“Priorità Iron dome”: Portolano indica le necessità della Difesa. E Guerini (Pd): "La difesa aerea sia l’obiettivo n. 1”


Ansa
Programmi e prospettive
Il capo di stato maggiore interviene in Commissione alla Camera e spiega le carenze delle Forze armate: "Aumentare capacità di deterrenza". L'ex ministro Guerini: "Obiettivo prioritario sia sul piano degli investimenti nazionali che Ue". E il leghista Minardo: "Irom Dome non è un capriccio, ma una necessità imprescindibile"
“L’Iron Dome è una priorità per l’Italia”. Luciano Portolano lo dice senza mezzi termini. “Oggi esistono sistemi di difesa aerea, ma non abbiamo un sistema di copertura totale”. Di prima mattina il capo di stato maggiore parla in commissione Difesa alla Camera. Indica carenze e necessità delle Forze armate. Mentre “aumentano le preoccupazioni sul fianco est della Nato” e la Russia “cresce militarmente a ritmo più rapido del previsto”. Descrive un quadro geopolitico sempre più complicato. Le stesse preoccupazioni che porta Antonino Minardo, leghista presidente della commissione Difesa, a dire: “La cupola di ferro non è un capriccio, è una necessità imprescindibile”. Mentre per l’ex ministro Lorenzo Guerini: “Il tema della difesa missilistica è prioritario”. (Montenegro segue nell’inserto V)
Qualche giorno fa era stato il ministro della Difesa Guido Crosetto, parlando proprio al Foglio, a spiegare perché l’Italia dovrebbe dotarsi al più presto di strumenti per proteggersi da possibili attacchi missilistici. Ieri Portolano lo ha ribadito a Montecitorio, spiegando come ormai lo scenario sia cambiato e dunque è necessario che la Difesa venga ripensata. Così, ha detto il capo di stato maggiore, un esercito efficace dal punto di vista del pacekeeping potrebbe non essere pronto per scenari più complessi. Sostenere l’Ucraina – ha detto in un altro passaggio – era un “dovere da parte dell’Italia”, ma al tempo stesso questo ha comportato “un abbassamento del livello delle scorte nazionali” che dovrà essere recuperato. Il come dipenderà dalle capacità di spesa, ma ancor di più dalla “capacità di produzione delle aziende” dell’industria militare. Quanto agli investimenti, Crosetto ha più volte ribadito che il due per cento del pil dovrebbe essere solo un punto di partenza, tanto più dopo il disimpegno americano in Europa. “Ma il bilancio per la Difesa viene deciso dal Parlamento, approvato nella Finanziaria, non è il titolare del dicastero a decidere”, ha detto ieri il ministro rispondendo a Luigi Marattin, che esprimeva dubbi sugli effettivi stanziamenti: il sospetto è che il due per cento sia stato raggiunto solo attraverso un calcolo molto molto largo. Sulle prossime richieste della Nato invece Crosetto ha parlato di “un valore tra il 3,5 e il 5 per cento”, che l’Alleanza atlantica formalizzerà a fine giugno. Anche in questo caso toccherà al governo decidere se e in che misura adeguarsi.
A sentire Portolano non ci sarebbero molti dubbi, perché occorre – è stato il fil rouge dell’audizione – “aumentare la capacità di deterrenza”. Allo stesso modo sarà importante entrare in un’ottica di cooperazione con altri paesi europei. E “istituire la figura di un comandante unico europeo, che sia referente a livello politico”. In arrivo, inoltre, il nuovo documento di strategia militare che “a breve sarà portato all’attenzione dell’autorità politica”. Da qui passerà la programmazione futura, in questi casi si parla di prospettive decennali: l’Iron Dome in questo senso potrebbe essere centrale. Le criticità della difesa aerea d’altra parte non sono esattamente una novità emersa ieri: non a caso a settembre l’Italia ha ordinato dieci sistemi Samp/T di nuova generazione, per la difesa aerea di medio raggio.
In questo quadro, l’ex ministro della Difesa Guerini non ha molti dubbi su quali debbano essere le prossime mosse: “Iron dome? Che il tema della difesa missilistica sia un obiettivo prioritario credo sia chiarissimo”, dice al Foglio l’esponente dem. “Sia sul piano degli investimenti nazionali che, soprattutto, sul piano Ue: deve essere la priorità numero uno, dal punto di vista strategico, della difesa europea”. Riflessioni che trovano una corrispondenza in casa Lega. Anche Antonino Minardo infatti crede il potenziamento della deterrenza aerea sia “necessario. Basta vedere cosa accade in Ucraina e in Israele. Ma mentre lo stato ebraico con Iron Dome riesce a eliminare la minaccia dal cielo, Kyiv ha difese limitate che la espongono a gravi devastazioni”, spiega al Foglio il presidente della commissione Difesa. “Il nostro paese è pronto per uno scenario, per quanto improbabile, di questo tipo?”. La risposta, secondo Minardo, è no: “E credo valga per tutta l’Europa”. A questo si aggiungono le disponibilità limitate dei nostri militari. “Possiamo contare soltanto su due sistemi Samp/T dei cinque originari, poiché due sono stati trasferiti in Ucraina e uno serve per addestramento”. Il conto allora è presto fatto: “La cupola di ferro – conclude il leghista – non è un capriccio ma una necessità imprescindibile nell’attuale quadro geostrategico”. Ruggiero Montenegro
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