Il Lecce ha Ylber Ramadani: è lui l’uomo della speranza

LECCE - La vittoria del Lecce sul Torino, fondamentale per continuare a sperare nella salvezza, ha il volto in lacrime di Ylber Ramadani. Il calciatore albanese ha «griffato» il successo centrato sui granata con un gol di rara bellezza, una conclusione dai venti metri che si è insaccata all’incrocio dei pali. Il tutto, dopo che il mediano giallorosso aveva colpito il pallone con un gesto tecnico perfetto, di quelli da fare visionare nelle scuole calcio per insegnare ai bambini come si tira in simili circostanze.
Appena la sfera è finita in fondo al sacco, Ramadani, ebbro di gioia, è andato a gioire verso i tifosi e poi si è abbandonato al pianto, prima di essere sommerso dall’abbraccio dei compagni.
Il fato ha voluto che protagonista della «partita della vita» (ma lo sarà anche la prossima) sia stato un giocatore che ha vissuto una stagione tribolata. Dopo la positiva annata 2023/2024, nella quale ha avuto l’improbo compito di prendere il posto del capitano Morten Hjulmand, un top player, l’albanese ha disputato il campionato europeo con la nazionale delle «Aquile».
Come sovente accade dopo questi importanti appuntamenti, però, con la squadra di club ha avuto un rendimento con più ombre che luci, alternando buone prove a prestazioni assai negative, tanto da uscire pian piano dai radar delle scelte tecniche.
Luca Gotti lo ha sempre schierato nell’undici-base ed anche Marco Giampaolo, nelle prime uscite della sua gestione, ha fatto lo stesso. Poi, il trainer di Giulianova ha seguito altre strade, preferendogli sovente Balthazar Pierret. A volte Medon Berisha o Mohamed Kaba. Così, da perno insostituibile del centrocampo del Lecce, Ramadani si è ritrovato ad indossare i panni del comprimario e, c’è da starne certi, ne ha sofferto tanto. Ma lo ha fatto in silenzio, senza polemiche, come si conviene ad un professionista serio.
A conferma di una stagione per lui del tutto particolare, il mediano albanese ha anche avuto una reazione scomposta quando, nel corso di Lecce-Parma, il 21 settembre, è stato sostituito da Gotti. Ma ha ammesso subito l’errore commesso ed ha chiesto scusa a tutti. All’allenatore come ai compagni. Nonostante ciò è stato a lungo nel mirino della critica, a dispetto del fatto che lo stesso tecnico veneto abbia rimarcato, dopo pochi giorni, che la «questione» fosse stata ampiamente superata, che simili situazioni, pur incresciose, sono conseguenza della trance agonistica.
Dalla quindicesima alla trentaseiesima giornata, Ramadani è stato schierato poco da titolare, è spesso subentrato per uno scampolo di gara ed è anche rimasto nove volte in panchina, complice, a quanto spiegato da Giampaolo a suo tempo, un problemino alla schiena con il quale ha dovuto fare i conti.
L’albanese non figurava nella formazione di partenza nemmeno domenica, nel trentasettesimo turno, nella sfida con il Torino. Al 44’ del primo tempo, però, si è fatto male Pierret e l’albanese è stato gettato nella mischia. Ed ecco che, rientrato in campo dopo l’intervallo, al 1’, ha indossato i panni dell’uomo della provvidenza per il Lecce. Nikola Krstovic ha manovrato con caparbietà sulla sinistra, lungo la linea dell’area, ed ha servito a ritroso l’accorrente Ramadani, che si è coordinato magnificamente, scoccando una saetta che ha fatto esplodere di felicità il «Via del Mare».
Probabilmente, le lacrime dell’albanese dopo la rete erano per la squadra, che da troppo tempo non vinceva ed aveva assoluto bisogno di riuscirci contro il Torino per restare aggrappata al sogno-salvezza. Ma erano anche per se stesso, per la delusione che ha dentro per una stagione che non è andata, sul piano personale ma anche per il team, come avrebbe voluto e sperato. Erano per la sua famiglia e per chi lo ha sostenuto in una annata complicata.
Non sappiamo se il gol-partita che ha realizzato contro il «Toro» si rivelerà utile al club presieduto da Saverio Sticchi Damiani per conservare la categoria, ma intanto è bello che lo abbia «firmato» proprio lui, tenendo a galla il Lecce. Troppo spesso, nel calcio, addetti ai lavori e tifosi dimenticano che ogni calciatore, che tutti vorremmo «eroe» indistruttibile ed infallibile, è sempre e comunque un uomo, con tutti i suoi limiti e le sue fragilità.
La Gazzetta del Mezzogiorno