Perinetti: «Il Bari una delusione, i playoff erano alla portata: ora serve attrezzarsi e ripartire»

BARI - Bari, Palermo e Brescia si infilano nello strano intreccio della carriera dirigenziale di Giorgio Perinetti. Per motivi diversi, queste tre piazze di B attraversano momenti molto complicati della loro storia. I biancorossi alle prese con la fallimentare stagione culminata con la mancata qualificazione ai playoff. Spareggi promozione dai quali è stato appena eliminato il Palermo. Mentre le «Rondinelle» - dopo la contestazione di alcune irregolarità sul pagamento di contributi e stipendi relativi alla scadenza di febbraio - rischiano una penalizzazione di quattro punti e la discesa in C.
Perinetti, Bari e Palermo sono le due grandi delusioni del campionato di B. A giudicare dai budget spesi, forse è andata peggio ai siciliani.
«Ad un certo punto, dopo il mercato di gennaio, ritenevo che il Bari avesse le carte in regola per puntare ai playoff. Si erano trovate stabilità e continuità. Il Bari è stato insieme una delusione ed una sorpresa. Come le tante sconfitte nel finale di stagione. Su tutte quelle di Cosenza e Cittadella. Davvero sorprendente per un gruppo che invece sembrava in ripresa. Il Palermo poteva andare in A direttamente. Il City Group è in sella da tre anni ma i risultati sono sempre stati mediocri. La società è ambiziosa e solida. I sacrifici nel mercato di gennaio non sono serviti».
A Brescia ha lavorato sia come direttore tecnico che ds. Si è fatto un’idea di quello che sta succedendo in B? Se il club di Cellino sarà ritenuto responsabile, ai playout - per ora sospesi - ci andrebbero Salernitana e Sampdoria. I maligni dicono sia una manovra per salvare i blucerchiati.
«Non è facile farsi un’idea di quanto sta accadendo perché la vicenda ha colto un po’ tutti di sorpresa. Se la Lega è intervenuta vuol dire che pende un procedimento, per quanto va concesso al Brescia di difendersi. Purtroppo, queste cose accadano a fine campionato ed il problema è la tempistica. Adesso, è complicatissimo riprogrammare i playout nei modi e nei tempi. Non si sa quando giocare, senza dimenticare il problema degli stranieri che potrebbero essere convocati nelle loro nazionali. Una B a più squadre? L’ho vissuta nel 2003 con un torneo allargato a 24. Un caos totale».
I biancorossi si ritrovano di fronte all’ennesimo anno zero. I tanti giocatori in prestito torneranno alla base. Come si fa a programmare e a gettare le basi su queste premesse?
«La B dell’anno prossimo sarà molto più difficile di quella di quest’anno. Le eventuali squadre che lotteranno per salvarsi, come Frosinone, Salernitana o Sampdoria, hanno sbagliato una stagione e non credo si ripeteranno così in negativo. Il Bari dovrà attrezzarsi. Non conosco quali siano le intenzioni della proprietà. Se fare una rivoluzione o meno. Penso si ripartirà da chi ha già lavorato quest’anno. È una mia sensazione. Ritengo si darà continuità. Dipende dall’impostazione che si vorrà adottare e dal budget a disposizione. Discorso che si lega anche a quello che accadrà al Napoli nell’ultima giornata di serie A. Bari è una grande piazza e questo i De Laurentiis non possono sottovalutarlo».
Alla resa dei conti, sotto il mirino dei tifosi sono finiti anche il ds Magalini e il tecnico Longo per aver assecondato la progettazione al ribasso della proprietà. La mancata qualificazione ai playoff è stata definita da tutti un fallimento. Forse la piazza ha ragione.
«La delusione della tifoseria è una conseguenza dei mancati risultati. Non si può biasimarla. L’accesso ai playoff è sfuggito nel finale e, ripeto, in confronti che sembravano assolutamente alla portata. L’amarezza è enorme. Qualcosa succederà. Per ridare entusiasmo alla piazza servirà qualcosa di più condiviso da parte della dirigenza».
C’è qualcosa da salvare dell’ultima stagione biancorossa?
«C’è sempre qualcosa da salvare. Poi, però, bisogna comprendere le dinamiche interne in cui non mi permetto di entrare».
In base alla sua esperienza, se De Laurentiis potesse ascoltarla, cosa gli suggerirebbe di fare per ricucire lo strappo con la tifoseria?
«Occorre empatia nei confronti della piazza e vivere di più il territorio. Respirarne gli umori. Non serve essere tifosi sfegatati, ma sintonizzarsi con le esigenze della gente. Il dialogo è l’unico modo per arrivare al risultato».
Il disamore per le vicende della Ssc Bari sta generando un clima di grande freddezza in città. Che ripercussioni potrebbe provocare questo stato di cose per i futuri risultati sportivi?
«Anche in altre piazze, dove le proprietà sono straniere, la mancanza di presenza e di empatia sono un handicap. I freddi numeri non aiutano a realizzare le imprese sportive. Tuttavia, gli umori della piazza si cambiano velocemente. Quando arrivai in Puglia, c’era piena contestazione contro i Matarrese e allo stadio ci andava poca gente. In poco tempo, lo abbiamo riempito. Il lavoro fa cambiare i sentimenti dei tifosi. Quelli di Bari danno tanto e vanno ascoltati, se non proprio coccolati. Per riuscirci, bisogna essere un tutt’uno con l’ambiente ed il territorio».
Circolano voci, tutte da verificare, sull’eventuale interesse di un socio di minoranza dall’America. Una consuetudine di questi tempi, appena terminato il campionato.
«Le compartecipazioni possono essere anche utili. Mi auguro che queste voci non siano un fatto di comodo per tacitare l’umore nero della piazza. Sarebbe importante concretizzare qualcosa per dare impulso alla situazione societaria».
E intanto in A, la Filmauro sta centrando un altro scudetto col Napoli del suo amico Conte. Almeno sotto il Vesuvio si rispettano gli obiettivi.
«Siamo all’ultimo atto. Bisogna sfruttare l’ultima partita con concentrazione. Conte? Lo chiamerò dopo venerdì. In queste ore, finirei per distrarlo. Mi auguro possa coronare questa grande impresa. L’obiettivo iniziale Champions è stato centrato».
Per concludere torniamo in B. Fra Catanzaro, Juve Stabia, Spezia e Cremonese chi vede favorita per salire in A dopo Pisa e Sassuolo?
«I calabresi giocano un ottimo calcio. I campani sono ben allenati. Liguri e lombardi sono favoriti dalla classifica. Il discorso promozione è quantomai aperto».
La Gazzetta del Mezzogiorno