Roberto Saviano: lo struggente ricordo di Michela Murgia

Mi avevano assicurato fosse una cura, lo scorrere del tempo.
Che mi avrebbe permesso di accettare di non vederti più,
di considerare ormai inevitabile non avere tue risposte.
Mi avevano garantito che, con il passare dei giorni,
sarebbe persino arrivata l’abitudine alla tua assenza.
Mi hanno truffato.
Non c’è abitudine. Non ho accettato nulla.
Voglio che si apra una porta, ora,
e che — dannazione — tu possa entrare in stanza
come si ritorna da un viaggio,
perché così ancora ti sto vivendo: in attesa.
Se questo non accade, Michela,
se non torni oggi,
non mi importa il ricordo,
inutili le pagine, mi hanno stancato le commemorazioni.
Ho bisogno del suono dei tuoi passi sulle scale,
di vederti, dell’odore della tua pelle,
della tua voce che risuona nel giardino
che hai goduto per un solo giorno
e che ora ha un meraviglioso bigliardino
che per nessuna ragione puoi ignorare.
Ma se non torni, Michy,
oggi non mi importa di ricordare niente.
Mi abbofferò di gocce, resterò tutto il giorno a letto sedato,
e che schifo, la morte che ti ha portata via.
Amen.
Roberto Saviano
repubblica