Wimbledon, record italiani: Sinner, Cobolli e Sonego agli ottavi

LONDRA. C’è un’onda azzurra che spazza il verde di Wimbledon e travolge vecchie abitudini: Sinner, Cobolli, Sonego sono negli ottavi nei Championships, tre così avanti non li avevamo mai avuti. «Un attacco a tre punte», scherza l’ex baby granata Sonny, dopo i 5 set (6-7 7-6 7-6 3-6 7-6) e le 5 ore thriller passate a battagliare “alla Sonego” contro Nakashima. «I piedi buoni non ci mancano: io e Cobolli sulle ali, Jannik centravanti: lui la butta sempre dentro». Vero spirito di squadra: «Finché ho potuto ho guardato il match di Flavio, poi in campo ho visto che lui e Jannik stavano guardando il mio dalla terrazza, e mi sono caricato. Siamo tutti amici, ci stiamo godendo questa atmosfera magica». Azzurri del calcio, please prendere appunti.
Tre vittorie, tre stili, peccato solo per Eli Cocciaretto, che esce sprecando contro la Bencic (6-4 3-6 7-6). L’ex terraiolo Cobolli ormai possiede i ritmi del giardiniere, Lorenzo si esalta nel corpo a corpo, Jannik piega con freddezza chirurgica Pedro Martinez, cedendo la miseria di 5 game (6-1 6-3 6-1). In tre turni ne ha lasciati per strada 17, senza mai perdere il servizio, ed è un record nel record perché nemmeno il divo Federer era riuscito a concederne così pochi per arrivare in ottavi, al massimo (o al minimo) 19 nel 2004. «Se posso cerco di andare veloce, ma senza fare in fretta. Ai numeri non bado, tutto può cambiare in fretta da un turno all’altro. Poi è un altro tennis, allora c’era più serve&volley. E un’altra erba». Comunque una superficie viva, ergo imprevedibile e scorbutica.
«Sono qui per dimenticare Parigi», aveva detto la Volpe alla vigilia, ora il ricordo della sconfitta con Alcaraz è un fastidio che si rimpicciolisce. «Torneo diverso, superficie diversa. Una finale Slam può lasciare qualche segno, ma ormai è passato un mese: ho altro a cui pensare». A Griga Dimitrov, playboy senza età e stagionato fantasista («Uno che sa come giocare su questi campi»), semifinalista qui nel 2014 e suo avversario domani. Oppure a come non perdersi le qualifiche di Silverstone: «Capita sempre a metà Wimbledon e non posso andarci, e va bene perché vuol dire che sono ancora dentro. Ma organizzerò l’allenamento per non perdere il Q3». Tanto a cucinare ci pensa coach Vagnozzi: «Io faccio da assistente, il menù è carne e pasta. Cerchiamo di sopravvivere…».
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Cobolli, al suo primo ottavo Slam, contro Mensik sfodera «una delle mie partite più belle (6-2 6-4 6-2). Fino a tre anni fa l’erba l’odiavo, ora mi piace un sacco, ma non so bene perché». Saranno i trascorsi nelle giovanili della Roma (domani potrebbe arrivare il suo amico Bove), sarà «che Dio non mi ha dato il servizio ma le gambe sì, e riesco a muovermi bene». Per lui c’è il rinato Cilic, 36 anni e 100 vittorie a Wimbledon proprio come Djokovic. L’ultima volta che era arrivato negli ottavi aveva tirato diritto fino alla finale, arrendendosi solo a Federer. A Sonny tocca un altro bombardiere, Ben Shelton: «È il terzo Slam di fila che lo incontro, e non sono ancora riuscito a batterlo». Ma questo Wimbledon, l’unico Slam in cui non abbiamo mai vinto in singolare, sembra il torneo delle prime volte.
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