Rinasce la sala cinema pubblica Fronte del Porto grazie al bando Luoghi (Non) Comuni

Il Comune di Padova e la Fondazione Cariparo, assieme a ZaLab Ets, stanno avviando un progetto per far crescere la Sala Fronte del Porto e riportarla al centro della vita sociale e culturale del quartiere Guizza e della città.
La Sala Civica Fronte del Porto, un prezioso spazio culturale e comunitario della città, sta per rinascere grazie a un progetto di riattivazione continuativa e partecipata. Un nuovo modello di gestione condivisa mira a trasformare questo patrimonio comunale in un punto di riferimento stabile per la cultura, l’aggregazione e l’esplorazione cinematografica. Il progetto, promosso dal Comune di Padova in collaborazione con le Consulte 4A e 4B, e sostenuto da un importante percorso di investimenti e interventi recenti, intende ripristinare la programmazione continuativa di una sala che, negli ultimi anni, ha visto proposte importanti ma episodiche di rassegne temporanee. La sala, di proprietà comunale, rappresenta uno dei pochi esempi di cinema pubblico in Italia, capace di offrire spazi di condivisione e di approfondimento artistico, oltre gli schemi del mercato commerciale.
Obiettivo fondamentale di questa iniziativa è restituire alla cittadinanza un patrimonio di valore, trasformandolo in un luogo di partecipazione e di protagonismo culturale. La programmazione, pensata come collettiva e condivisa, coinvolgerà una rete di associazioni e realtà culturali che lavorano da tempo sul territorio. Tra queste, ZaLab, una delle realtà più importanti a livello nazionale nella produzione e distribuzione di cinema documentario, e altre realtà come Mimosa, Boramosa, Pluriart, Lottodognimese, Centro Pandora, Secondo Tempo, Cuc-CinemaUno, Irfoss, Centro d’Arte, Festival Nazca, Walking Arts, ArteAtm e Cineforum Antonianum, in una Rete che sta rinascendo ora e che vuole restare aperta ed attraversabile.
Negli ultimi anni, il Comune di Padova, con il supporto delle Consulte e attraverso importanti investimenti, ha prodotto interventi di ristrutturazione e aggiornamento della sala, tra cui nuove luci e un moderno proiettore cinematografico, per superare le criticità generate dalla pandemia da Covid-19 e rilanciare l’importanza di questo spazio. Da questo punto di vista, fondamentale è stato il lavoro di lungo periodo delle Consulte 4A e 4B, che hanno già investito nella sala risorse dal bilancio partecipativo costruendo la rete e la base da cui ora è possibile immaginare un rilancio. Il progetto attuale si inserisce nel quadro del bando “Luoghi (non) comuni”, che rappresenta un’opportunità di crescita per il territorio e i suoi abitanti. Con il sostegno della rete di associazioni e di enti partner, si sta costruendo un modello di gestione collettivo, condiviso e partecipato, che mira a far emergere il “Fronte del Porto” come centro di animazione culturale, sociale e comunitaria dei quartieri circostanti. La sfida è quella di creare un luogo vivo, aperto e di rilievo per tutta la città, in cui cinema, musica, teatro e fotografia si incontrano per raccontare le storie della comunità .
L’assessora al decentramento e ai quartieri Francesca Benciolini spiega: «Insieme alla Fondazione Cariparo e a Zalab, quale diciamo promotore a nome di una rete di soggetti, presentiamo uno dei progetti che è stato finanziato con il bando luoghi non comuni della Fondazione Cariparo, che ha stanziato 194 mila euro e che riguarda la Sala Fonte del Porto, che è la sala numero otto cosiddetta del complesso del Porto Astra alla Guizza. Quello a cui oggi Cariparo permette di dare concretezza è un progetto che ha un lungo percorso identitario e che vede da una parte Comune e dall'altra una rete di soggetti della nostra città che si prenderanno cura di questo bene che è una sala cinematografica, quindi qualcosa di un po' diciamo anomalo normalmente per un Comune,con l’obiettivo che diventi un luogo speciale di cultura in cui è la stessa cittadinanza, sono le stesse associazioni a proporre una progettazione e una gestione».
Il presidente della Fondazione Cariparo Gilberto Muraro commenta: «Voglio sottolineare la soddisfazione che ci ha dato a questo bando, Luoghi (Non) Comuni in cui è inserito il progetto; primo perché ha avuto una risposta superiore alle attese tanto che abbiamo aumentato notevolmente il budget previsto a livello complessivo da 3 milioni a oltre 5 milioni e poi perché ha portato alla luce una serie di bisogni latenti, di occasioni non sfruttate, di potenzialità da attivare attraverso appunto questa pressione per riscoprire i luoghi sia chiusi che aperti della nostra comunità, da rivitalizzare, e a cui dare nuova destinazione. E voglio sottolineare anche che tutto questo è stato fatto attraverso una joint venture tra ente pubblico, il Comune, e un ente del terzo settore».
Stefano Collizzoli, anima di ZaLab, aggiunge: «Come ZaLab noi facciamo cinema documentario, produzione, distribuzione, laboratori, quindi potevamo immaginare semplicemente di prendere la sala in gestione: invece è qualcosa di completamente diverso, nel senso che noi crediamo molto che questa sala sia proprio una sala pubblica, quindi non è di qualcuno che può chiudere le porte, perché è una sala che ha una storia molto plurale debba avere una programmazione condivisa. Quindi la prima parte del percorso progettuale, da qui al 26 settembre quando abbiamo la prima data di apertura di questa rassegna, lunga, che durerà un anno e mezzo, c'è un percorso denso di coprogettazione e facilitazione che coinvolge al momento una quindicina di associazioni, e ne coinvolgerà altre perché resta un percorso aperto che cerca due cose, entrambe difficili ma entrambe decisive per dare un carattere specifico a questa sala. La prima è il coprogrammare, cioè far sì che la programmazione venga da molte menti, da molti stimoli, magari da un rapporto con il territorio. L’altra è provare a costruire un meccanismo di gestione condivisa tra pubblico e privato in ottica di beni comuni. La discussione sui beni comuni, cioè su gestioni che non siano né pubbliche né private è attuale, quindi siamo in qualche modo all'avanguardia, soprattutto per quanto riguarda i beni comuni complessi, cioè luoghi in cui ci sia anche una posta in gioco di tipo economico».
Padovaoggi