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Almasri, Nordio sapeva: il ministro ha mentito

Almasri, Nordio sapeva: il ministro ha mentito

Crollati gli alibi del Guardiasigilli

Come anticipato a maggio dall’Unità, l’allora capo del Dag Birritteri preparò il provvedimento per tenere in carcere l’aguzzino libico, ma il ministro lo ignorò

Photo credits: Giuliano Del Gatto/Imagoeconomica
Photo credits: Giuliano Del Gatto/Imagoeconomica

Il ministro Carlo Nordio sapeva già dalla mattina del 19 gennaio scorso che la Corte penale internazionale aveva inviato a via Arenula un mandato di arresto nei confronti di Osama Almasri, il generale libico comandante delle feroci milizie di Tripoli dedite ad omicidi, torture e stupri nei confronti dei migranti. Lo ha definitivamente accertato il tribunale dei ministri della Capitale, concludendo questa settimana l’indagine sulla mancata consegna del generale e confermando così quanto anticipato da l’Unità lo scorso maggio.

Non solo Nordio era dunque a conoscenza del provvedimento dei giudici dell’Aia, ma tutto il suo staff, ad iniziare dalla sua capa di gabinetto, la magistrata Giusi Bartolozzi, aveva dato il giorno stesso disposizione agli uffici interessati di attenersi al massimo riserbo e di utilizzare per le comunicazioni esclusivamente Signal, l’app di messaggistica super criptata. Ad inchiodare il duo Nordio&Bartolozzi è stata la mail di Luigi Birritteri, allora capo del Dipartimento dell’amministrazione della giustizia (Dag), che quel giorno si era subito attivato per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almasri all’Aia. Il generale era stato fermato all’alba dalla polizia a Torino dove si era recato per vedere la partita della Juventus. Birritteri, ricevuta la comunicazione, si era subito attivato ed aveva preparato una bozza di provvedimento da far firmare a Nordio che consentiva di trattenere Almasri in carcere, sanando così la mancata interlocuzione preliminare con il Ministero che poteva rendere inefficace il fermo del libico.

La bozza, inviata da Birritteri per mail al gabinetto del ministro, e quindi a Bartolozzi, era però rimasta tale. Nordio non l’aveva firmata né aveva risposto alla sollecitazione della Procura generale di Roma che, il successivo 21 gennaio, ordinerà la liberazione di Almasri, poi riportato a casa con un aereo dei Servizi. Ricevuta la mail, l’unica cosa fatta da Bartolozzi sarebbe stata quella di invitare tutti alla prudenza e all’uso della chat criptata che può essere intercettata solo mediante potenti trojan, come Graphite, lo spyware utilizzato dai Servizi per ascoltare le conversazioni di Luca Casarini e dei componenti della Ong Mediterranea. Nordio, va ricordato, nelle settimane successive aveva fornito più ricostruzioni dell’accaduto, spesso in contraddizione fra loro. Ad esempio, aveva affermato che l’Interpol si era limitata a trasmettere una semplice comunicazione senza presentare una formale domanda di estradizione. Rispondendo alla Camera, il Guardasigilli aveva sottolineato che la mattina del 19 gennaio era arrivata solo una notizia “informale”, una comunicazione peraltro priva di dati identificativi e priva delle indicazioni a supporto del fermo. Secondo Nordio non sarebbe nemmeno stata allegata la richiesta di estradizione, trattandosi invece di una nota piena di criticità e in lingua inglese, senza traduzione.

“Il ruolo del ministro non è solo di transito e di passacarte, è un ruolo politico: ho il potere e dovere di interloquire con altri organi dello Stato sulla richiesta della Cpi, sui dettagli e sulla coerenza delle conclusioni cui arriva la Corte. Coerenza che per noi manca assolutamente”, aveva risposto in maniera piccata Nordio, “dimenticando” che Birritteri aveva preparato il provvedimento che sanava le eventuali criticità. Nordio in quell’occasione aveva anche trovato il tempo per accusare chi lo criticava. È solo “sciatteria”, erano state le parole del ministro. A differenza della sua capo di gabinetto, il Guardasigilli meloniano in queste settimane si è sempre tenuto alla larga dal palazzo di giustizia di Roma per essere sentito su questa vicenda. Con la chiusura dell’inchiesta, a parte le polemiche politiche, il ministro e la sua capo di gabinetto rischiano l’incriminazione per il reato di omissione d’atti d’ufficio, mettendo in imbarazzo l’interno esecutivo.

Dopo la sua testimonianza, Birritteri si era invece “dimesso” dall’incarico di capo del Dag ed era tornato in servizio alla Procura generale della Cassazione. Il suo posto è stato preso da Antonia Giammaria, una pm romana che gode della fiducia di Bartolozzi. Birritteri è adesso in pole per diventare nuovo Avvocato generale in Cassazione, un ruolo di grande prestigio e per il quale ci sono diverse domande fra cui quella di Pina Casella, già vicina per motivi di corrente a Luca Palamara prima che quest’ultimo cadesse in disgrazia e fosse radiato dalla magistratura. L’ex capo del Dag è un magistrato di assoluto valore, molto stimato. Bisognerà vedere come si regolerà il Csm dopo questa vicenda. Tornando ad Almasri, la Procura generale di Tripoli ha emesso ieri un ordine formale di comparizione nei suoi confronti in relazione alle imputazioni del mandato di arresto della Corte penale internazionale. Le accuse sono di omicidio, stupro, tortura, trattamento inumano, detenzione arbitraria e altri reati riconducibili a crimini contro l’umanità. Le stesse che l’Italia non ha ritenuto di valorizzare per arrestarlo.

l'Unità

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