INCONTRO TRUMP-PUTIN/ Sapelli: il fanatismo Ue può guastare tutto e portarci alla guerra mondiale

Si avvicina il vertice tra Putin e Trump, che oggi parlerà in videoconferenza ai leader europei e a Zelensky
Oggi è in programma una videoconferenza tra i vertici Ue, i capi di Stato e di Governo di alcuni Paesi membri (tra cui l’Italia), il premier britannico, il presidente degli Stati Uniti e quello dell’Ucraina per fare un punto prima dell’incontro di venerdì in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin, cui alla fine Volodymyr
Zelensky non è stato invitato a partecipare. “Questa è del resto una condizione essenziale perché vada avanti il negoziato tra due delle tre superpotenze globali”, è il commento di Giulio Sapelli, professore emerito di storia economica all’Università degli Studi di Milano.
Dunque, la Russia va considerata ancora una superpotenza mondiale?
Sì, può contare non solo sulle sue risorse naturali, ma anche su una notevole abilità diplomatica. Sono anche convinto che l’unipolarismo, come il bipolarismo o il tripolarismo, comportino dei rischi, ma 30 anni e più anni di storia ci hanno insegnato che sono infinitamente inferiori di quelli che si corrono con il multilaterismo. Tornando all’incontro tra Trump e Putin, penso ci sia un sottile filo rosso che lo precede.
Di che cosa si tratta?
Trump ha mediato l’accordo di pace tra Azerbaijan e Armenia, più vantaggioso per Baku, ma di cui alla fine paradossalmente beneficia anche la Russia. È noto, infatti, che Mosca storicamente sostiene Erevan, ma dal punto di vista militare gli azeri erano superiori agli armeni, quindi poteva andare a finire peggio. Washington è anche dietro alla fine delle ostilità tra Congo e Rwanda, che di certo non nuoce alla presenza russa in Africa.
Ci sono, quindi, buone chance perché si raggiunga un accordo di pace tra Russia e Ucraina?
Non credo che da questo incontro uscirà subito un accordo di pace, probabilmente solamente le basi per portare avanti trattative come quelle svoltesi a fine luglio in Turchia. Mi pare, tuttavia, si vada verso una soluzione alla coreana, con un cessate il fuoco e una spartizione dei territori, che scontenterà sia Russia che Ucraina, ma che consentirà di porre fine alle ingenti perdite di vite umane su entrambi i fronti.
L’Ue resterà fuori da questi accordi?
L’Ue potrebbe giocare un ruolo fondamentale di mediazione, magari facendo entrare l’Ucraina nell’Unione, ma non con una posizione che suoni aggressiva nei confronti della Russia come sarebbe l’ingresso di Kiev nella Nato.
Questo è quello che chiederà Trump ai suoi interlocutori nella videoconferenza di oggi?
Credo che Trump chiederà di evitare in questa fase uscite che possano urtare i russi, per intenderci come quelle che hanno contraddistinto il presidente francese Macron negli ultimi anni. Nutro dubbi sulla possibilità che il fanatismo Ue della burocrazia si faccia convincere dalla possibilità di favorire un accordo di pace.

E se effettivamente l’Ue non si facesse convincere e continuasse a insistere per un ritiro russo da tutti i territori ucraini?
Come abbiamo visto negli ultimi mesi, è cresciuto uno spirito anti-Ue in Russia e una posizione di forte e convinto supporto a Kiev, anche di fronte a un’apertura su un cessate il fuoco, verrebbe vista da Mosca come un tentativo di invasione. Non mi stupirei, quindi, se un missile ipersonico russo cadesse sul territorio europeo, dando il via a una guerra mondiale. Del resto anche la Prima guerra mondiale scoppiò per un episodio avvenuto in un contesto in cui l’Impero austro-ungarico si sentiva minacciato.
Trump e Putin parleranno solo di Ucraina?
Parleranno anche di altro, soprattutto di infrastrutture energetiche. Non credo sia un caso che il vertice si tenga in Alaska, dove potrebbe essere realizzato un gasdotto per trasportare GNL verso i Paesi asiatici. È chiaro che su questo progetto, come per quelli con cui si intendono sfruttare le risorse artiche, gli Usa devono agire di concerto con la Russia, che in quell’area ha molti più mezzi e conoscenze. I russi presenteranno qualche idea per coinvolgere anche la Cina in questi progetti sull’Artico, da cui drammaticamente resterà fuori l’Europa. Vedremo se l’Italia, che nell’area ha anche progetti di ricerca, riuscirà a ritagliarsi un piccolo spazio.
I due leader parleranno anche di Cina?
La Cina è un argomento molto delicato. Il presidente americano è preoccupato dal gigante asiatico dopo la sua reazione dura e inaspettata ai dazi, con contromisure che hanno messo in difficoltà gli Stati Uniti. Non penso, quindi, che voglia dividere Mosca e Pechino, ma certamente cercherà di ammansire i russi, perché vorrebbe avere un rapporto privilegiato con loro. Il suo obiettivo è cercare di restituire, come vorrebbe parte della sua base elettorale, all’America un ruolo mondiale, perduto anche a causa delle scelte dei Democratici, vedasi in particolare il ritiro dall’Afghanistan.
È presto per ipotizzare anche un incontro tra Trump e Xi Jinping?
I due si sentono spesso. In Cina sono in corso importanti epurazioni nei vertici militari e il Paese è indebolito, ma resta pronto alla guerra. In questo contesto di fragili equilibri globali lo sono tutti, tranne l’Ue, i cui vertici pattinano con nonchalance su una sottile lastra di ghiaccio senza quasi rendersi conto che rompendolo rischierebbero di dar vita a una guerra mondiale.
(Lorenzo Torrisi)
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