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Raoul Bova, Osimhen e Tempation Island: così i social del Napoli si sono presi TikTok

Raoul Bova, Osimhen e Tempation Island: così i social del Napoli si sono presi TikTok

Foto Getty

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I profili della squadra azzurra si contraddistinguono per un approccio molto spregiudicato. L'ultimo è il caso dell'attore romano. Rischi e conseguenze di una strategia di lungo corso

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In principio fu il Pescara. O, meglio, il suo SMM (acronimo che sta per social media manager). Sì, perché chi gestisce gli account della società abruzzese (questo significa SMM) fu uno dei primi (se non il primo in assoluto) a capire le potenzialità dei social non soltanto come mezzo di comunicazione di notizie standard per un club di calcio (acquisti, cessioni, presentazione dei nuovi kit da gioco, esoneri e ingaggi di nuovi allenatori), ma anche come strumento utile a generare interazioni a trecentosessanta gradi, veicolando il marchio e il nome della squadra anche al di fuori del circuito tradizionale dei suoi tifosi. Così, partendo da post di vario genere (anche di impegno sociale) il Pescara è riuscito ad avere oltre ottantamila follower su X (ex Twitter) e oltre centoquarantamila su Facebook. Piano piano sono poi arrivati tutti gli altri, chi più e chi meno, quando finalmente hanno intuito le potenzialità di questo moderno mezzo di comunicazione.

A quel punto è partita una sorta di corsa, una vera e propria gara, a chi superava gli altri nella creazione di contenuti nuovi, originali, divertenti. I social però, com’è noto, sono un animale particolare da domare. Un loro utilizzo spregiudicato può avere ripercussioni, sia all’intero che all’esterno del club. È questo, ad esempio, quello che sta succedendo al Napoli. La società partenopea infatti, negli ultimi tempi, è incappata in una serie di comunicazioni via social che hanno fatto (e stanno facendo) parecchio discutere. In tal senso, una delle situazioni più chiacchierate fu quella che vide protagonista Victor Osimhen. Il caso in essere scoppiò nel 2023 quando, dopo aver sbagliato un rigore contro il Bologna, l’attaccante nigeriano si ritrovò al centro di un video diventato virale su TikTok, nel quale il giocatore veniva ripreso chiedendo nell’atto di reclamare animatamente il pallone per calciare il penalty e, successivamente, finiva deriso per l’errore compiuto attraverso l’immagine di una noce di cocco e la didascalia I’m a coconut. Il video in questione, poi cancellato, contribuì a inasprire i rapporti fra il giocatore, il suo agente e il Napoli, proprio in un momento delicato del campionato (fu, quello 2023-24, l’anno del dopo Spalletti e dei tre allenatori: Rudi Garcia, Walter Mazzarri e Francesco Calzona) e in una fase in cui si stava parlando del possibile rinnovo contrattuale. La rabbia del giocatore fu tale che Osimhen decise di cancellare da Instagram le foto che lo ritraevano con la maglia del Napoli. Una rottura diventata poi insanabile dato che (anche per questioni tecniche) il giocatore non ha più giocato nel Napoli a partire dall’anno seguente.

Oggi, a distanza di due anni, altre vicissitudini vedono nuovamente protagonisti i social partenopei. Al centro c’è ancora TikTok. In questo caso si è trattato di un video dedicato a Kevin De Bruyne (stella del mercato napoletano) nel quale è stato inserito un audio di Raoul Bova. Non un audio qualsiasi, bensì quello al centro di una recente vicenda di gossip che coinvolge l’attore romano e che, secondo Repubblica, potrebbe portarlo a denunciare il Napoli per l’utilizzo improprio del messaggio vocale. L’audio è anche all’origine di un’indagine per tentata estorsione aperta dalla Procura di Roma.

La commistione fra i social del Napoli e il mondo dello spettacolo è valida anche alla rovescia. La squadra campione d’Italia è stata infatti tirata in ballo durante il programma Temptation Island allorquando un personaggio della trasmissione ha promesso a una concorrente di portarla a vedere una partita della squadra partenopea una volta finito lo show. Al di là dei casi in questione, l’aspetto interessante delle vicende riguardanti il Napoli è che l’utilizzo dei social può sì giovare alla causa di un club, a renderlo più conoscibile (e quindi più appetibile dagli sponsor), ma può anche nuocere all’immagine qualora questo uso venga fatto in modo poco accorto, senza cioè tener conto delle mille regole (scritte e non) alle quali devono attenersi tutti i giorni anche i normali utenti di X, Instagram, TikTok e compagnia. Un uso scorretto dei social, anche solo guardando al passato recente, è già costato caro a più soggetti. Ne sa qualcosa l’ex falconiere della Lazio, Juan Bernabé, licenziato dopo aver pubblicato contenuti intimi sui propri profili. Ma anche Josep Maria Bartomeu finì nei guai con il celebre Barçagate, lo scandalo che coinvolse l’ex presidente del Barcellona in una campagna di discredito condotta tramite canali non ufficiali del club, diretta contro ex giocatori, dirigenti e persino figure politiche. Insomma, per chiunque frequenti i social (club calcistici compresi) vale una sola regola: maneggiare con cautela.

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