Il piano di Netanyahu per Gaza, tregua e poi i palestinesi da deportare: il cessate il fuoco è un contentino a Trump

Il premier israeliano rassicura i ministri
Il premier intende spostare i civili nel sud della Striscia per poi riprendere le operazioni contro Hamas. Niente città umanitaria a Rafah: “Costa troppo”

Il cessate il fuoco? Un intermezzo dovuto all’amico Trump. Ma poi si ricomincia fino alla distruzione finale di Gaza. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe promesso al ministro delle Finanze Bezalel Smotrich in recenti incontri che, a seguito della proposta di cessate il fuoco di 60 giorni con Hamas attualmente in discussione a Doha, Israele riprenderà la sua guerra contro Hamas a Gaza. Lo riporta Channel 12. “È nostra intenzione, dopo la tregua, trasferire la popolazione della Striscia verso sud e imporre un assedio al nord di Gaza”, avrebbe detto Netanyahu a Smotrich, che sta cercando garanzie dal premier che la guerra a Gaza riprenderà a pieno ritmo dopo la fine del cessate il fuoco.
In incontri a porte chiuse, Netanyahu ha presentato il piano di Israele di separare la popolazione civile di Gaza da Hamas e trattenerla nel sud della striscia di Gaza quale rifugio umanitario per consentire al conflitto di continuare dopo la tregua temporanea. Poi Netanyahu avrebbe assicurato al ministro che avrebbe mantenuto la promessa, indicando la pianificazione del conflitto con l’Iran del mese scorso come la ragione per cui non sono state soddisfatte le precedenti aspettative di Smotrich di distruggere Hamas. “Finora sono stato impegnato con l’Iran, ora posso assicurarmi che l’esercito segua le mie istruzioni”, avrebbe detto il premier a Smotrich, secondo Channel 12. Smotrich e il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir hanno avvertito che si ritireranno dal governo se verrà raggiunto un accordo che ponga fine alla guerra a Gaza con Hamas ancora al potere. Secondo quanto riferito, entrambi i ministri sono stati convocati per incontrare Netanyahu nei giorni scorsi, nell’ambito degli sforzi in corso per raggiungere un accordo.
Un incontro burrascoso. I due ministri di estrema destra hanno chiesto a Netanyahu di ordinare la «completa occupazione» della Striscia di Gaza. A riferirlo è l’emittente israeliana Channel 14 specificando che la richiesta di occupazione completa dell’enclave – inclusa anche Gaza City, nel nord – è stata fatta durante la riunione di gabinetto di questa mattina. Netanyahu e diversi altri ministri hanno bocciato il piano per la creazione di una «città umanitaria» a Rafah. Lo riferisce il quotidiano Haaretz citando fonti governative. A spiegare i dettagli operativi dell’idea, lanciata dal ministro della Difesa Israel Katz, erano stati chiamati i vertici dell’Idf. Secondo i militari, ci vorrebbero da tre a cinque mesi come minimo e fino a un anno per costruire un insediamento capace di ospitare, all’inizio, le 600mila persone ora a Mawasi poi l’intera popolazione di Gaza, oltre 2 milioni. Secondo la fonte citata da Haaretz, Netanyahu e i ministri hanno sostenuto che la tempistica dell’Idf è «irragionevole». Se occorre un anno per far arrivare il sito a regime, viene meno l’obiettivo dichiarato di una rapida soluzione alla crisi umanitaria a Gaza. Non solo. Per realizzare la «città» serviranno miliardi di shekel, troppo per il premier e i suoi ministri. Quella che viene chiamata «città umanitaria» dovrebbe essere, secondo i piani di Israele, un luogo costruito sulle rovine di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in cui la popolazione di Gaza sarebbe ammassata, controllata militarmente e impossibilitata a uscire. L’Idf ne vigilerà il perimetro, ma non gestirà il sito né la distribuzione degli aiuti.
Tutto questo mentre a Gaza si continua a morire per le bombe, per la fame, per mancanza di cure mediche. Nelle cliniche Msf di Al-Mawasi, nel sud della Striscia, e di Gaza City, nel nord, i team stanno registrando il più alto numero di casi di malnutrizione mai osservato da Msf nella Striscia. Oltre 700 donne incinte e in fase di allattamento e quasi 500 bambini affetti da malnutrizione severa e moderata, sono attualmente in cura nei centri di alimentazione terapeutica ambulatoriale in entrambe le cliniche. Solo nella clinica di Gaza City, i casi sono quasi quadruplicati in meno di 2 mesi: da 293 a maggio a 983 all’inizio di luglio. Tra questi, 326 sono bambini di età compresa tra i 6 e i 23 mesi. Dall’alba di ieri sono state uccise 51 persone a causa degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza. Lo riferisce l’emittente qatariota al-Jazeera, citando fonti sanitarie. In base agli ultimi dati aggiornati rilanciati da diversi media arabi e israeliani, finora nella Striscia di Gaza almeno 58.026 persone sono state uccise o sono presumibilmente morte nella guerra tra Hamas e Israele. Donne e bambini rappresentano più della metà delle vittime del conflitto.
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