LA FREGATURA DI AVERE UN’ANIMA/ Giacomo Poretti e quel testo cambiato nel solco di don Giussani

Nell'ambito del Meeting di Rimini, oggi è in programma "La fregatura di avere un'anima", monologo di Giacomo Poretti
Giacomo Poretti sarà protagonista al Meeting 2025 con lo spettacolo “La fregatura di avere un’anima”, diretto da Andrea Chiodi. L’appuntamento è alle 21:30 di oggi nell’auditorium isybank D3, fiera di Rimini (biglietti disponibili su www.vivaticket.it).
L’attore racconta quest’ultimo lavoro come un sogno che si avvera. “Finalmente tutti i sogni si realizzano. Quasi tutti. Nel mio caso ne avevo uno ancora lì nel cassetto, era quello di fare uno spettacolo al Meeting. Ebbene quest’anno porterò il mio spettacolo”.
Il testo, racconta l’attore, “è stato realizzato qualche mese fa grazie all’insistenza di Tracce. La rivista, che aveva già sostanzialmente visto un mio lavoro sull’anima mi ha dato una spinta, un incoraggiamento a integrarlo, modificarlo in maniera sostanziosa soprattutto alla luce della lettura del decimo capitolo del Senso Religioso di don Giussani”.
Un lavoro sfidante e impegnativo che non è stato vano. “Ho scoperto, senza che l’avessi mai precedentemente letto o conosciuto, che alcune riflessioni in un qualche modo corrispondevano con le riflessioni profondissime di don Giussani nel capitolo decimo. Non che voglia dire che ci sia qualche parentela di profondità con il grande don Gius. Solo che evidentemente, ed è quello di cui parla lo spettacolo, tutti noi esseri umani siamo impregnati di domande, di grida di senso”.
Non è banale. “E quindi”, prosegue Poretti, “quando un prete (perché questa frase qua ovviamente non può che dirla un prete) dice a un uomo degli anni 2000 appena diventa un papà: ‘Bene, avete fatto un corpo, ora dovete fare un’anima’, hai due strade davanti. O la derubrichi a scemenza totale. Oppure ti lasci intaccare da certe domande come è capitato a me e mia moglie”.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro de Gli Incamminati, quindi, propone nella sua veste comica e al tempo stesso scomoda una riflessione sul vuoto di senso che caratterizza la nostra epoca e sulle sfide educative che ne derivano.
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