Cosa significa se anche le ong israeliane accusano Israele di genocidio a Gaza

Per la prima volta, le accuse di genocidio vengono rivolte a Israele dall'interno: due ong israeliane, B’Tselem e Medici per i diritti umani, hanno accusato il proprio paese di star compiendo un genocidio. Un segnale del fatto che la gravissima situazione della Striscia di Gaza, dove si contano almeno 54mila morti, di cui oltre 15mila bambini, sta facendo cambiare anche l'opinione interna del Paese. Le due organizzazioni hanno pubblicato ciascuna un rapporto, giungendo alla stessa conclusione.
Il report di B’TselemIl documento pubblicato da B'Tselem, intitolato in modo netto "Il nostro genocidio" e basato su mesi di ricerche e interviste, sostiene che lo Stato israeliano stia compiendo un genocidio attraverso l'eliminazione indiscriminata di decine di migliaia di palestinesi, la distruzione di aree urbane estese, l'evacuazione forzata della quasi totalità della popolazione civile e la restrizione di generi di prima necessità, compresi cibo e acqua. Il report non si concentra solo su Gaza, ma anche sulla situazione nella Cisgiordania.

L'ong porta come prove dell'intenzionalità genocidiaria numerose dichiarazioni di leader politici e militari israeliani: l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell’ottobre del 2023, dopo l’attacco di Hamas contro Israele, definì i palestinesi – tutti, compresi i civili – degli “animali umani”. Il primo ministro Benjamin Netanyahu definì nello stesso periodo il conflitto nella Striscia come una guerra “contro Amalek”: un riferimento a un passaggio del Vecchio Testamento in cui Israele, su ordine di Dio, elimina l’intero popolo degli amaleciti. "Non avremmo mai immaginato di dover scrivere il report che abbiamo pubblicato oggi, – ha detto in conferenza stampa Yuli Novak, la direttrice del gruppo – ma negli ultimi mesi abbiamo assistito a una realtà che non ci ha lasciato altra scelta se non di riconoscere la verità". L'organizzazione conclude il report con un appello all'unione per chiedere a Israele di fermare il genocidio.
Il report di Medici per i diritti umaniL'organizzazione di professionisti sanitari documenta ampiamente l'intenzionale e sistematica distruzione del sistema sanitario della Striscia di Gaza da parte di Israele. Prendendo in esame le violazioni contro il sistema sanitario e contro gli operatori sanitari (ovvero la distruzione di ospedali, cliniche e istituzioni sanitarie) e il blocco delle forniture mediche, il report spiega come i danni e le distruzioni nella Striscia di Gaza non siano tanto un sottoprodotto della guerra, quanto piuttosto parte di una "politica deliberata che colpisce i palestinesi come gruppo". "Le prove mostrano una distruzione deliberata e sistematica del sistema sanitario di Gaza tramite attacchi mirati sugli ospedali, ostruzione all’ingresso di materiale medico e all’uscita di persone con problemi di salute, e l’uccisione e la detenzione di personale medico", si legge nel rapporto.

Non si tratta certo delle prime accuse di genocidio che vengono rivolte allo Stato israeliano, ma il fatto che queste arrivino per la prima volta da dentro i suoi confini ha una valenza particolarmente forte. Guy Shalev, il direttore di Medici per i diritti umani, ha dichiarato che è importante che per la prima volta delle organizzazioni israeliane accusino Israele di genocidio: nel corso degli ultimi due anni altre ong internazionali – come Amnesty International e Human Rights Watch – avevano portato avanti le stesse accuse, ma il governo israeliano e buona parte dell’opinione pubblica del paese le avevano sminuite come un’espressione di antisemitismo o di ostilità anti-israeliana. Una difesa impossibile quando le accuse provengono da Israele stesso.
Cos’è un genocidio e chi lo stabilisceIl termine "genocidio" è stato coniato nel 1944 dall'avvocato polacco-ebraico Raphael Lemkin e definito giuridicamente nel 1948 dalla Convenzione delle Nazioni Unite, che stabilisce il genocidio come crimine internazionale. Secondo l'articolo II della Convenzione, il genocidio comprende atti come l'uccisione dei membri di un gruppo, la causazione di gravi danni fisici o mentali, e l'infliggere condizioni di vita tali da distruggere il gruppo in parte o totalmente.

La chiave distintiva del genocidio è l'intento specifico di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. La Convenzione è ratificata da 153 Stati e vincolante per tutti, ma la sua applicazione pratica dipende da due corti internazionali: la Corte Internazionale di Giustizia, che decide su controversie tra Stati, e la Corte Penale Internazionale, che giudica singoli individui per crimini come genocidio e crimini contro l'umanità.
Nonostante la definizione giuridica chiara, la pratica di riconoscere un genocidio è complessa. I tribunali internazionali, come la Corte Penale Internazionale e la Corte dell'Aia, hanno giurisdizione limitata e la loro applicazione delle sentenze dipende dalla cooperazione degli Stati, che spesso ignorano le decisioni. Raramente i casi di genocidio sono pienamente riconosciuti a livello internazionale: tra i più noti ci sono la Shoah, il genocidio in Ruanda, quello in Cambogia e in Bosnia. Il genocidio armeno, sebbene storicamente documentato, non è riconosciuto giuridicamente dalla comunità internazionale nella sua totalità, con la Turchia che continua a negarlo.

Se già da più di un anno le voci internazionali che accusavano lo Stato israeliano di genocidio si stavano moltiplicando, negli ultimi mesi sempre più organizzazioni della società israeliana hanno cominciato a riconoscere e a condannare la brutalità di Israele nella Striscia di Gaza. A maggio l’organizzazione pacifista Standing Together ha organizzato per la prima volta una manifestazione contro la guerra che aveva la crisi umanitaria a Gaza come principale motivazione.
Poche settimane fa invece il caso dei '“refusniks”, i giovani israeliani che rifiutano il servizio miliare obbligatorio, che hanno inscenato una protesta d'impatto a Tel Aviv, bruciando in pubblico gli ordini di leve ricevuti. E anche durante il Pride di Gerusalemme si sono visti cartelli che recitavano “No Pride in Genocide” – che pare abbiano provocato l'intervento della polizia. Ma sono intervenuti anche alcuni politici, come l’ex primo ministro Ehud Olmert, che ha detto apertamente che Israele sta "commettendo crimini di guerra" e che quella a Gaza è "una guerra di sterminio".
Luce