La flat tax da 200mila euro attira gli ultra ricchi in Italia, la Corte dei Conti lancia l’allarme

La nuova ondata di Paperoni verso il Belpaese è diventata ormai una certezza: la flat tax da 200mila euro non scoraggia, anzi affascina sempre più milionari e contribuenti con patrimoni molto elevati e globali. Il regime opzionale previsto dall’articolo 24-bis del TUIR, introdotto nel 2017, offre di fatto un porto sicuro dalle tentazioni del Fisco a chiunque trasferisce la residenza in Italia da paesi esteri, evitando l’automatica tassazione mondiale sui redditi prodotti fuori dai confini italiani. E chi aveva scommesso su un’inversione di tendenza da parte degli ultraricchi nei confronti dell’Italia al momento sembra aver perso nonostante il prelievo forfettario per i nuovi ingressi sia salito dai 100mila a 200mila euro. Una mossa del governo Meloni che, stando ai dati resi noti dalla Corte dei conti, nel 2024 non sembra al momento aver rallentato i flussi di nuovi Paperoni verso l’Italia.
Il regime fiscale riservato agli ultra milionari prevede che chi non è stato residente fiscale in Italia per almeno nove degli ultimi dieci anni può ottenere, con il trasferimento della residenza, l’applicazione di una tassa piatta annuale su tutti i redditi prodotti all’estero (escluse alcune plusvalenze per i primi cinque anni), senza che l’Italia pretenda di conoscere l’ammontare di quei redditi né richiedere imposte ulteriori sugli immobili o sui patrimoni finanziari detenuti oltre confine. L’allargamento ai familiari, con un forfait aggiuntivo di 25mila euro a testa, rende la flat tax per i Paperoni particolarmente appetibile anche alle famiglie numerose e molto abbienti.
Secondo i numeri del documento di parificazione, nel 2023 hanno beneficiato del regime agevolato e attrattivo quasi 1.500 nuovi residenti fiscali (di cui circa 1.070 titolari principali e 425 familiari), garantendo all’erario 117,6 milioni di euro (di cui 107mila dai contribuenti principali e 10,6 milioni dai familiari). Nella tabella della Corte dei conti emerge come gli arrivi in Italia siano saliti nel tempo: dal 2020 al 2023 i Paperoni che sono entrati in Italia sono stati complessivamente 2.875 accompagnati a 1.108 familiari che portano il totale a sfiorare i 4mila contribuenti. A questi si devono aggiungere i 706 contribuenti che hanno presentato istanza di interpello all’Agenzia delle Entrate per poter varcare il confine italiano. Complessivamente lo Stato ha incassato da questi super milionari 315,3 milioni di euro.
L’efficacia attrattiva italiana è destinata a rafforzarsi dal 2025. Il motivo lo spiega sempre la Corte dei conti. Londra ha definitivamente messo mano al regime dei residenti non domiciliati (“non-dom”), che per decenni ha garantito ai Paperoni globali una tassazione di favore sui redditi di fonte estera. Dal 6 aprile 2025, la Gran Bretagna prenderà infatti in considerazione il principio di tassazione mondiale, di fatto costringendo i grandi patrimoni fino a oggi residenti a guardarsi intorno: il nuovo regime britannico offre solo quattro anni di vantaggi a chi non è stato residente negli ultimi dieci anni, dopodiché scatterà il prelievo integrale su tutti i redditi e plusvalenze di fonte estera. Di qui l’allarme della Corte dei Conti che mette in guardia il governo: proprio in corrispondenza della fine del regime non-dom inglese, da Londra si attende una “migrazione fiscale” di Paperoni verso il litorale italiano. Un flusso che rischia di aumentare la platea dei beneficiari della flat tax tricolore, ma senza assicurare un vero impatto in termini di investimenti produttivi o sviluppo del territorio. La stessa Corte lamenta infatti che «non sono state approntate rilevazioni per valutare la reale rispondenza della misura agli obiettivi dichiarati». L’Italia, in sostanza, attira ricchezza, ma non c’è trasparenza né tracciabilità sui benefici reali per l’economia reale
La stessa Corte infatti ha sottolineato che «non sono state approntate rilevazioni per valutare la reale rispondenza della misura agli obiettivi dichiarati». Il punto debole del regime rimane, sempre secondo i giudici contabili, nel fatto che «Lo Stato non esige – e nemmeno misura – un effettivo collegamento con investimenti produttivi», si legge nella denuncia della magistratura contabile. La flat tax sembra più uno strumento di attrazione personale per professionisti (inclusi sportivi e manager internazionali), che un volano per l’economia nazionale. In assenza di controlli sui patrimoni effettivamente trasferiti o investiti, il rischio resta quello di favorire l’arrivo di Paperoni che portano residenza e poco altro in Italia.
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