Inter, si fa sul serio: Chivu e il primo allenamento nella mitica Ucla di Los Angeles

Il bus lascia la squadra a distanza di sicurezza, poi delle buffe golf car accompagnano i giocatori a gruppi di due-tre fino al campo di allenamento: è il “Wallis Annenberg Stadium”, lo stadio del soccer della mitologica “Università della California, Los Angeles”, semplicemente Ucla. In questo piccolo impianto dedicato ad una filantropa ed ereditiera statunitense, che ha aiutato la costruzione con munifiche donazioni, di solito giocano i calciatori e le calciatrici con la maglia dei Bruins: la squadra, declinata in vari sport, è una religione in questo campus in cui gli orsi del logo spuntano ovunque, sotto forme di statua o sui manifesti. Stavolta il centro ospita i pro’ interisti che qui preparano il Mondiale per Club subito dopo la disfatta bavarese: il primo allenamento nerazzurro in terra californiana è iniziato così, con questa strana processione di ingresso, tra i selfie di qualche tifoso e appassionato, poi dentro parola soltanto al nuovo comandante, Cristian Chivu.

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Se le due sedute del tecnico romeno ad Appiano prima di partire sono state solo introduttive e a ranghi ridottissimi, è in questa che Cristian ha iniziato a fare sul serio. Accanto a lui, sempre uno vicino all’altro come due centurioni, i suoi più stretti collaboratori, in attesa del vice designato Aleksandar Kolarov: Angelo Palombo faceva parte del suo staff già a Parma, Mario Cecchi era un fedelissimo di Simone, ma non lo ha seguito lungo la via dell’oro saudita. Insieme, quei due sono il filo di congiunzione tra presente, passato e futuro. In un campo un po’ irregolare, ben lontano dal prato perfetto della Pinetina, Chivu ha iniziato a lavorare sul fisico e poi ha svolto esercitazioni sulle combinazioni di prima: “Guardate in avanti, sempre in avanti”, ha urlato più volte. Una classica indicazione che, però, sembra nascondere un messaggio per il futuro: il nuovo allenatore vuole una squadra verticale, lo si intuisce già dall’alba di questa nuova era.

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I portieri Sommer, Martinez, Di Gennaro, più il baby Calligaris, hanno conosciuto l’aggiunta allo staff specializzata nei portieri: oltre a Gianluca Spinelli, il coordinatore voluto dal club, al lavoro anche Paolo Orlandoni, un tempo tripletista alle spalle di Julio Cesar e Toldo. A sudare nel caldo afoso che buca le nuvole californiane, c’erano anche Acerbi, Darmian, Palacios appena tornato dall’infelice prestito al Monza, il sempreverde Mkhitaryan, il talentino sfortunato Valentin Carboni e quello freschissimo di Petar Sucic. Sul croato ci sono grandi aspettative e su di lui si sono concentrati i suggerimenti dello staff, ma il 21enne ha mostrato già tocco e personalità in abbondanza. A completare il quadro, oltre ai Primavera Cocchi, Re Cecconi, Berenbruck e De Pieri, pure i due fratelli Esposito, Sebastiano e Pio. Quest’ultimo è in recupero da un infortunio muscolare e ha lavorato a parte, proprio come Bisseck e Calhanoglu. Se il tedesco non ci sarà nelle partite del girone, il turco potrebbe saltare soltanto la prima contro il Monterrey: ieri ha fatto più autografi dei compagni e mostrato un sorriso a tutti, evidentemente le voci che danno un interessamento del Galatasaray non lo turbano poi troppo. Non c’erano, invece, i 4 nazionali azzurri, Dimarco-Frattesi-Bastoni-Barella, che hanno viaggiato con la squadra e ottenuto un paio di giorni supplementari per ricaricare le batterie: loro si alleneranno soltanto sabato, quando la truppa sarà riunita per intero. Domani, infatti, è il giorno del viaggio del resto della cavalleria: sbarcheranno gli altri big impegnati all’estero con le nazionali, da Lautaro a Thuram e Pavard, passando per Dumfries, Zielinski, Zalewski, Asllani, Carlos Augusto e Taremi. Nello stesso aereo con loro, anche il presidente Beppe Marotta e il ds Piero Ausilio.