Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

La farsa della non proliferazione: così l’AIEA ha tradito l’Iran

La farsa della non proliferazione: così l’AIEA ha tradito l’Iran

Un’inchiesta esplosiva di The Grayzone getta una nuova luce sul ruolo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, rivelando l’infiltrazione di un agente britannico di alto livello nei suoi meccanismi interni. Il quadro che ne emerge è quello di un’agenzia compromessa, usata come leva geopolitica per colpire l’Iran sotto la copertura di neutralità multilaterale.

Chi è Nicholas Langman: curriculum di una carriera nell’ombra

Il protagonista dell’inchiesta è Nicholas Langman, veterano dell’MI6, noto per una carriera costellata di operazioni coperte e scandali insabbiati. Secondo i documenti riservati ottenuti da The Grayzone, Langman non solo avrebbe operato sotto copertura all’interno dell’AIEA, ma si vanterebbe persino nei suoi documenti ufficiali di aver influenzato l’architettura delle sanzioni occidentali contro Teheran, svolgendo un ruolo determinante nei meccanismi dell’agenzia nucleare dell’ONU e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.

Non è la prima volta che il nome di Langman compare in contesti controversi. Fu coinvolto nel caso della principessa Diana, in Grecia fu accusato di supervisionare torture ai danni di migranti pakistani, e in entrambi i casi il Regno Unito impose censure mediatiche per evitare che la sua identità emergesse. Ciò nonostante, i media greci lo identificarono come agente dell’MI6.

Torchlight e le reti parallele dell’intelligence britannica

Langman figura tra i membri di spicco del gruppo Torchlight, una struttura apparentemente indipendente ma riconducibile all’intelligence britannica. Il suo ruolo – secondo il curriculum trapelato – sarebbe stato quello di “guidare team multi-agenzia per prevenire la proliferazione di armi di distruzione di massa”, un compito che includeva operazioni segrete e diplomazia coercitiva travestita da collaborazione internazionale.

Emerge così uno scenario in cui l’AIEA viene utilizzata come veicolo operativo dell’Occidente, con la regia di un agente di intelligence che ha collaborato attivamente con colleghi americani, israeliani, europei e mediorientali per costruire un caso contro l’Iran.

L’AIEA come braccio tecnico della guerra non dichiarata

Il sospetto che l’Iran nutriva da anni – ovvero che l’AIEA fosse tutt’altro che imparziale – viene così confermato da fonti interne occidentali. Langman, nel suo curriculum, si attribuisce il merito di aver plasmato la strategia di “massima pressione” contro l’Iran e di aver contribuito all’isolamento diplomatico ed economico della Repubblica Islamica, aprendo la strada al famigerato accordo JCPOA del 2015.

Questo “successo diplomatico”, come lo definisce lui stesso, è però il frutto di un’opera di sabotaggio preventivo, che ha comportato l’eliminazione mirata di scienziati iraniani, l’imposizione di sanzioni devastanti e la militarizzazione dell’intelligence multilaterale.

Dalla diplomazia alla guerra: la degenerazione dell’accordo sul nucleare

Tra il 2010 e il 2012 – anni coincidenti con l’attività di Langman nell’AIEA – si assiste all’accelerazione delle sanzioni contro Teheran, mentre Israele conduce operazioni letali contro i vertici del programma nucleare iraniano. Queste azioni culminano nell’omicidio del fisico Mohsen Fakhrizadeh nel 2020, che molti analisti ritengono essere stato facilitato da informazioni trapelate proprio tramite l’AIEA.

L’agenzia, sotto la guida di Rafael Grossi, ha pubblicato nel giugno 2025 un rapporto duramente contestato dall’Iran, usato come pretesto da Israele per lanciare un attacco aereo che ha causato la morte di scienziati e civili. Teheran ha risposto espellendo gli ispettori e rompendo i rapporti con l’AIEA.

L’illusione della neutralità: quando l’ONU diventa strumento di intelligence

L’aspetto più inquietante di questa inchiesta è la conferma che organismi apparentemente multilaterali e indipendenti come l’AIEA siano in realtà vulnerabili all’infiltrazione e alla strumentalizzazione da parte delle grandi potenze. L’operazione Langman non è una deviazione, ma l’ennesimo esempio di come le agenzie dell’ONU vengano cooptate per fini geopolitici, in un contesto in cui il diritto internazionale è ridotto a schermo per guerre ibride.

Un attacco alla verità e al principio di sovranità

Il caso Langman segna un punto di non ritorno nella credibilità dell’AIEA e di ogni meccanismo multilaterale che si voglia presentare come “neutrale”. Per l’Iran, è la conferma che non si può trattare alla pari in un sistema truccato. Per l’opinione pubblica globale, è il campanello d’allarme di un mondo in cui l’informazione, la diplomazia e la tecnica sono sempre più piegate a interessi occulti, e la verità è sacrificata sull’altare della guerra permanente.

In una fase storica in cui si parla di “ordine internazionale basato sulle regole”, questa inchiesta mostra con chiarezza che le regole sono scritte da chi le infrange per primo, e che la trasparenza non è mai stata un valore dell’Occidente, ma un’arma a senso unico.

Fonte originale:Spying for sanctions: how MI6 infiltrated the IAEA to target IranThe Grayzone, 1 luglio 2025

Teheran accusa l’AIEA di complotto segreto con Israele: spunta la corrispondenza interna

Ricordo che il 12 giugno 2025, i media iraniani hanno reso pubblici una serie di documenti ottenuti da Teheran, che avrebbero svelato una presunta collusione tra l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e Israele, finalizzata a danneggiare il programma nucleare iraniano .

BREAKING | Leaked documents released by Iranian media reportedly reveal that International Atomic Energy Agency (IAEA) chief Rafael Grossi has been fully coordinating with Israel and carrying out its directives.

These files are part of the sensitive intelligence cache Iran… pic.twitter.com/cmnjIIJL3X

— The Cradle (@TheCradleMedia) June 12, 2025

Le accuse principali
  • Tra i documenti emergono scambi di email in ebraico tra l’ex rappresentante permanente di Israele all’AIEA, Merav Zafary‑Odiz (2014–2016), e alti funzionari dell’Agenzia, incluso il direttore generale Rafael Grossi.Teheran sostiene che la corrispondenza in questione dimostra una vera e propria “coordinazione segreta” tra Grossi e le autorità israeliane, con incontri frequenti (uno documentato il 10 maggio 2016) allo scopo di orientare attenzioni e strategie contro l’Iran .

  • Secondo l’intelligence iraniana, questa alleanza non si limiterebbe a creare pressione mediatica, ma sarebbe parte di un più ampio piano per indebolire diplomaticamente Teheran, già pochi mesi dopo l’accordo euratomico JCPOA del 2015 .

#BREAKING | #Iranian state media has released the first batch of classified documents obtained through a major intelligence operation targeting "Israel". 1/3 pic.twitter.com/u3buFooHdX

— Al Mayadeen English (@MayadeenEnglish) June 12, 2025

Obiettivi tattici e narrativi
  • I documenti descrivono una strategia volta a intensificare l’esame dell’impegno iraniano al trattato di non-proliferazione (NPT), al fine di distogliere l’attenzione dal programma nucleare – presumibilmente non dichiarato – di Israele .

  • Secondo Teheran, l’AIEA sotto la guida di Grossi avrebbe agito non come supervisore imparziale, ma come strumento politico volto a delegittimare il diritto dell’Iran a sviluppare applicazioni pacifiche del nucleare .

vietatoparlare

vietatoparlare

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow