Cosa significa essere una persona non binaria (in un mondo che ti riconosce a metà)

Ogni anno, il 14 luglio, si celebra la Giornata Internazionale della Visibilità delle Persone Non Binarie. Un’occasione fondamentale per riconoscere, ascoltare e valorizzare le esperienze di chi non si identifica nel rigido binarismo di genere su cui si impernia la nostra società. In un mondo che continua a funzionare (e a normare) secondo logiche binarie, questa giornata pone al centro le identità non binarie – troppo spesso invisibili, fraintese o cancellate.
Cosa significa essere persone non binarie?Il termine non binario (o non-binary) è un ombrello che raccoglie diverse identità di genere che non rientrano nella distinzione tradizionale tra “uomo” e “donna”. Alcune persone non binarie si sentono in parte uomini e in parte donne, altre non si riconoscono in nessuno dei due generi, altre ancora fluttuano tra generi diversi nel tempo. Si tratta di un’esperienza personale e plurale, per cui non esiste un unico modo di essere non binary: ci sono una varietà di identità ma anche di espressioni di genere che possono riferirsi a questo termine.
Le identità non binarie sono sempre esistite nella storia e nelle diverse culture: basti pensare alle persone two-spirits parte delle tribù native del Nord America, ma anche alle vergini giurate albanesi e alle hijra indiane. “Le persone non-binary sono sempre esistite e oggi rivendicano spazio, parole, tutela, contrasto alla patologizzazione e all’odio nei loro confronti”, scrive Lou Ms.Femme, attivista enbyfemminista, nel suo Rivoluzione non binaria. Viaggio nell’enbyfemminismo, edito Le Plurali.
Perché serve una giornata della visibilità?La risposa più semplice è: perché visibilità significa esistenza. Nella società, ciò che non si vede o non si nomina spesso non viene considerato reale e le persone non binarie vivono quotidianamente discriminazioni, ostilità, o semplice cancellazione: dai moduli amministrativi che obbligano a scegliere tra “M” o “F”, ai linguaggi scolastici, medici o legali che ignorano identità al di fuori del binarismo.
Secondo numerose ricerche internazionali, le persone non binarie hanno una maggiore probabilità di soffrire di ansia, depressione e isolamento sociale, anche a causa della mancanza di riconoscimento e supporto: “Questa invisibilità, facilitata dalla scarsità quasi totale di dati raccolti, dal binarismo linguistico e dalla noncuranza verso i loro diritti fondamentali (...) ledono profondamente la loro salute mentale, il che è pericolosissimo, oltre che irresponsabile”, scrive Lou.
Aumentare la visibilità non è solo un gesto simbolico, ma un atto concreto di alleanza, inclusione e cura. Significa riconoscere pubblicamente l’esistenza e la dignità delle persone non binarie, ascoltarne le storie, validarne le esperienze e creare spazi in cui possano esprimersi liberamente senza timore di essere invalidate, discriminate o cancellate. Visibilità vuol dire anche rappresentazione nei media, nella cultura, nelle istituzioni: vedere qualcuno come te può fare la differenza tra sentirsi soli e sentirsi parte di qualcosa. Significa decostruire stereotipi, interrogare abitudini linguistiche e culturali, rivedere norme che escludono. In breve, rendere visibile l’invisibilizzato è un primo passo indispensabile verso una società più giusta per tutte le persone – non solo per chi è non binary.
Non si tratta solo di identità: si tratta di dirittiParlare di non binarismo significa, in fondo, parlare di libertà. Libertà di essere sé stess* senza dover rientrare in schemi rigidi, libertà di esprimersi senza paura di essere presi in giro, discriminati o esclusi. Ma significa anche uguaglianza di accesso: ai documenti, ai servizi, al rispetto. La Giornata della visibilità non è una celebrazione di nicchia, ma un invito collettivo a riflettere su quanto la nostra società sia ancora inadeguata nel riconoscere la complessità del reale.
Luce