, e comportavano anche il pagamento di un dazio, ricorda Vinceti: "Una presenza viva, inserita nel tessuto storico e sociale dell'epoca, e quindi plausibilmente osservata dal genio toscano".
Naturalmente, si tratta di un'ipotesi che si inserisce in un contesto affollato da decenni di teorie e rivendicazioni. Il "ponte della Gioconda" è diventato quasi un simbolo di campanilismo culturale, con varie città e studiosi pronti a riconoscere nel paesaggio leonardesco scorci delle proprie terre. Ma l'indizio idraulico identificato da Vinceti - quel piccolo gorgo d'acqua generato da un muro dimenticato - potrebbe offrire una prospettiva diversa. L'ipotesi del ponte Romito non pretende di chiudere il dibattito, ma rilancia l'attenzione su un dettaglio finora trascurato. Un piccolo segno nel paesaggio reale che potrebbe aver trovato eco nella pittura di Leonardo. E in un quadro dove ogni dettaglio conta, anche un’antica increspatura d’acqua può diventare chiave d'interpretazione.
Adnkronos International (AKI)