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Da Chiaravalloti (FI) a Oliverio (Pd): tutti i flop giudiziari che hanno travolto i presidenti della Calabria

Da Chiaravalloti (FI) a Oliverio (Pd): tutti i flop giudiziari che hanno travolto i presidenti della Calabria

(foto Ansa)

I precedenti

Non solo Occhiuto. I casi dei presidenti calabresi finiti sotto la lente della magistratura (e poi assolti). A destra e a sinistra

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Roberto Occhiuto è solo l’ultimo nella lista dei presidenti della Calabria che sono finiti sotto la lente della magistratura. E se per l’esponente di Forza Italia siamo ancora alle fasi delle indagini, il comune denominatore dei predecessori è stata l’assoluzione dopo anni e anni di processi. Una dinamica che ha colpito tanto i presidenti di centrodestra (vedi Giuseppe Chiaravalloti) quanto quelli di centrosinistra (è il caso di Agazio Loiero e Mario Oliverio). In mezzo a questa casistica di presidenti della Calabria indagati e poi assolti c’è l’eccezione rappresentata da Giuseppe Scopelliti, che però fu condannato per fatti antecedenti all’amministrazione regionale e si dimise poco dopo. E’ il caso, quindi, di provare a passare in rassegna i diversi casi per capire qual è l’elemento che li accomuna: una procura, quella di Catanzaro, che nel passaggio da un procuratore ai successivi, da De Magistris a Gratteri, continua nella sua attività a mettere nel mirino il presidente della regione di turno. Il conseguente stravolgimento politico in regione. E, dopo anni, l’assoluzione da tutte le accuse. Un modus operandi che ha portato alla distruzione di carriere politiche, mentre nel frattempo i pubblici ministeri, incaricati dell’accusa, acquisivano sempre più visibilità, spesa poi (almeno nel caso di De Magistris) in campo politico.

Giuseppe Chiaravalloti (2000-2005)

Chiaravalloti, carriera da magistrato nelle procure di Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria, fu eletto presidente della Calabria nel 2000 tra le file di Forza Italia, con una coalizione di centrodestra. Il suo caso è l’unico tra quelli che raccontiamo qui di un’indagine partita al termine della sua attività da presidente della regione. Nel 2005 venne indagato per frode nell’inchiesta Poseidone portata avanti dal pm della procura di Catanzaro Luigi de Magistris, relativa alla scomparsa di alcuni fondi europei per la costruzione di depuratori in Calabria. Fu l’inizio di una serie di assoluzioni per Chiaravalloti. Come quella nel processo per ’ndrangheta imbastito dalla procura di Vibo Valentia l’anno seguente, in cui Chiaravalloti rimase coinvolto con l’accusa di corruzione e poi prosciolto dal gup perché “il fatto non sussiste”. Ma l’inchiesta che più lo esporrà mediaticamente è quella monstre portata avanti a partire dal 2007 dalla procura di Catanzaro, sempre a guida De Magistris, denominata “Why Not”. Un teorema accusatorio che indagava un presunto gruppo di potere che coinvolgeva imprenditori, politici e massoneria e che spaziava da reati come l’associazione a delinquere, la truffa e la corruzione nella gestione dei fondi pubblici destinati alla regione. Furono imputate oltre 100 persone tra cui l’ex primo ministro Romano Prodi e l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella (entrambi prosciolti). Chiaravalloti fu accusato dalla procura di abuso d’ufficio e truffa: venne assolto in primo grado e in appello fu disposto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per quanto riguardava l’abuso d’ufficio. Esito confermato anche dalla Cassazione. “L’accusatore era una persona chiaramente incompetente. Ha fatto decine di flop, il 98 per cento delle imputazioni è finito nel nulla, e questo non è accaduto mica solo nel caso Why not”, disse Chiaravalloti dopo l’assoluzione definitiva.

Agazio Loiero (2005-2010)

Ex democristiano, esponente della Margherita, già ministro per i Rapporti con il Parlamento e gli Affari regionali, nel 2005 venne eletto presidente della Calabria. La prima inchiesta in cui rimase coinvolto è del 2006, riguardava la sanità calabrese, ed era condotta ancora da De Magistris, pm della procura di Catanzaro. Accusato di associazione a delinquere e turbativa d’asta nel pieno svolgimento del suo mandato, venne prosciolto dal gup su richiesta dello stesso pm. Ma il suo nome è legato soprattutto all’inchiesta ‘Why Not’ di cui abbiamo scritto sopra. Anche Loiero, come il predecessore Chiaravalloti, venne accusato di abuso d’ufficio. Assolto con rito abbreviato in primo grado, venne condannato a un anno in appello e poi assolto per non aver commesso il fatto in Cassazione, senza rinvio. A luglio di quest’anno, poi, Loiero è stato assolto in primo grado anche nel processo “Rimborsopoli” della procura di Reggio Calabria per la gestione dei rimborsi ai consiglieri comunali nel periodo 2010-2012, quando non era più presidente della giunta regionale. “Ma 14 anni sotto accusa valgono una condanna”, ha detto commentando l’esito processuale.

Mario Oliverio (2014-2020)

Dopo i quattro anni di presidenza del forzista Giuseppe Scopelliti, dimessosi dopo una condanna per abuso d’ufficio e falso relativa agli anni da sindaco di Reggio Calabria (2007-2010), è la volta di Mario Oliverio, già deputato e presidente della provincia di Cosenza. Anche per l’esponente del Pd non tardano ad arrivare le attenzioni della magistratura. Nel 2018, addirittura, la procura di Catanzaro, dal 2016 guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ne chiede gli arresti domiciliari con l’accusa di abuso d’ufficio e poi di corruzione in una vicenda che riguardava alcuni appalti per gli impianti di risalita nel comune di Lorica, in Sila, provincia di Cosenza. Fu il gip a stabilire per lui l’obbligo di dimora, da presidente della regione, nel comune di San Giovanni in Fiore. Già nel 2019 ci penserà la Cassazione a chiedere l’annullamento dell’obbligo di dimora, spiegando nelle motivazioni come il quadro indiziario nei confronti di Oliverio “sconti una contraddizione di fondo” e che “la chiave di lettura delle conversazioni muove dal chiaro pregiudizio accusatorio”. Nel 2021 il verdetto: assolto dalle accuse di corruzione e abuso d’ufficio perché “il fatto non sussiste”. Ma non è tutto. Nel 2018 Oliverio venne indagato dalla procura di Catanzaro e sempre con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, per cui però fu lo stesso gup a stabilire il non luogo a procedere “perché il fatto non costituisce reato”. Ciononostante, Oliverio dovette subire un’ulteriore indagine a suo carico da parte della procura di Catanzaro, guidata sempre da Gratteri, che lo accusava di peculato per aver usato 95 mila euro della regione per la promozione della Calabria al Festival dei due mondi di Spoleto. L’ipotesi dell’accusa è che Oliverio avesse usato quei soldi per fare “promozione personale”. Il risultato? Assoluzione con formula piena, in primo grado e in appello, perché “il fatto non sussiste”.

Un lungo elenco di flop giudiziari che negli ultimi 25 anni ha scosso la politica calabrese. E che dovrebbe consigliare di leggere l’inchiesta in cui è coinvolto il presidente dimissionario Roberto Occhiuto, accusato di corruzione, con maggior cautela.

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