Napoli, quanti progetti per l’Euro capitale dello sport 2026
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Hanno piantato un sogno nel cemento, perché germogli lì dove non asce più l’erba: e ci sono 54 milioni (almeno) di euro e di buoni motivi per credere che ci cresca il futuro, alle spalle d’un pick and roll. La città del futuro è rinchiusa dentro un’idea rivoluzionaria, forse è una streetball o magari una favola, e sarà per non perdersi nulla, neppure il ruggito del Progetto, che l’hanno chiamata "AreNapoli": e non ci sarà spazio per belve e gladiatori, né per lotte senza quartiere, perché lì dove Napoli adesso è un enorme equivoco, zona Est, nascerà un’immensa favola che Gaetano Manfredi, il sindaco che è pure il sindaco dei sindaci, immagina per grandi e piccini. "Perché la città ha grande fame di impianti sportivi e stiamo lavorando per dare le prime risposte. Il progetto degli investitori su AreNapoli ha ottenuto il nostro via libera come interesse pubblico. Sarà una struttura dalla doppia funzione, sportiva per il Napoli Basket, e musicale per ospitare eventi tutto l’anno. Arenapoli sorgerà nell’arco di due anni al Centro Direzionale, il cui rilancio è per noi una priorità fondamentale. Questo nuovo Palazzetto servirà a dare un nuovo volto a tutta la zona, a dimostrazione di come lo sport sia grande veicolo di sviluppo del territorio".
In quella carenza ormai radicata nel rimpianto, in quella metropoli rimasta senza più il Mario Argento, con uno stadio che non si sa cosa sarà, l’arena l’ha voluta prepotentemente il Napoli basket, per costruirsi una casa, forse anche un orizzonte limpido: 12mila posti per lo sport, 15mila per i concerti, un parco urbano attrezzato di 44.000 metri quadrati, un’area commerciale, parcheggi e una grande piazza pedonale su una superficie che per 63 anni apparterrà al club - alla RTI, che comprende anche la Italstage Srl - e poi tornerà ad essere patrimonio comunale. Però, intanto Franco Grassi, il presidente del Napoli basket, se ne sta in “lunetta”, lo sguardo all’insù per cercare una disperata salvezza in A1 e uno sguardo nel cielo di questa Capitale Europea 2026 dello Sport da accarezzare con una magia: "Il progetto che abbiamo presentato per AreNapoli, è stato il contributo che abbiamo fortemente voluto offrire alla città per potersi finalmente candidare ai grandi eventi sportivi e di spettacoli musicali internazionali. È un investimento da parte nostra per aumentare sempre più l’offerta da parte di un territorio che può diventare punto di riferimento fondamentale per attrattiva e senso di ospitalità. Un progetto e un contributo concreto da parte di chi ama questo territorio, ci crede e ci investe quotidianamente e si sente parte attiva del cambiamento e dell’ambizione di crescita". È una scelta forte, in una zona - il Centro Direzionale - da riqualificare, per restituirle quel tono soltanto vagheggiato negli Anni 90 e poi sfiorito pure nelle intenzioni: e Napoli, l’EuroCapitale dello sport del 2026, si lascia adesso lusingare da un disegno avvenente, una specie di skyline che conduce altrove, al di là del tempo, quasi come se il passato non fosse mai esistito, o forse sì, perché dentro c’è la Coppa Italia del 2023, vinta battendo l’Armani, e prima ancora la "resurrezione" nel 2018, con l’iscrizione in A2 e la promozione del 2021 in A1, a tredici anni di distanza dall’ultima esperienza tra le grandi, e a 14 anni dall’altra coppa Italia, quella con Bucchi in panchina e Maione presidente, testimoni di una bella epoque. Se n’è volato via un ventennio circa ma domani è comunque un altro giorno, da vivere nell’AreNapoli.
La Gazzetta dello Sport