Donna morta tra i cespugli. Era sparita da sette giorni: "Qualcuno l’ha portata lì"


Emanuela Ruggeri, 32 anni, la donna trovata morta in via del Mandrione, a Roma
Sotto il sole cocente di luglio, Roma si sveglia con un cadavere tra i rovi di via del Mandrione. Il corpo è quello di Emanuela Ruggeri, 32 anni, scomparsa da Colli Aniene il lunedì precedente: una ragazza come tante, eppure la sua fine ha il sapore amaro del mistero in questa Capitale che sembra averci preso gusto con le sciarade intricate e crudeli. Di lei, oggi, restano un corpo segnato da tatuaggi, alcuni inquietanti, e un vuoto che si allarga in domande senza risposte. L’ultimo indizio in chiaro è un messaggio alla madre Alessandra Loreti il 15 luglio: sono stata al mare. Il giorno prima Emanuela era uscita di casa – infradito ai piedi e indossando leggins – dicendo che sarebbe andata da un’amica per cenare insieme a una terza persona. A quell’appuntamento, però, non è mai arrivata.
Dal martedì successivo, silenzio. Il suo cellulare sembra inghiottito dal nulla, scomparso, vicino al corpo solo i documenti e la borsa. È proprio su quel telefono che convergono ora le attenzioni degli investigatori: nella memoria di uno smartphone potrebbero nascondersi dettagli decisivi per risalire agli ultimi movimenti della donna, alle sue frequentazioni, agli ultimi secondi di vita, ma finché non si trova, il buio resta fitto. Il corpo è stato trovato domenica pomeriggio tra i cespugli, ma il riconoscimento è stato quasi immediato. Impossibile non notare sulla carne in avanzata decomposizione, per essere stata lasciata quasi una settimana al caldo torrido, quel "666" inciso sul braccio sinistro – il numero del demonio, per chi ama le simbologie macabre o la cabala pseudoreligiosa. Poi la lettera "D" sull’indice della mano sinistra, la mezza luna e il punto sulle mani, un fungo tatuato, piercing. Segni e impronte di un’esistenza forse irrequieta, sicuramente non banale.
Emanuela porta sulla pelle la sua verità, ma è ancora un rompicapo che nessuno per ora riesce a decifrare. Il corpo è stato rinvenuto da un passante con il cane, a ridosso dei binari, alle spalle del quartiere Tuscolano, distratto per la giornata festiva. Nessuna evidente ferita, niente che lasci immaginare un femminicidio. Però la Procura procede per "morte come conseguenza di altro reato": perché Emanuela in quel campo non si sarebbe mai dovuta trovare. Non guidava, non conosceva la zona, e come sottolinea la madre – che alterna pianto e rabbia – "qualcuno la deve avere portata lì". L’area, inoltre, è poco accessibile, e il fatto che il corpo fosse tra i cespugli alimenta il sospetto che qualcuno possa averlo nascosto. Infine, non emergono al momento testimoni che l’abbiano vista in quel tratto stradale. Nessuna telecamera sembra averla inquadrata. La polizia scientifica si divide tra autopsia, che si è tenuta ieri al policlinico di Tor Vergata e l’attesa dei risultati tossicologici, mentre le telecamere della zona sono sotto esame. Per adesso, nessuna certezza. Dalle prime indiscrezioni, non si esclude l’overdose. Il dubbio per gli inquirenti è quello di una messinscena perfetta.
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