D'Alfonso (Pd): "Occhiuto? So cosa vuol dire. L’inchiesta non fermi la sua azione amministrativa”


(foto Ansa)
il colloquio
"Vada avanti, saprà far valere le sue regioni. Il problema è l'erotismo delle indagini preliminari per la pubblica opinione. Amministrare non è un gioco per nessuno. Né per chi adotta decisioni, né per chi deve giudicarle”, dice l'ex presidente dell'Abruzzo indagato per 53 capi d’imputazione e poi sempre assolto
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“Sono certo che Occhiuto potrà e saprà far valere le sue ragioni. So cosa vuol dire”. Il deputato Pd Luciano D’Alfonso ci è passato più volte. Da sindaco di Pescara e presidente dell’Abruzzo, indagato complessivamente per 53 capi d’imputazione e poi assolto “sempre perché il fatto non sussiste”. Anche per corruzione, come il presidente della Calabria. “Io ho subito una specie di mutazione genetica, ho impiegato 20 anni dalla prima volta che mi sono ritrovato sottoposto ad accertamento. Per questo sono dispiaciuto, dal punto di vista umano e istituzionale. Non vorrei che un’inchiesta comprometta l’azione amministrativa del presidente. Come purtroppo è accaduto altre volte. E’ giusto che vada avanti. Quello che va è evitato è l’emotività”, aggiunge l’esponente dem ricordando come troppe volte il circo mediatico-giudiziario abbia rovinato carriere politiche.
E’ stato lo stesso Occhiuto, con un video, a rendere nota l’indagine, chiedendo di essere ascoltato dai magistrati. “Ha fatto bene a mettersi subito a disposizione. Ho imparato sulla mia pelle che bisogna valorizzare ogni istante del procedimento, partecipare all’emersione della verità. Anche nella doverosa fase delle indagini preliminari è importante partecipare, corroborare sempre l'attività della magistratura, in modo che mai si producano atti nell’assenza o nel disinteresse della difesa”.
L’ex governatore ricorda problemi culturali e mediatici che accompagnano i processi, avvisi di garanzia spacciati per condanne e assoluzioni a cui viene dedicata scarsa attenzione. Il problema - spiega - è l'erotismo delle indagini preliminari per la pubblica opinione, in quanto non si riesce a relativizzare”. Ci spieghi meglio: “Quando ci sono le indagini preliminari c'è una solo parte che doverosamente indaga e un'altra che è oggetto di indagini. Poi si attiva la difesa e infine arriva la componente giudicante che raccoglie condotte e fattispecie”. Meccanismi processuali che tante volte non vengono colti, o trascurati, a discapito dell'immagine di chi è solo indagato. “A mie spese ho compreso che non nessun istante dell'accertamento della magistratura può essere trascurato”.
D'Alfonso, anche sulla base della propria esperienza, ha fondato nel 2022 l'Associazione 358, con l'obiettivo di combattere e prevenire gli errori giudiziari. “In linea con l'articolo 358 del codice di procedura penale, che fa obbligo per l'autorità giudiziaria di cercare le prove anche a favore dell'indagato, durante quel terribile momento delle indagini preliminari. E' qui che bisogna rafforzare gli elementi di garanzia”, dice l'ex presidente. “Mi aspetto inoltre che si cominci finalmente a rivedere l'utilizzo degli aggettivi nelle relazioni della polizia giudiziaria. Che bisogno c'è? In quella fase di indagini dovrebbe essere un'attività fotografica, oggettivo?”.
Per tutte queste ragioni, D’Alfonso si augura che almeno questa volta la politica non ceda alle tentazioni forcaiole. Un vizio bipartisan: “E' trasversale purtroppo. Quando c’è un’inchiesta qualcuno pensa di poterci guadagnare. Invece così si affonda la democrazia, prevalgono i pregiudizi istantanei, la verosimiglianza che si mangia la verità. Ma basta attendere che un partito assuma un ruolo, passi dall'opposizione al governo, anche solo negli enti locali, e poi la vicenda giudiziaria arriva e praticamente accomuna tutti, in maniera davvero equitativa”.
Il parlamentare dem sottolinea infine “l'importanza, la necessità di comprendere la complessità dell'attività amministrativa”. Vale per l'opinione pubblica e non solo. “Adesso, con l'arrivo delle Zone economiche speciali, di zone a logistica semplificata e di quelle a burocrazia zero, c'è il rischio che tutto venga considerato come abuso. E visto che l'abuso d'ufficio è stato tolto, si passa alla briglia successiva. Amministrare - conclude d'Alfonso - non è un gioco, per nessuno. Né per chi adotta decisioni, né per chi deve giudicarle”.
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