Lecce, croce e delizia: i gol pochi ma buoni

Con 27 gol realizzati, il Lecce si è salvato pur essendo stato il team che ha segnato di meno. Alcune delle reti realizzate dai salentini, però, sono state altamente spettacolari. Altre hanno avuto un peso enorme. Altre ancora sono scaturite da ottime giocate, a volte da intuizioni, di chi ha effettuato l’ultimo passaggio. Abbiamo provato ad estrapolare quelle che sono state le perle più preziose.
In assoluto, per la conclusione, ma anche per come si è dipanata l’azione, la palma di gol più bello va a quello realizzato dal cannoniere Nikola Krstovic, al «Via del Mare», contro il Milan, coinciso con il momentaneo 1-0. Thorir Helgason ha intercettato la sfera nella trequarti del Lecce, è avanzato palla al piede oltre il centrocampo con la retroguardia avversaria presa in contropiede, ed ha verticalizzato per il montenegrino che, dopo pochi passi, ha lasciato partire un bolide che è andato ad insaccarsi a fil di palo. Alle spalle di questa rete, quella firmata da Ylber Ramadani che è valsa il successo interno sul Torino, nel penultimo turno. Con il retropassaggio di Krstovic per l’albanese, bravissimo nel coordinarsi dal limite dell’area rivale, scoccando un tiro di rara precisione e potenza sul quale nulla ha potuto Vanja Milinkovic-Savic. E che dire del gol dell’1-1 (poi il match è terminato con il successo per 2-1 dei biancazzurri avversari) griffato da Tete Morente contro la Lazio, in casa? Una «botta» di controbalzo scagliata di prima intenzione, dai 20 metri, con la palla radente al terreno che è terminata in fondo alla porta difesa da Ivan Provedel sul palo opposto.
La classifica si costruisce nell’arco di una stagione ma, nell’immaginario collettivo, il gol-salvezza è stato e resterà ad imperitura memoria quello segnato contro la Lazio da Lassana Coulibaly negli ultimi 90’. Il maliano ha rubato la sfera a Gila ai limiti dei sedici metri biancocelesti, l’ha smistata a Krstovic, che gliel’ha ridata in piena area. Lui l’ha calciata in scivolata, anticipando il proprio marcatore e il portiere in uscita, incendiando il settore ospiti dell’Olimpico ed il cuore dei supporter salentini che hanno seguito il match in tv.
Un peso notevole lo hanno avuto anche il «centro» di Ramadani con il Torino, già descritto tra quelli più belli, e la rete dell’1-1 firmata di testa da Federico Baschirotto contro il Venezia, in casa, che ha tenuto il Lecce in corsa in un periodo nel quale si aveva l’impressione che ogni cosa si stesse sgretolando in maniera irreparabile.
Particolarmente bello quello dell’1-1 siglato da Kristovic a Parma, prima che Santiago Pierotti, con una doppietta, permettesse al Lecce di imporsi per 3-1. Helgason ha effettuato un cross millimetrico dalla destra ed il montenegrino si è librato in cielo, restandoci qualche secondo ed impattando la sfera con una inzuccata che l’ha spedita imparabilmente alle spalle di Zion Suzuki.
Di «rabbia» possono essere etichettati i due messi dentro da Baschirotto nel giro di una settimana, prima con il Venezia, al cospetto del pubblico amico, sugli sviluppi di un corner battuto da Helgason, poi a Torino contro la Juventus, su calcio piazzato scodellato a centro area dallo stesso islandese.
Il rigore «perfetto» è stato quello tirato da Krstovic a Roma, contro i giallorossi allenati da Claudio Ranieri, che ha permesso al Lecce di portarsi sull1-1 prima di arrendersi per 4-1. Il montenegrino ha spiazzato Mile Svilar, mandando la palla dall’altra parte, a mezza altezza. Anche a Genova, contro il «Grifone», il centravanti ha messo fuori causa Nicola Leali, che si è tuffato alla propria destra, con la sfera a sinistra.
Totalmente differente il penalty di Jesper Karlsson a Bergamo, contro l’Atalanta, nella «partita della vergogna«, con i salentini costretti a scendere in campo senza che avessero avuto la possibilità di attendere le esequie del fisioterapista Graziano Fiorita, morto in ritiro a poche ore dalla sfida con la «Dea». In un clima surreale, lo svedese ha insaccato centralmente e rasoterra, con Marco Carnesecchi che ha «battezzato» il palo alla propria destra.
Quello servito da Antonino Gallo a Patrick Dorgu nella delicatissima trasferta di Venezia, coincisa con la prima affermazione esterna dei giallorossi guidati da un Marco Giampaolo all’esordio in panchina, è stato bello ed importantissimo. Il palermitano, lanciato sulla sinistra, ha sciorinato un traversone basso che ha tagliato fuori la retroguardia dei lagunari, «pescando» il danese, abile ad inserirsi sulla destra e ad insaccare. Splendida la verticalizzazione fatta da Ramadani per lo stesso Dorgu per la rete dell’1-0 nel match casalingo con il Parma. Nella sfida di ritorno con i ducali, eccellenti sono stati il cross di Helgason, poi trasformato in gol da Krstovic di testa, ed il passaggio filtrante in verticale dello stesso montenegrino a Pierotti, lanciato verso la porta rivale per il temporaneo 2-1.
Nel confronto di andata con l’Empoli, da rammentare il cross millimetrico dalla corsia mancina con il quale Gallo ha messo sulla testa di Pierotti un pallone che l’argentino ha trasformato in una rete che ha avuto un peso notevole.
È stata quella compiuta nel ritorno con l’Empoli, in Toscana, con Morente lesto a scodellare in area per Krstovic su rimessa laterale, e con il centravanti abile a sfruttare l’opportunità scaturita dalla «dormita» della retroguardia dei toscani.
La Gazzetta del Mezzogiorno