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David a priori, così vale doppio: le opzioni di Tudor per l'attacco Juve

David a priori, così vale doppio: le opzioni di Tudor per l'attacco Juve

Con un esterno puro, con un centravanti come Osimhen, un po' 9 e un po' 10: l'attaccante canadese è pronto a far svoltare i bianconeri

TORINO - Non essere specializzati, ma essere speciali. Igor Tudor è stato molto chiaro con i suoi giocatori, e lo sarà sicuramente anche con Jonathan David, che ritroverà soltanto il 24, giorno del raduno. Ecco: non è che ci sia tanto da spiegare al canadese, che tra ruoli e posizioni, tra missioni e consegne, è certamente stato abituato a svariare. In campo come nelle mansioni. Non è uno statico, l’ultimo arrivato. Né potrà esserlo in bianconero, dove la rigidità dei ruoli ormai si è fatta un ricordo lontano. Del resto, anche per questo è tornato presto a essere un’occasione da non perdere: al centro dei ragionamenti c’è sempre stato il suo modo di giocare, molto più dell’incastro da trovare all’interno dell’undici bianconero.

Il motivo è facilmente prevedibile: se sta bene, una maglia dal primo minuto non gliela toglie nessuno, nemmeno se dovessero arrivare Osimhen e Kolo Muani insieme. Il top, tra i desideri. Difficili ma non impossibili. Comunque, non un’ossessione quotidiana. Ciò che importa adesso - e importerà soprattutto a Tudor - è avere finalmente la possibilità di variare il fronte offensivo, pur con un solo uomo in più a disposizione, in attesa dell’esterno. Così JD, nel 3-4-2-1 del croato, acquista una duplice valenza e si fa immediatamente fondamentale: può giocare infatti da unica punta con un dieci alle spalle come Yildiz e un centrocampista di qualità come Koopmeiners.

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Oppure fare lui stesso quel tipo di lavoro, che non è banale, semmai è dispendioso e faticoso. Lui è però pure questo e ci terrà a ribadirlo: è uno di fatica. In grado di correre dodici chilometri a partita, di giocare con i compagni, di passare al tempo giusto e senza timore reverenziale. Arrivando fino al fondo dell’azione, oltre alla naturale finalizzazione. Pertanto, dovesse arrivare anche un numero nove puro come Victor Osimhen, tutto ciò non metterebbe a rischio lo status di calciatore determinante nello scacchiere bianconero.

Tutt’altro: potrebbe garantire semmai un cambio in corsa di qualità e non necessariamente dalla panchina, ma persino coi due in campo dal primo minuto. L’interscambiabilità è una delle doti che più gli saranno richieste, in questo senso. Il rischio della fase offensiva è quello di diventare leggibile nei modi e nei tempi. Jonathan potrebbe evitarlo, e potrebbe pure dare nuova linfa sulle sostituzioni, dalle quali Tudor non è che abbia cavato qualcosa d’importante. Forse il contrario.

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All’arrembaggio, nel 3-4-3 talvolta disegnato per creare occasioni con più continuità, David si farebbe così il perfetto terminale offensivo: è lui, quell’attaccante in grado di venire incontro, pulire il pallone, difenderlo, e poi distribuirlo. Allargando il gioco. E dando in particolare il timing corretto agli esterni per venire dentro, creare occasioni, arrivare più banalmente al tiro.

Dovesse avere Sancho, la Juve potrebbe costruirsi le proprie chance su un tiratore niente male. Dovesse esserci Yildiz, il discorso è praticamente lo stesso. E potrebbe portare più gol e più punti, più vittorie e allora più sogni. Come quello realizzato da JD: lo voleva da piccolo e l’ha avuto da ragazzo, a 25 anni, con la maturità giusta per poterlo affrontare a testa alta e consapevole di cosa può mettere sul tavolo delle necessità. Non soltanto le reti, comunque non un contorno della storia, ma gioco e alternative. Vale doppio. Ed è arrivato (quasi) a zero. Molte grandi storie sono partite con meno premesse...

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TORINO - Non essere specializzati, ma essere speciali. Igor Tudor è stato molto chiaro con i suoi giocatori, e lo sarà sicuramente anche con Jonathan David, che ritroverà soltanto il 24, giorno del raduno. Ecco: non è che ci sia tanto da spiegare al canadese, che tra ruoli e posizioni, tra missioni e consegne, è certamente stato abituato a svariare. In campo come nelle mansioni. Non è uno statico, l’ultimo arrivato. Né potrà esserlo in bianconero, dove la rigidità dei ruoli ormai si è fatta un ricordo lontano. Del resto, anche per questo è tornato presto a essere un’occasione da non perdere: al centro dei ragionamenti c’è sempre stato il suo modo di giocare, molto più dell’incastro da trovare all’interno dell’undici bianconero.

Il motivo è facilmente prevedibile: se sta bene, una maglia dal primo minuto non gliela toglie nessuno, nemmeno se dovessero arrivare Osimhen e Kolo Muani insieme. Il top, tra i desideri. Difficili ma non impossibili. Comunque, non un’ossessione quotidiana. Ciò che importa adesso - e importerà soprattutto a Tudor - è avere finalmente la possibilità di variare il fronte offensivo, pur con un solo uomo in più a disposizione, in attesa dell’esterno. Così JD, nel 3-4-2-1 del croato, acquista una duplice valenza e si fa immediatamente fondamentale: può giocare infatti da unica punta con un dieci alle spalle come Yildiz e un centrocampista di qualità come Koopmeiners.

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