Torna di nuovo Camilleri con l’altro Montalbano e un’autobiografia speciale

In principio fu Cecè Collura. Il commissario sul quale la mente geniale di Andrea Camilleri fantasticava da tempo all'inizio si sarebbe dovuto chiamare Vincenzo, «per gli amici Cecè». Poi però arrivò l'intuizione: «Montalbano sono». E così sarà Salvo, e non Cecè, a entrare per sempre nelle vite di milioni di lettori.
Ma, forse per affetto verso quell'idea embrionale che pure lo aveva accompagnato, Camilleri nel 1998 decise di dargli un ruolo da protagonista in otto racconti pubblicati dal quotidiano La Stampa. Gialli di mare, freschi e irresistibili come tutte le opere del maestro siciliano. Cecé, che non era «omo d'acqua ma di terraferma», si ritrova costretto a fare i conti con indagini tutt'altro che semplici – gioielli rubati, gioco d'azzardo, scambi d'identità, un cadavere misterioso e addirittura un fantasma – a bordo di una nave da crociera.
Durante i sei mesi di convalescenza che la polizia gli aveva concesso per riprendersi dalle conseguenze di una sparatoria nella quale era rimasto ferito, Cecè decide di imbarcarsi come commissario di bordo. Mai si sarebbe aspettato, però, di trovarsi costretto a tornare al suo lavoro, per giunta in alto mare.
Gli otto racconti – "Il mistero del finto cantante", "Il fantasma della cabina", "Trappola d'amore in 1ª classe", "Bella, giovane, nuda praticamente assassinata", "Un mazzo di donne per il petroliere Bill", "I gioielli in fondo al mare", "Che fine ha fatto la piccola Irene?", "La scomparsa della vedova inconsolabile" – sono raccolti nel volume Le inchieste del commissario Collura in edicola da domani con Repubblica a 9,90 euro.

Le storie di Collura sono esattamente come ce le aspettiamo: divertenti, coinvolgenti, ritmate da quella lingua così diretta alla quale ci ha abituato. Salvo Montalbano appare in controluce: Cecè lo considera «suo maestro e amico» ed è a lui, infatti, che chiede consiglio prima di imbarcarsi come commissario di bordo. Ma, come spesso accade tra maestri e allievi, Collura non seguirà il consiglio del suo mentore che gli aveva suggerito di non accettare un impiego che lo avrebbe costretto «agli ordini» dei passeggeri.
Si imbarca e tutto procede bene, tanto che, poco dopo la partenza, considera pessimista l'adorato Montalbano. Che errore. Non sa ancora cosa lo aspetta. Naturalmente, ad accompagnarlo in questo viaggio reale e metaforico, Cecé non è solo. Camilleri ci regala un altro dei suoi personaggi minori solo all'apparenza: il vice che si ritroverà, suo malgrado, coinvolto nelle indagini del commissario Collura si chiama Scipio Premuda, triestino, «quarantino, riservato, gentile, di parole che erano sempre quelle giuste». Un Sancho Panza che del suo Don Chisciotte dirà che è «uno sbirro molto intelligente e pericoloso». Pericoloso per chi ha qualcosa da nascondere come si scoprirà, godendosi questi racconti perfetti per sentirsi ancora un po' in vacanza.
Ma le avventure di Cecè Collura non sono l'unica sorpresa di questo settembre che celebra il grande autore che sabato scorso avrebbe compiuto cento anni. Dopo aver regalato per tutto agosto ai nostri lettori e alle nostre lettrici sei volumi da Le Storie di Vigàta, ecco che il 16 settembre, in vendita con Repubblica a 12,90 euro, arriva un altro libro imperdibile.
Si tratta di Come la penso. Alcune cose che ho dentro la testa. Un'autobiografia in forma di saggi e di racconti: sono testi scritti per i giornali o preparati per lectio pubbliche, che emozionano per la profondità di pensiero dell'autore.
Nel breve capitolo che apre la raccolta, Camilleri spiega in modo brillante, per esempio, perché con la cultura si mangia: «Eva, quando prese la mela dall'albero e la offrì ad Adamo, fece cultura». Ma in questa selezione di scritti ci sono anche pagine memorabili che intercettano la Storia. Per esempio, quando Camilleri racconta di quel primo maggio del 1947. Non aveva ancora 22 anni e, dopo la manifestazione dietro alle bandiere rosse, era andato a casa a bere un bicchiere di vino con un amico. «Un compagno, bianco in faccia, tremava» bussò alla porta: «m'accennò confusamente che qualcosa era successo a Portella della Ginestra».
Camilleri, come tanti altri, scese in piazza. «Era una bella giornata, ma il sole mi si oscurò, ebbi l'impressione che si fosse levato un vento freddo come succede durante un'eclisse. Tornai a casa, andai in bagno e diedi di stomaco a lungo. Avevo un insopportabile amaro in bocca».
C'è spazio per Montalbano, in un bellissimo testo in cui l'autore racconta come ha preso vita il personaggio al quale ha dato le caratteristiche della sua formazione culturale: «Montalbano, uomo di buone letture, sapeva mettere a servizio di un'inchiesta, quasi naturalmente, il bagaglio della sua cultura, che non era altro che la mia». La raccolta è divisa in sezioni tematiche – narrativa e autobiografia, ricostruzione storica, riflessione saggistica e letteraria.
Tra i testi più potenti, c'è "Perché scrivo", un pezzo pubblicato per Repubblica nel 2011: «Scrivo perché non so fare altro» dice Camilleri. «Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho letto». Che regalo che ci ha fatto, maestro.

Domani e il 16 settembre in edicola con “Repubblica”
“Le inchieste del commissario Collura” di Andrea Camilleri – con otto divertenti racconti gialli che hanno per protagonista il personaggio poi accantonato per dare spazio al commissario Montalbano – sarà in edicola da domani con Repubblica a 9,90 euro oltre al prezzo del quotidiano. Il 16 settembre uscirà invece la raccolta di articoli e saggi "Come la penso. Alcune cose che ho dentro la testa” a 12,90 euro in più
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