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Al Tour de France il vento si inventa la tappa che non c'era: ha vinto Jasper Philipsen

Al Tour de France il vento si inventa la tappa che non c'era: ha vinto Jasper Philipsen

Jasper Philipsen ha vinto la prima tappa del Tour de France 2025 (foto Ap, via LaPresse)

Il racconto del Tour de France 2025

Dopo cinque anni, gli organizzatori della Grande Boucle hanno scelto di dare a un velocista la possibilità di indossare la maglia gialla. E un velocista in effetti ha indossato la maglia gialla, ma è stato tutto molto più complicato di come doveva essere

Gli organizzatori l'avevano pensata bene. La prima tappa del Tour de France 2025 era l'esca perfetta, uno zuccherino per addolcire la bocca dei velocisti. Pianura e pianura da percorrere e poi via alla grande rappresentazione della velocità. D'altra parte se lo meritavano i velocisti, era da anni che venivano trascurati. Era dal 2020 che uno di loro non vestiva la maglia gialla per mancanza di occasioni alla prima tappa. L'ultimo era stato Alexander Kristoff a Nizza in quella strana estate nella quale si sperava che la pandemia se ne stesse per andare piegata dall'estate.

E così a Lilla doveva essere il loro giorno: il più veloce si prendeva vittoria e maglia gialla, una giornata di contentezza, buona a non pensare alle poche possibilità che avrebbero avuto nel corso delle tre settimane di corsa. Un po' subdoli quelli del Tour.

A Lilla il primo a passare il traguardo è stato Jasper Philipsen davanti a Biniam Girmay e Søren Wærenskjold. Tre velocisti ai primi tre posti, tutto come da programma. Cinque anni dopo Kristoff il Tour de France ritrova un velocista in maglia gialla: non era così che doveva finire una tappa con una salitella solo e un sacco di pianura e nemmeno mille metri di dislivello?

Numeri e altimetria non ingannano mai. Dicono sempre il vero, soprattutto sono di immediata comprensione. Non si può tirare a immaginare con i numeri e altimetria. Fortuna che i corridori sono corpi che si muovono nello spazio e lo spazio è attraversato dall'aria, e l'aria si fa vento e il vento, al contrario di numeri e altimetria, può essere interpretato e soprattutto è sempre un'ottima spalla per birbanterie ciclistiche. Perché il vento, quando si pedala, è il luogo dell'immaginazione, è capace di creare cose che non esistono, rendere reali i miraggi, permettere all'inventiva di trovare dimora.

E luglio è il mese del vento a Lilla. È dai primi anni del Ottocento che è risaputo. C'aveva scritto un papello pure il geografo Pascal-François-Joseph Gossellin. Che birboni quelli del Tour de France, forse avevano letto il libricino, che un po' era uno studio dei venti, un po' era una dichiarazione d'amore a Lilla. E forse l'avevano letto pure quelli della Visma | Lease a bike e quelli della Alpecin-Deceunick. Al momento giusto Jonas Vingegaard e compagni e Mathieu van der Poel e compagni hanno inseguito il loro miraggio, si sono messi davanti, hanno accellerato il giusto, si sono affidati al vento e il vento è riuscito a creare dal nulla della campagna di quel pezzo di Francia che profuma di Fiandra, salite meravigliose e durissime. Il gruppo si è spezzato, dietro arrancavano Primoz Roglic e Remco Evenepoel, Felix Gall e Florian Lipowitz, Lennert Van Eetvelt e Carlos Rodríguez e un bel po' di velocisti. Il patatrac era fatto (il distacco all'arrivo è stato di 39 secondi, poteva andare peggio). Certo quelli della Visma | Lease a bike avrebbero sperato che dietro rimanesse pure Tadej Pogacar, ma il campione sloveno non è solito cadere in questi tranelli.

Un'immagine della prima tappa del Tour de France 2025 (foto Getty Images)

Non fosse stato per il vento e le squadre di Jonas Vingegaard e Mathieu van der Poel, quella di Lille sarebbe stata una giornata da vecchio Tour, un lungo peregrinare tra le campagne a ritmo sonnecchioso, la possibilità di chiudere gli occhi per un pisolino e la meravigliosa rilassatezza del cuore al minimo per mancanza di stimoli emozionali.

È andata così per 160 chilometri (molti meno per Filippo Ganna: caduto e ritirato dopo pochissimi chilometri), poi negli ultimi venti il copione è saltato perché i musicisti hanno accartocciato lo spartito e si sono messi a fare di testa loro. L'improvvisazione ha iniziato a imperare. E quando è così va sempre a finire che uno della Alpecin-Deceunick, spesso è Mathieu van der Poel ma non sempre è Mathieu van der Poel, si ritrova primo sotto allo striscione d'arrivo.

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