Netanyahu licenzia chi è contro l’occupazione di Gaza, silurato Zamir capo di stato maggiore

La decisione dei falchi sulla fine di Gaza
Ma le autorità militari di Tel Aviv temono gravi perdite tra le forze armate e sono preoccupati per gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Da Gaza, immagini di una devastazione apocalittica

I falchi hanno deciso: Gaza, ciò che resta ancora in piedi, va occupata. E se il capo di stato maggiore non è d’accordo, farà la fine del suo predecessore: licenziato in tronco. L’ufficio del primo ministro ha confermato a Times of Israel che Benjamin Netanyahu convocherà il gabinetto di sicurezza oggi alle 18,00 (le 17,00 in Italia) presso il suo ufficio a Gerusalemme per discutere i piani di guerra a Gaza.
«Il gabinetto dovrebbe approvare durante la riunione di domani l’occupazione militare totale della Striscia», riferisce il Times of Israel, nonostante il capo di stato maggiore dell’Idf e altri generali dell’esercito abbiano avvertito dei rischi dell’operazione. Le autorità militari temono gravi perdite tra le forze armate qualora Israele decidesse di procedere con il piano per occupare tutta la Striscia di Gaza. Lo riporta l’emittente pubblica Kan, secondo cui funzionari della Difesa stimano che potrebbero essere “decine” i soldati uccisi e molti i feriti nel corso dell’operazione. Secondo quanto rilanciato dal Times of Israel, i funzionari hanno anche ribadito la preoccupazione per gli ostaggi ancora in mano ad Hamas, ritenendo che potrebbero essere uccisi dai loro rapitori, se le Forze di difesa israeliane dovessero avvicinarsi ai luoghi dove si ritiene siano detenuti, o anche inavvertitamente dalle truppe israeliane.
Annota su Haaretz Amos Harel, tra i più autorevoli analisti politici israeliani: “Nel suo attuale mandato, il primo ministro ha sfidato tutte le aspettative. Non esita più a fare cose che nessuno avrebbe mai creduto possibili: ha licenziato un capo di gabinetto e un ministro della Difesa (e ora sta cercando di licenziare il procuratore generale) e ha attaccato gli impianti nucleari iraniani. Tuttavia, il primo ministro deve essere consapevole delle possibili conseguenze del licenziamento di Zamir (l’attuale Capo di Stato maggiore delle Idf,ndr)[ Il defenestramento del capo di Stato Maggiore a causa di un disaccordo su un’operazione offensiva sconvolgerà profondamente l’esercito, a differenza di quanto sarebbe successo con la partenza o le dimissioni di Herzl Halevi e Yoav Gallant. Zamir non ha avuto alcun ruolo diretto nei fallimenti del 7 ottobre. Supponendo che a Netanyahu importi ancora di queste cose, il suo licenziamento potrebbe innescare una valanga di insubordinazione tra i soldati o risvegliare un nuovo movimento delle ‘Quattro Madri’. Il punto è che ci sono cose che nemmeno la destituzione di un capo di Stato maggiore può offuscare. A causa dei suoi errori e delle sue mancanze, il governo ha messo Israele in una posizione strategica precaria a Gaza. Tra questi, vi sono errori strategici quasi quanto quelli commessi prima del 7 ottobre. Anche se il padre, il figlio e lo Spirito Santo attaccassero ora Zamir, non otterrebbero né la vittoria in guerra né un accordo per il rilascio degli ostaggi!”, conclude Harel.
Israele occupa già la Striscia di Gaza, ma si rifiuta di consentire un cambio di governo nella Striscia. Lo ha dichiarato alla radio israeliana Israel Ziv, maggiore generale in carica ed ex capo della direzione delle operazioni dell’Idf, esprimendo frustrazione per il modo in cui Israele sta conducendo le operazioni a Gaza. «La Striscia di Gaza è già occupata», ha detto Ziv. «È stata occupata diverse volte. Abbiamo occupato ogni luogo quattro o cinque volte finora… Abbiamo creato le condizioni per un cambio di governo dopo un’operazione militare. Per bonificare la palude, non per dare la caccia alle zanzare. Non ho mai sentito di un esercito vittorioso che dia la caccia a ogni singolo terrorista o arma. A questo punto, non si tratta di un’operazione militare. È politica senza logica militare». «Siamo andati in guerra per creare le condizioni per apportare cambiamenti nella Striscia e quelle condizioni sono state create. Hamas non controlla la Striscia. È in clandestinità. Non combatte; non ha i mezzi per opporre resistenza. Il suo intero sistema militare e governativo è stato completamente smantellato», aggiunge, elencando due possibili opzioni su chi dovrebbe governare Gaza dopo Hamas: «La prima opzione è l’Autorità Nazionale Palestinese, che rappresenterebbe la più grande sconfitta di Hamas. La seconda rientra nel piano egiziano per un governo tecnico per i prossimi cinque anni. Gli egiziani sono pronti a contribuire alla sua creazione e ad addestrare agenti di polizia non appartenenti ad Hamas». Ad ogni modo, se la situazione lo richiedesse, l’Idf potrebbe intervenire.
Dani Miran, padre dell’ostaggio Omri, ha lanciato un appello contro il piano dei combattimenti nel centro della Striscia di Gaza: “Se la guerra riprende lì, sarà la condanna a morte per mio figlio, se non è già morto”, ha dichiarato. “Lo uccideranno, e il suo sangue sarà sulle mani dei leader responsabili. Un marchio d’infamia accompagnerà le loro famiglie per generazioni”. “Ho detto al premier Netanyahu che occupare Gaza è una pessima idea, non si intraprende un’azione del genere se non si ha la maggioranza della popolazione alle spalle. Il popolo di Israele non è interessato a questa guerra. Pagheremo un prezzo troppo alto”. Così il leader dell’opposizione Yair Lapid dopo aver incontrato il primo ministro. Il maggiore generale Yonatan Shalev, combattente della Magellan e fondatore dell’organizzazione “Shoulder to Shoulder”, ha duramente criticato il governo, che sta promuovendo la bozza di legge sull’esenzione per gli ortodossi proprio mentre sta valutando l’estensione della guerra a Gaza, riporta Channel 12. “Durante una guerra feroce, la macchina dell’evasione lavora a pieno ritmo”, ha affermato. “Quando le divisioni si stanno ancora preparando a entrare in battaglia, il governo promuove l’evasione di massa di decine di migliaia di candidati qualificati. Le IDF sono a corto di 10.000 combattenti e Boaz Bismuth riceve ordini dagli attivisti ultraortodossi. Noi diciamo: non accadrà sotto i nostri occhi”.
Diverse troupe giornalistiche stanno riuscendo in questi giorni a riprendere e fotografare la distruzione della Striscia di Gaza imbarcandosi sui voli da cui vengono paracadutati gli aiuti. Immagini di una devastazione apocalittica sono state girate dalla tv privata francese Métropole 6 (M6) e diffuse a livello internazionale dall’agenzia Reuters. Analoghe riprese erano state mandate in onda lunedì sera in uno speciale del canale britannico Itv nel corso del quale l’inviata Emma Murphy ha quindi ricordato i calcoli secondo cui sulla Striscia di Gaza, in oltre venti mesi di raid israeliani, sono stati scaricate in totale “100.000 tonnellate di esplosivo”: una quantità superiore a quella messa insieme dei bombardamenti a tappeto “su Londra, Dresda e Amburgo”, aree largamente più ampie, durante la Seconda Guerra Mondiale. Murphy aveva già sorvolato la Striscia un anno e mezzo fa: “Mi era sembrato uno scenario disperato, ma ora è incredibilmente peggio: l’ammontare di danni ulteriori fatti negli ultimi 17 mesi appare strabiliante”, ha affermato.
Anche Lorenzo Tondo e Alessio Mamo, rispettivamente corrispondente e fotografo del Guardian, entrambi italiani, hanno potuto fare un sorvolo e pubblicare gli scatti: “Gaza era un luogo vivace e pieno di vita fino a meno di due anni fa, nonostante tutte le difficoltà che i suoi abitanti dovevano già affrontare allora. I suoi mercati erano affollati, le sue strade piene di bambini. Quella Gaza non esiste più: non è stata sepolta dalla cenere vulcanica, né cancellata dalla storia, ma rasa al suolo da una campagna militare israeliana che ha lasciato dietro di sé un luogo che sembra il risultato di un’apocalisse”, è l’incipit dell’articolo del quotidiano britannico.
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