Dal Gay Pride alla Lega: la terza vita di Mussolini inquieta nipote del secolo

È difficile spiegare e impossibile capire perché Alessandra Mussolini abbia aderito alla Lega. Inutile appigliarsi al fatto che cinque anni orsono, dopo due stagioni a “Ballando con le stelle” avesse annunciato di aver definitivamente chiuso con la politica. Superfluo anche ricordare che dopo essersi scoperta una vocazione da pittrice e aver aperto una pizzeria a taglio, era stata ripescata come europarlamentare di Forza Italia, ma lì evidentemente, morto Berlusconi, le cose non hanno più funzionato.
Ora, specie in Italia, la post-politica è piena di misteri, insieme gloriosi, vistosi e sconvenienti. Però ancora più arduo è dare un senso all’approdo nel partito di Salvini e del generale Vannacci considerata la penultima svolta di Alessandra, che nel 2023 si fece sorprendente, ma ardimentosa paladina del mondo lgbtq+, fino al punto di boicottare a Strasburgo il lasciapassare che le imponeva di definirsi in base alla classificazione binaria.
Così, dopo aver volteggiato su tutti i possibili fiori e praticelli della destra di questo incredibile paesone, è irresistibile riandare a un servizio fotografico in cui nei giardini di Palazzo Brancaccio, assistita da un nugolo di image maker, make up artist e hair stylist, Mussolini si offrì quale testimonial del Gay Pride e della legge Zan in tutina blu aderente e assai visibili ali arcobaleno. Non suoni dunque irrispettoso qui ritrovare in lei i tratti politici ed esistenziali della farfallona, nel senso di una sgargiante e irrequieta mutevolezza, ma sempre ben pilotata tra istinto, astuzia, frustrazione, generoso slancio, acclarata improntitudine e accorto positioning al mercato dell’attenzione.
Le attrici del resto — tale nasce — hanno questo di buono, ma lei, oltre a una doppia discendenza dal Duce e dalla famiglia di Sophia Loren, ha pure una laurea in medicina. Da giovanissima, pare, aveva inciso un disco in Giappone per poi comparire sulla copertina di Playboy, donde l’improvvido Bossi, in tempi pre-sessisti, non esitò ad accoglierla in Parlamento (1992) come «onorevole con le tette di fuori». La sua candidatura, di ordine bio-parentale, fu una trovata di Fini, allora lontano da ogni revisionismo. Eletta nel Msi con un sacco di voti, poi avversaria a Napoli di Bassolino, che in tv accusò di portare jella facendo tanto di corna, capì al più presto che un certo plebeismo teatrale, insieme al più oltraggioso coraggio, le sarebbero serviti assai nell’imminente Seconda Repubblica.
E così fu, ma non sopportava né l’autorità né l’ossequioso perbenismo di Fini che prese a chiamare con disprezzo «Filiberto». Quando questi arrivò a definire il fascismo «male assoluto», divenne una erinni e abbandonato il partito prese a vagare nel mondo infrequentabile dell’ultradestra; finché Berlusconi, che la trovava formidabile, non le diede ospitalità a casa sua. Diciamo pure che in Forza Italia non si è mai capito bene quale fosse la linea politica o anche solo il messaggio. Ma ormai non importava più tanto, perché era giunta a compimento la vera vocazione del personaggio, grandiosa regina del crash-show televisivo, indispensabile nel casting come garanzia per spettatori a rischio sonno. Ne fecero le spese tutti, Sgarbi, Luxuria, iman ciarlieri e immigrati strafottenti, più un’infinità di ospiti alcuni dei quali minacciati in diretta, «mo’ te do una pizza!», polverizzando ogni record d’ascolto a Porta a porta durante un match a spintoni con la ministra Belillo. E tutto questo in parallelo alla consegna delle analisi del sangue in conferenza stampa, lo sciopero della fame in una roulotte, la pecora portata ai cancelli della Rai, il canto radiofonico di “Forza Gnocca”, l’euro-assorbente tampon-tax per Gentiloni, le t-shirt “Ciao Nonno!” e la cover del telefonino “Keep calm un cazzo!”, oltre a una serie di vicissitudini famigliari che come tante altre evenienze occuperebbero uno spazio che forse non meritano. Forse, perché di questo si nutre in effetti la vita pubblica, per cui anche nella Lega è sicuro che Alessandra continuerà a sfarfallare fiammeggiante e sfacciata per la gioia amara del suo pubblico.
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