Sartori re di Bologna, quel no a Cairo dopo la firma sul contratto. Anche prendendosi la squalifica

Nel 2006 il dt aveva sottoscritto un contratto col club granata, ma...Cosa successe
TORINO. A Bologna funziona così, quando si tratta di acquistare un giocatore: il la è dato da Giovanni Sartori, direttore dell’area tecnica del club di cui è proprietario Joey Saputo, quindi il candidato a vestire la maglia rossoblù, dopo una serie di accorte valutazioni, è visionato in ultimo da Marco Di Vaio, direttore sportivo della società che relaziona a Sartori. A questo punto, se il candidato in questione convince, si passa da Claudio Fenucci, amministratore delegato che avendo piena fiducia in Sartori come in Di Vaio, difficilmente nega ai due il budget necessario per chiudere l’operazione. E Saputo? Delega. A sua volta non avendo alcun dubbio sulla qualità della sua filiera.
Nel Toro, le cose funzionano, o sarebbe meglio dire procedono diversamente: Vagnati valuta e propone, Cairo qualche volta si rende disponibile alla spesa e sovente no. In questa differenza, sostanziale, risiede gran parte della spiegazione al perché il Bologna dopo essere stato in Champions abbia vinto la Coppa Italia, e al perché i granata stiano per chiudere il loro campionato tra il decimo e il dodicesimo posto. Detto che recuperare quattro punti a questo Como lanciato e ora 10° non sarà semplice. E nemmeno agevole sarà tenere dietro l’Udinese (appaiata a 44 ai granata, ma un gradino sotto per l’esito degli scontri diretti favorevoli alla squadra di Vanoli), visti gli impegni del Toro contro un Lecce che ha disperato bisogno di punti salvezza, e contro una Roma in piena bagarre per l’Europa (i giallorossi, all’ultima giornata, potrebbero ancora competere per un posto in Champions). Anche i friulani, comunque, non hanno un finale agevole, dovendo prima andare a Torino per affrontare la Juve, per poi chiudere in casa contro la Fiorentina.
Problemi ora relativi, per un Bologna che vincendo la Coppa Italia contro il Milan si è qualificato all’Europa League. Là dove, chissà, si sarebbe potuto trovare il Torino di Cairo, e dopo aver alzato una Coppa Italia, se nel 2006 si fosse concretizzato il passaggio di Sartori al club granata. Cairo cercava il sostituto di Fabrizio Salvatori, e aveva individuato in Sartori, al tempo ds del Chievo di Campedelli, l’uomo giusto.
Sartori, il 23 febbraio 2006, effettivamente firmò un contratto di 5 anni con il Torino. Poi disatteso dall’attuale dt del Bologna, un po’ per la pressione del presidente dei gialloblù, molto per successive valutazioni di Sartori che lo portarono a rinunciare, pena il rischio squalifica, a lavorare per Cairo. Il quale depositò comunque il contratto in Lega, portando in effetti alla squalifica del dirigente per 2 mesi (con allegata ammenda di 10 mila euro). Una sliding door che porterà Sartori a fare le fortune di Atalanta prima e Bologna poi, e il Toro a collezionare campionati al più di media classifica (3 quelli in Serie B) e uscite repentine dalla Coppa Italia.
TORINO. A Bologna funziona così, quando si tratta di acquistare un giocatore: il la è dato da Giovanni Sartori, direttore dell’area tecnica del club di cui è proprietario Joey Saputo, quindi il candidato a vestire la maglia rossoblù, dopo una serie di accorte valutazioni, è visionato in ultimo da Marco Di Vaio, direttore sportivo della società che relaziona a Sartori. A questo punto, se il candidato in questione convince, si passa da Claudio Fenucci, amministratore delegato che avendo piena fiducia in Sartori come in Di Vaio, difficilmente nega ai due il budget necessario per chiudere l’operazione. E Saputo? Delega. A sua volta non avendo alcun dubbio sulla qualità della sua filiera.
Nel Toro, le cose funzionano, o sarebbe meglio dire procedono diversamente: Vagnati valuta e propone, Cairo qualche volta si rende disponibile alla spesa e sovente no. In questa differenza, sostanziale, risiede gran parte della spiegazione al perché il Bologna dopo essere stato in Champions abbia vinto la Coppa Italia, e al perché i granata stiano per chiudere il loro campionato tra il decimo e il dodicesimo posto. Detto che recuperare quattro punti a questo Como lanciato e ora 10° non sarà semplice. E nemmeno agevole sarà tenere dietro l’Udinese (appaiata a 44 ai granata, ma un gradino sotto per l’esito degli scontri diretti favorevoli alla squadra di Vanoli), visti gli impegni del Toro contro un Lecce che ha disperato bisogno di punti salvezza, e contro una Roma in piena bagarre per l’Europa (i giallorossi, all’ultima giornata, potrebbero ancora competere per un posto in Champions). Anche i friulani, comunque, non hanno un finale agevole, dovendo prima andare a Torino per affrontare la Juve, per poi chiudere in casa contro la Fiorentina.
Tuttosport