Spiagge del Salento in mano a vu cumprà violenti: liti a sprangate tra turisti terrorizzati

Metà luglio su una spiaggia del Salento, costa Ionica.
Un uomo brandiva una spranga in ferro arrugginito, parte di un ombrellone in disuso, la agitava contro un altro uomo e urlava con un bicchiere di birra in mano. Uno spauracchio per i turisti corsi subito via. Tra i due, un paio di carretti pieni di cianfrusaglie colorate e un litigio nato per la spartizione delle piazze di vendita, rigorosamente abusiva, e di altri affari poco leciti.
Guardando quella immagine da una prospettiva diversa, vengono fuori cartoline a metà tra il nostalgico e il romantico, foto sognanti di piccoli grandi negozi multicolore itineranti che all’alba e al tramonto sostano tra l’acqua e il bagnasciuga, Talvolta, per la verità, anche sulle dune che andrebbero invece preservate dall’impatto antropico.
La poesia svanisce alla velocità del clic con cui si immortalano e postano quelle immagini.
Che celano contorni e sapori e sostanza differenti se guardate con l’occhio della ragione.
Sono la prova evidente di pratiche illegali ormai talmente diffuse, radicate, ataviche da passare come consuetudini normalizzate. E poco importa se ci si trovi su Adriatico o Ionio a nord o sud della Puglia, di scirocco di tramontana… poco o nulla cambia.
Dietro i gonfiabili e la chincaglieria e gli abiti svolazzanti e i copridivani e gli aggeggi elettronici e le scarpe e tutto il resto c’è un universo magno di illegalità dai mille colori e sfumature proprio come quei salvagenti venduti fronte mare
C’è commercio abusivo, sfruttamento di lavoro anche minorile e in nero, evasione fiscale, ricettazione, disturbo della quiete pubblica ma anche ordine pubblico che va a farsi benedire, inquinamento, contraffazione, spaccio, un mucchio di ricatti che si incuneano l’uno nell’altro in un pericoloso effetto domino.
E ancora si potrebbe continuare, allargando piano piano con la lente della ragione i cerchi concentrici di una situazione sedimentata e fuori controllo.
Le foto di cui si diceva poco più su, non hanno bisogno né di date né di coordinate geografiche, non raccontano stagioni o luoghi, raccontano una realtà che non cambia, se non in peggio.
Tornando a quell’immagine di luglio, come accertato dalle forze dell’ordine, due venditori ambulanti esenti fatture esenti scontrini sono venuti alle mani per la divisione del territorio franco. Due fazioni, in quel caso: commercianti di origine marocchina e commercianti di origine tunisina.
Alcuni civili presenti prima e l’arrivo tempestivo dello Stato poi, hanno scongiurato il peggio, ma solo per qualche ora.
La situazione, per quanto consolidata nel tempo e sul territorio, ha infatti assunto connotazioni più preoccupanti in termini di pubblica sicurezza, a causa della violenza di alcuni gruppi presenti che spadroneggiano, sfidano anche l’ordine costituito passando con i pattini oltre le boe di sicurezza, tra i bagnanti, brandendo bottiglie di alcolici e sfumacchiando con aria di sfida e con la stessa facilità con cui brandiscono le spranghe e dio sa cos’altro.
Non a caso nelle ultime ore nello stesso tratto di costa si è registrato un episodio analogo a quello di metà luglio: una lite, le botte, il ferimento, l’intervento dei carabinieri, la paura tra la gente.
La stessa gente che poi si divide, qualche ora più tardi, a tutto vantaggio del lestofantismo della pietà che guadagna terreno.
Quella necessità di sentirsi comprensivi e buoni a tutti i costi, rimanendo in superficie e ricordando che ci sono persone che arrivano da paesi lontani, che in qualche modo devono campare e pazienza se vendono merce non è a norma e quindi a rischio della salute del compratore, e se lo fanno in nero senza pagare alcun centesimo allo Stato a danno di quanti invece lo fanno. Ma non è buttandola in poesia, che quella gente sfruttata può essere davvero aiutata.
E se c’è qualcuno che pigia in fretta i tasti del telefono chiamando il 112, c’è anche chi si volta dall’altra parte perché in fondo l’estate è breve e poi tutto passerà.
Se dunque la coperta è corta in termini di unità e uomini in divisa presenti su territori in cui la densità demografica si moltiplica in maniera esponenziale, è altrettanto vero che può essere allungata dalla presa in carico della responsabilità di ognuno, dal senso civico, dal dovere di denunciare, dal dovere di non acquistare, dal dovere di rispettare le regole noi per primi. Senza deleghe a terzi.
Perché il problema c’è, è grosso, e riguarda tutti, ognuno per la sua parte.
Oltre la cronaca, oltre i blitz notturni in spiaggia che portano al sequestro di centinaia e migliaia di pezzi e oggetti di ogni genere che poi non si sa dove depositare in assenza di contenitori adeguati (anche questo, sig!), cosa altro c’è?
C’è che poi tutto comincia daccapo, con indolenza e consuetudine che se cristallizzate nei pensieri fanno paura.
C’è che dietro persone sotto il sole dell’andirivieni sulle spiagge dall’alba fino a sera , cui nelle tasche a fine giornata davvero resta poco più di niente, c’è molto spesso la criminalità organizzata.
Che fatica a zero e guadagna assai, all’ombra di papere e braccioli e buonismo.
E anche qui si potrebbero scrivere enciclopedie partendo intanto dalla merce in vendita. I vestiti ad esempio, molti vengono da Pakistan, Bangladesh, e dalle mani di lavoratori sfruttati in nero fino all’osso e fino a rimetterci talvolta la vita, così come molta della chincaglieria che adorna corpi abbronzati ci sono laboratori di pakistani con sede in Campania e anche i giocattoli, cineseria venduta in massa a nero.
E poi c’è la ricettazione, talvolta, di merce rubata, giusto per ricordare che un reato chiama l’altro.
E allora dietro gli ambulanti, sia quelli litigiosi che quelli pacifici, c’è chi si fa pagare il punto per farli restare lì a cuocere al sole oppure chi fa la cresta sui loro magri ricavi fino poi all’evoluzione: lo spaccio. Perché soprattutto quando cala la sera, nei pressi di quei baracchini in sosta sulle spiagge, si muovono mani veloci e incarti e banconote. Una delle ragioni per cui probabilmente i rapporti interni agli abusivi si sono incrinati da tempo.
E spiegazione del perché, quando carabinieri e capitaneria di porto sono intervenuti giorni fa sulle spiagge, grazie a un blitz improvviso che ha sparigliato le carte di quella pericolosa consuetudine di cui sopra, qualcuno col suo negozio ambulante è corso in mare, gettando in acqua “chissà che”.
Certo non erano gonfiabili, perché quelli galleggiano.
E dove vivono, poi, quegli ambulanti senza volto né nome né quasi storia?
Lecce, per esempio, è la città da cui al mattino partono marocchini, tunisini, ghanesi, senegalesi, nigeriani, che condividono tuguri a decine.
C’è chi abita la costa per tutto il periodo estivo e quindi anche le dune diventano case e bagni alla bisogna, con tutto ciò che ne deriva. C’è chi addirittura raggiunge le spiagge del sud per tutto il periodo estivo e fino a ottobre da altre parti d’Italia.
Mohammed ad esempio, vive in Lombardia, ci racconta che si trasferisce talvolta in Salento talaltra in Campania durante l’estate, dorme facendo il custode in uno stabilimento balneare, per il resto dell’anno si accontenta di fare lavoretti manuali, tutto ciò che raggranella nell’ottica di uno sfruttamento dato per acquisito lo usa per mantenere la famiglia nel suo paese d’origine. E sì, ci conferma che molto spesso alcuni stranieri diventano corrieri della droga e spacciatori, a seconda.
L’indifferenza, la delega, restano la benzina più potente nel motore dell’illegalità e dei suoi tentacoli. Il senso civico e la responsabilità, l’antidoto al male.
Giriamo lo sguardo di pochi gradi, c’è uno scricciolo color cioccolato, avrà tra 7 e 10 anni. È solo.
Si avvicina agli ombrelloni: «Caricabatterie? Salva schermo? Costa poco».
La Gazzetta del Mezzogiorno