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Lecce, le accuse all'assessore Delli Noci: agli imprenditori «amici» finanziamenti pubblici per 14 milioni

Lecce, le accuse all'assessore Delli Noci: agli imprenditori «amici» finanziamenti pubblici per 14 milioni

A metterli nei guai è stata la bulimia di un ex avvocato diventato imprenditore, Alfredo Barone, finito nelle intercettazioni disposte nel 2017 nella vecchia indagine sugli appalti nel Comune di Lecce. Ma a incastrarli sono state le ambizioni di potere, e magari anche la comune passione per i piatti nippo-brasiliani del ristorante Livingstone di Barone. La cucina fusion usata come leva elettorale per favorire Alessandro Delli Noci, l’enfant prodige che Michele Emiliano ha pescato da destra schierandolo alle Regionali del 2020 e che non nascondeva la sua ambizione a fare il sindaco o magari a prendere il posto di governatore. Secondo la Procura di Lecce era però diventato consapevolmente lo strumento di un gruppo imprenditoriale al quale garantiva copertura in cambio di supporto elettorale: pacchetti di voti, cene, un contributo da 5mila euro, le assunzioni dei fedelissimi. E tanto, tanto sushi.

I pm Massimiliano Carducci e Alessandro Prontera hanno chiesto il carcere per Barone e i domiciliari per sei persone: Delli Noci, il suo amico ingegnere-imprenditore Maurizio Laforgia, 52 anni di Bari, i funzionari comunali Angelo Mazzotta e Lino Capone, l’imprenditore Marino Congedo di Galatina, e la segretaria di Barone, Italia Santoro. In più hanno chiesto l’interdizione è stata chiesta per il ragioniere Luciano Ancora di Galatina, gli imprenditori Corrado Congedo di Lecce e Michele Barba di Gallipoli e il commercialista Giovanni Rapanà di Lecce. Il gip Angelo Zizzari non ha tuttavia riconosciuto la sussistenza del pericolo di inquinamento probatorio in un’inchiesta aperta fin dal 2019 (con la pm Roberta Licci) e approdata alle 1.181 pagine della richiesta cautelare solo nell’ottobre 2024. Per questo ieri i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria guidato dal colonnello Giulio Leo hanno notificato a 11 persone l’invito a presentarsi all’interrogatorio preventivo, quello previsto dal nuovo codice quando c’è il rischio di reiterazione dei reati, fissato per mercoledì 11. Contemporaneamente i militari hanno eseguito i decreti di sequestro dei soldi che, in base alle indagini, Barone e il sodale Congedo Marino (insieme ad altri imprenditori) avrebbero intascato dai contributi del Pia Turismo della Regione, distraendo per fini personali fondi destinati a realizzare alberghi di lusso: nell’ex cinema Santa Lucia e nell’ex convento delle Stimmatine a Lecce, così come a Rivabella di Gallipoli.

Il fulcro dell’indagine è il trojan installato nei cellulari di Barone e Marino che ha registrato discorsi espliciti e scambi di denaro. Le accuse mosse a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità nei confronti di oltre 30 persone sono di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e frode nei finanziamenti pubblici. Altre accuse (reati fiscali, corruzione tra privati, reimpiego fraudolento di beni, riciclaggio e autoriciclaggio) interessano esponenti della politica locale salentina ed altri funzionari e imprenditori. Un’ipotesi di traffico di influenze illecite riguarda in particolare Marco Miglietta, fratello dell’ex assessore comunale all’Urbanistica di Lecce, Rita Miglietta. Un’altra di corruzione riguarda l’altro ex assessore Attilio Monosi, da cui tutto parte e che dalle società di Barone avrebbe ottenuto incarichi professionali in cambio di aiuto nell’affidamento della gestione della Darsena di San Cataldo alla cooperativa guidata da un prestanome dell’imprenditore.

La Gazzetta del Mezzogiorno

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