Vietato vietare di chiedere l’elemosina. Perché l’ordinanza di Portofino è illegittima

L’elemosina chiesta in silenzio con la mano tesa turba le coscienze più della richiesta teatrale, invadente o, come dice il codice penale, fatta con modalità vessatorie. Sarà per questo che Matteo Viacava, il sindaco di Portofino, il comune più ricco d’Italia, ha vietato con un’ordinanza di metà maggio non solo l’accattonaggio molesto ma anche quello non molesto? Il semplice invito, cioè, a lasciare una monetina in un cappello sul marciapiede. Sì perché nel borgo ligure, meta di vacanzieri richiamati dal porticciolo e dalla curiosità di vedere come vivono i paperoni (88.141 euro il reddito medio nel 2024), fino al 30 settembre non sarà possibile mendicare nemmeno in modo discreto. E non si potrà neanche – ecco la sfilza di divieti stabilita dal provvedimento – bivaccare quasi ovunque; sdraiarsi per terra, su panchine e su muretti; sedersi per terra nelle strade; consumare bevande alcoliche di qualsiasi gradazione, salvo che all’interno dei locali o nei dehors; effondere emissioni sonore oltre le ore 00.30; circolare o sostare a torso nudo, in costume da bagno o scalzi in tutto il centro cittadino compresa l’area portuale.
L’atto a firma del primo cittadino potrebbe avere però vita breve o comunque difficile. Contro l’ordinanza è scesa in campo Avvocato di strada, l’associazione di volontariato che offre assistenza legale gratuita alle persone senza fissa dimora e ne promuove i diritti fondamentali. Il presidente nazionale Antonio Mumolo e Laura Pica, coordinatrice dello sportello di Genova, entrambi avvocati, hanno inviato una diffida al sindaco con la quale chiedono di «provvedere immediatamente ad emendare, modificare e/o ritirare la ordinanza in oggetto, nella parte in cui vieta l’accattonaggio non molesto, al fine di conformarla al dato normativo vigente». In caso contrario, entro quindici giorni (il 9 agosto) l’associazione si vedrà costretta a rivolgersi ai giudici per chiedere l’annullamento dell’ordinanza. «Non è possibile vietare a una persona di chiedere aiuto. L’accattonaggio semplice di chi chiede l’elemosina con un cartello è cosa diversa dall’accattonaggio molesto o da quello fatto quello fatto con i bimbi, che sono vietati. Dal punto di vista morale non riesco a capire come si possa vietare di chiedere aiuto e addirittura multare. Qui non si sanziona un comportamento illecito, che peraltro non c’è, ma la povertà», fa notare Mumolo. «Nel comunicato stampa abbiamo ricordato al sindaco che padre Marella ogni pomeriggio dalle due alle tre si metteva in via degli Orefici a Bologna per chiedere l’elemosina. È stato beatificato mentre a Portofino avrebbe preso una multa di 500 euro!», rincara la dose il presidente.

Il punto è che l’accattonaggio non molesto non può essere punito. La giurisprudenza del Consiglio di Stato è assolutamente univoca sul punto, sottolinea Avvocato di strada. Nella diffida, non a caso, si fa riferimento a due provvedimenti adottati nei confronti dei sindaci di Verona e di Carmagnola che negli anni scorsi avevano disposto un divieto analogo. In seguito a dei ricorsi Straordinari al Capo dello Stato presentati dalla associazione, il Consiglio di Stato ha stabilito l’illegittimità del divieto dell’accattonaggio non molesto poiché in Italia è lecito chiedere aiuto ad altre persone in maniera non invasiva e non molesta. Ma non è solo un problema legale. «Se fossi il sindaco del comune più ricco di Italia, manderei i servizi sociali per chiedere ai mendicanti qual è il problema? Di cosa hanno bisogno? Cercherei di capire se hanno diritto a una pensione o all’assegno di inclusione», ragiona Mumolo. La diffida – se n’è occupato finanche il Times – è stata inviata, oltre che al Sindaco, alla Procura della Repubblica e al Prefetto che dovrà motivare il nulla osta dato all’ordinanza. Non basta. Se si dovesse arrivare in giudizio per l’annullamento del provvedimento, Avvocato di strada invierà una segnalazione alla Corte dei Conti al fine di valutare la condotta tenuta dal Sindaco in relazione al danno erariale prodotto. «Non è giusto che i cittadini paghino l’onorario dell’amministrativista che difenderà il Comune. È molto comodo fare le cause con i soldi dei cittadini. Quando c’è una lite temeraria paga il sindaco!», avverte Mumolo.
Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash
Vita.it