ITA/ Le richieste dei sindacati che dimenticano la situazione della compagnia

I sindacati protestano contro l'approvazione del piano industria di Ita: avrebbero voluto aumenti salariali che la compagnia non può ora permettersi
Torna il caldo in Ita Airways, dopo il via libera da parte del Cda lo scorso 30 luglio del piano industriale fino al 2030. E torna a farsi sentire per mano dei sindacati, che non hanno particolarmente apprezzato di essere stati lasciati a terra dal board sui temi a loro più cari, ovvero contratto e permessi sindacali.
Il Piano industriale 2026-2030 della compagnia si articola su tre direttrici strategiche fondamentali:
Rafforzamento della posizione competitiva – ITA Airways intende consolidarsi quale vettore italiano di riferimento, efficiente e innovativo, garantendo una connettività di elevata qualità in sinergia con i principali settori del turismo e del commercio internazionale. Sarà centrale nella strategia aziendale l’offerta di un servizio d’eccellenza rivolto alla clientela business e leisure, con una costante attenzione alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, mediante una gestione responsabile delle risorse.
Sviluppo del network e della flotta – Il Piano prevede una crescita soprattutto nel settore di lungo raggio e l’ampliamento delle destinazioni intercontinentali in partenza dall’hub di Roma Fiumicino. L’incremento della connettività sarà garantito anche attraverso accordi commerciali e partnership strategiche con altri vettori. In parallelo, proseguirà il percorso di rinnovo della flotta volto a incrementare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto ambientale, in linea con gli impegni di sostenibilità assunti dalla compagnia e nel rispetto delle disposizioni comunitarie che prevedono, tra le altre cose, la mancata disponibilità di quote ETS gratuite. Al termine del periodo di piano, la flotta di circa 100 aeroplani sarà composta quasi interamente da aeromobili di nuova generazione.
Consolidamento nel gruppo Lufthansa – L’idea è sfruttare l’appartenenza al quarto gruppo al mondo come leva strategica per capitalizzare sinergie operative, commerciali e tecnologiche di rilievo, favorendo una maggiore competitività, l’accesso a nuovi mercati e un costante processo di innovazione nei servizi destinati ai passeggeri.
Ed è sulla flotta che si è concentrato il fuoco del sindacato che reputa il piano industriale (non condiviso) inadeguato, con degli investimenti e una crescita ampiamente insufficienti, e poi il rinnovo contrattuale con tempi troppo lenti. Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporto Aereo, Anpac e Anp senza mezzi termini dichiarano guerra a Ita affermando che “senza cambio di passo sarà autunno caldo”.
Il sindacato inoltre lamenta come non ci sia mai stato il previsto confronto di merito con le organizzazioni sindacali che rappresentano gli oltre 5.000 lavoratori che, con il loro sacrificio e la loro professionalità, hanno permesso all’azienda di decollare, ritenendo questa l’ennesima grave mancanza di rispetto da parte del management verso i lavoratori di Ita Airways, che va ad aggiungersi alla lentezza e inconcludenza con la quale sta procedendo la trattativa sul rinnovo del Ccnl, scaduto il 31 dicembre scorso, nonché gli improduttivi tavoli di confronto sulle innumerevoli criticità gestionali.
Cerchiamo di capire quali siano effettivamente le questioni di fondo che ci sono sul tavolo e perché i sindacati siano andati su tutte le furie per effetto del via libera del Cda al piano industriale.
Va innanzitutto sottolineato che i sindacati avevano fatto trapelare che avrebbero voluto un aumento del 25-30% del monte salariale e che la linea di confine, ovvero una sorta di linea del Piave che avrebbero potuto digerire, sarebbe stata un aumento del 15-17%.
La risposta di Ita è stata adeguata, sibillina ed estremamente chiara: al momento la compagnia non è in utile, né in pareggio di bilancio, è ancora in perdita e fino a quando il vettore non diverrà produttivo, di aumenti salariali e di accordi sindacali al rialzo non se ne parla.
La ragione per la quale oggi Ita non può permettersi un aumento dei salari e di dare maggiori benefit ai sindacati è chiara e risiede nella scelta fatta a suo tempo da Alfredo Altavilla e avvallata poi anche da Fabio Lazzerini ex Ad del vettore, su una parte della flotta di Ita, ovvero gli Airbus A220.
Questi aerei, infatti, hanno portato più guai che altro, sopratutto in fase di manutenzione dei motori, basti pensare che al momento Ita di questi aerei ne ha a terra quasi sempre dai 7 ai 9 esemplari. Proprio recentemente EgyptAir si è liberata di questi aeroplani vendendoli in blocco (12 aerei) ad Azzorra che li ha acquistati alla modica cifra residua di 300 milioni di dollari.
Arrivare a 100 aeromobili è il target del piano industriale di Ita, ma devono anche poter volare tutti e 100 per poter produrre un certo beneficio alla compagnia. Molto poi dipenderà anche dalla manutenzione che è un dossier particolarmente caldo e che vede Atitech trovarsi in una posizione di forza sulla base di un contratto particolarmente favorevole nella gestione delle manutenzioni della flotta di Ita. Per rendere la compagnia profittevole, questa situazione dovrà evidentemente cambiare in un modo o nell’altro.
Quindi, che i sindacati vogliano ottenere qualcosa da Ita oggi ben sapendo quali siano le criticità e minacciando “autunni caldi” appare molto singolare e a memoria sembra di essere tornati indietro ai tempi di Alitalia. Solo che allora il sindacato, a suon di minacce di scioperi, riusciva a ottenere sempre di più, fino quando a un certo punto la compagnia è andata a morire.
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