I Neet non sono il problema, sono il sintomo di un’Italia che punisce i suoi giovani (soprattutto al Sud)


Con Neet si intende una persona che non ha né cerca un impiego e non frequenta una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale
La buona notizia: il fenomeno dei Neet in Italia continua a diminuire. Quella cattiva: il nostro Paese rimane ai vertici di questa speciale, e non proprio edificante, classifica. Nonostante il calo nell’ultimo decennio, infatti, l’Italia resta, nel contesto europeo, uno dei paesi con più giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano percorsi di formazione, con una percentuale che si attesta nel 2024 al 15,2% sul totale dei giovani nella fascia 15-29 anni nel 2024.
Una quota certamente in calo, se si considera che la quota era il 16,1% nel 2023 e il 19% nel 2022, ma che comunque fa dell'Italia uno dei paesi che presenta da quanto punto di vista un quadro particolarmente critico.
Per la precisione l'Italia è, dopo la Romania (19,4%), la nazione in cui il fenomeno incide maggiormente. Seguono la Lituania (14,7%) e la Grecia (14,2%). Gli stati con la minor percentuale di Neet nel 2024 sono invece i Paesi Bassi (4,9%), la Svezia (6,3%) e Malta (7,2%). Questi paesi, insieme ad altri 6, hanno già raggiunto il target Ue per il 2030.
Entro quella data il target è di scendere al di sotto del 9% di giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Sono 9 su 27 gli stati dell'Unione che hanno già raggiunto questa soglia. All'Italia mancano ancora più di 6 punti.
I Neet sono concentrati soprattutto nelle aree urbane (16,3%), percentuale che scende al l 15% sia nei comuni a densità intermedia (14,7%) che in quelli rurali (14,4%). A svettare in negativo sono soprattutto le città del Sud. In particolare, i 10 capoluoghi con la più alta percentuale di Neet in quell'anno sono stati Catania (42,0%), Palermo (39,8%), Napoli (37,3%), Messina (33,7%), Caltanissetta (32,1%), Agrigento (31,7%), Trapani (31,6%), Siracusa (31,5%), Frosinone (30,5%) ed Enna (30,4%). Le città capoluogo con la più bassa percentuale di Neet nel 2020 sono state invece Belluno (16,1%), Pesaro (16,4%), Rimini (17,3%), Siena (17,6%), Forlì (17,7%), Prato (17,8%), Aosta (17,9%), Ravenna (17,9%), Matera (18,0%) e Grosseto (18,4%)
C'è poi un paradosso tutto nostrano: l'incidenza dei Neet è superiore tra i giovani diplomati rispetto a quelli con al massimo la licenza media (13,3%). Mentre a livello europeo la quota di Neet tra i diplomati (11,3%) è in linea con la media generale (11% circa), in Italia tra i giovani con diploma la percentuale di quelli che non studiano e non lavorano si avvicina al 18%. Quasi 3 punti in più della media nazionale (15,2%). Tra i laureati in Italia, scende invece all’11,8%. Un dato che segnala una difficoltà rispetto alla struttura del mercato del lavoro nel nostro paese. Ma soprattutto ci dice molto della capacità del sistema di istruzione di formare adeguatamente anche chi conclude la scuola secondaria di secondo grado.
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