Almasri, Nordio “minaccia” il magistrato Piccirillo: “Si è permesso di indicare gli errori del Ministero, non escludo provvedimenti”

La guerra con le toghe

Ha scelto il convegno organizzato da Fratelli d’Italia “Parlate di mafia” per lanciare nuovi affondi contro la magistratura, con cui i rapporti sono ormai ai minimi termini, minacciando provvedimenti contro una toga.
Esplode l’ennesimo scontro tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la magistratura, questa volta per l’ormai nota vicenda Almasri, il genera libico fermato in Italia all’alba del 19 gennaio scorso a Torino e poi liberato dal governo italiano dopo 48 ore con un volo di stato per Tripoli, nonostante il mandato sulla sua testa della Corte penale internazionale dell’Aia.
L’intervento del Guardasigilli è durissimo. Nordio alla platea spiega che “l’altro giorno un magistrato in servizio si è permesso di indicare su un giornale tutti gli errori fatti dal ministro nel caso Almasri. Che un magistrato si permetta di censurare su un giornale le cose che ho fatto, in qualsiasi paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri. Potrebbe essere oggetto di valutazione”, con una evidente minaccia di dare vita ad un procedimento disciplinare su iniziativa dal ministero (l’azione disciplinare spetta in ogni caso al procuratore generale presso la Cassazione, ndr).
Poi allarga il discorso per colpire in modo indiscriminato le toghe, aggiungendo che “i magistrati sono convinti di godere di una impunità tale da poter dire quello che vogliono. Questo rimane fino a che non faremo una riforma perché non c’è sanzione di fronte a esondazioni improprie”.
Il riferimento di Nordio è a un intervento del magistrato di Cassazione Raffaele Piccirillo, che fino all’insediamento del governo Meloni ha avuto ruoli chiave al ministero della Giustizia, da direttore generale della giustizia penale a capo del dipartimento degli Affari di giustizia fino a capo di gabinetto.
Piccirillo in una intervista a Repubblica ha bocciato le procedure seguite dal ministero di via Arenula sul caso del libico Almasri, sottolineando come “non vi erano valide ragioni giuridiche per non convalidare l’arresto e non consegnarlo alla Corte penale internazionale”.
Le minacce di Nordio hanno fatto insorgere l’Anm, l’Associazione nazionale magistrati. Il segretario del gruppo Area, Giovanni Zaccaro, ha evidenziato che il ministro “approfitta di un dibattito sulla mafia per intimidire i magistrati che osano criticare il suo operato. Ha calato la maschera: il suo modello è Trump che licenzia i magistrati che indagano i suoi amici. Per fortuna in Italia c’è ancora la Costituzione che ha consentito alla magistratura di non farsi intimidire dal terrorismo, dalle mafie e dai poteri economici e mediatici”.
Sulla stessa linea anche il membro laico del Csm Ernesto Carbone: “Anche oggi il ministro Nordio non perde occasione di delegittimare la magistratura. Stamattina in modo scomposto minaccia un magistrato, il dottor Piccrillo, di azioni disciplinari. La colpa del dottor Piccirillo? Aver commentato la vicenda Almasri. Piuttosto che fare chiarezza su questa oscura vicenda, il ministro preferisce intimidire un magistrato”.
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