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Scuola italiana, Maresca conferma la tradizione d’oro dei nostri tecnici

Scuola italiana, Maresca conferma la tradizione d’oro dei nostri tecnici

Italians do it better. Sicuramente sulle panchine di calcio, dove i nostri allenatori si confermano i più vincenti e i più ricercati dai club stranieri per ottenere risultati. Nell’estate in cui il totem Carlo Ancelotti è diventato il primo ct straniero a guidare il Brasile e l’ex interista Simone Inzaghi è stato ingaggiato dai sauditi dell’Al-Halil con un contratto biennale da 52 milioni di euro, solo Simeone all’Atletico Madrid guadagna più di lui, spicca la qualificazione di Enzo Maresca alle semifinali del Mondiale per club. Il 45enne tecnico del Chelsea ha già conquistato l’ultima Conference League, ma ora punta al bersaglio più grosso dopo aver eliminato i brasiliani del Palmeiras ai quarti: sulla sua strada ci sarà un’altra squadra verdeoro, il Fluminense martedì a New York, ma ora può fare la storia nella prima edizione di questo torneo. Sarebbe un’ulteriore prova della qualità della scuola italiana, anche se Maresca nei nostri campionati è stato poco più di una meteora: dopo aver studiato a Coverciano, l’università calcistica più prestigiosa e formativa al mondo, l’ex centrocampista juventino ha avuto la sua chance nel 2021 con il Parma in Serie B, ma è durato solo 13 partite. Così ha fatto un passo indietro, lavorando nel Manchester City di Guardiola (fino a diventare quasi un sosia di Pep anche nell’aspetto) per poi spiccare il volo con il Leicester, riportando in Premier la squadra che Ranieri rese immortale nel 2016 con la conquista della Premier.

Maresca non è l’unico italiano a fare fortuna all’estero dopo un percorso accidentato nel nostro Paese. A Marsiglia c’è De Zerbi che sogna in grande, ma la sua ultima panchina in Serie A risale al 2021 nel Sassuolo, mentre Montella è via da 6 anni e in Turchia ha trovato l’Eldorado da ct. Il Porto, invece, si affida a Francesco Farioli (ex Ajax) per rilanciarsi e in Spagna l’Osasuna ha scelto Alessio Lisci: hanno rispettivamente 36 e 39 anni, ma non si sono mai visti da noi. Piccole storture di una scuola che sforna senza sosta allenatori capaci di imporsi ovunque, visto che negli ultimi 15 anni ben 9 tecnici italiani hanno conquistato 23 titoli delle cinque principali leghe europee (Serie A, Premier, Liga, Bundesliga e Ligue1). Quindi hanno fatto meglio dei colleghi spagnoli, che inseguono con 21 nonostante l’effetto Guardiola (ben 11 successi tra Spagna, Germania e Inghilterra), e anche di francesi e tedeschi fermi a quota 10.

Dal 2009/10, poi, solo il tricolore ha sventolato in tutti e cinque i tornei più importanti: merito di Ancelotti che ha saputo imporsi con Chelsea, Psg, Bayern Monaco e Real Madrid dopo aver vinto precedentemente con il Milan, mentre in Serie A non passa lo straniero dai tempi di Mourinho nell’Inter del Triplete. Un dominio assoluto e senza precedenti, con Allegri e Conte a fare la parte del leone con 6 e 5 scudetti vinti in questi anni. Ora torneranno a sfidarsi: il primo riparte dal Milan, con cui vinse il tricolore nel 2010/11, mentre il secondo difende il titolo conquistato con il Napoli dopo essere diventato il primo in assoluto a vincere la Serie A con tre squadre diverse. Curiosamente Conte è l’unico ad essere stato confermato nelle squadre di élite, mentre dovrà fronteggiare la carica degli stranieri: Inter, Atalanta e Juventus, giunte alle spalle del suo Napoli, si sono affidate al romeno Chivu e ai croati Juric e Tudor. La difesa del Made in Italy riparte anche da qui.

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