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Droghe, il modello Mantovano: propaganda e repressione

Droghe, il modello Mantovano: propaganda e repressione

Il bluff della relazione annuale

La prefazione del sottosegretario plenipotenziario conferma che le droghe sono un’arma eccezionale per la narrazione securitaria, che offusca le reali priorità sanitarie e sociali

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

È stata trasmessa nei giorni scorsi dal Governo alle Camere la Relazione annuale sulle droghe. Il documento, curato dal Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe fornire una fotografia aggiornata del fenomeno delle dipendenze e dell’intervento pubblico nel nostro Paese. A colpire, ancora una volta, è il tono e l’impostazione della prefazione del Sottosegretario Alfredo Mantovano, che rappresenta a tutti gli effetti l’indirizzo politico del Governo sul tema, anche in vista della Conferenza sulle droghe di novembre. Una lettura che, pur rivendicando qualche intervento in più sul fronte dei servizi, conferma l’impostazione repressiva e moralizzatrice che caratterizza l’attuale maggioranza.

Mantovano celebra l’azione delle forze di polizia e della magistratura contro il narcotraffico, segnalando un’“intensificazione del lavoro” che però – sottolinea – non ha comportato modifiche legislative. Omette così furbescamente di ricordare che il decreto Caivano, che aumentato le pene per i fatti di lieve entità per droghe, ha dispiegato i suoi effetti nell’intero 2024. Si conferma così l’approccio del Governo che insiste su un modello basato sul diritto penale e sull’intervento repressivo, evitando di mettere in discussione una normativa – il Testo unico del ’90 – che da decenni produce più danni che benefici, come documentato dalla sedicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe, che proprio oggi viene presentato alla Camera. A trentacinque anni dall’entrata in vigore del Testo Unico sulle droghe, i numeri non lasciano spazio a interpretazioni: l’impianto repressivo disegnato dalla legge Jervolino-Vassalli non solo è ancora pienamente operativo, ma continua a produrre effetti devastanti tanto in termini sociali quanto penali. La fotografia scattata dall’edizione 2025 del Libro Bianco conferma – nei dati assoluti come nelle tendenze – quanto già denunciato nelle quindici edizioni precedenti: siamo di fronte a un fallimento annunciato, sistemico, strutturale.

L’articolo 73, lo spaccio e lo spaccio di lieve entità in particolare, resta una macchina implacabile di ingresso nel sistema giudiziario e carcerario italiano. Porta in carcere oltre un terzo dei detenuti: così i numeri del sovraffollamento sono tali da evocare lo spettro della condanna per trattamenti inumani e degradanti, inflitta all’Italia nel 2012 dalla CEDU. Non è un caso. Come ripetiamo da anni, il nodo della questione è politico prima ancora che giuridico: il grosso della repressione penale passa dalle politiche sulle droghe, e senza un cambio di paradigma su questo fronte, ogni discorso sulla decarcerizzazione resta vuoto. Le simulazioni si confermano anno dopo anno: senza i detenuti per l’art. 73 o quelli dichiarati tossicodipendenti, il problema del sovraffollamento semplicemente non esisterebbe. È tempo di ammettere che questi non sono più “effetti collaterali” della normativa antidroga. Dopo 35 anni di applicazione, vanno letti per ciò che sono: effetti voluti, strumenti di controllo sociale, esiti di una precisa scelta politica. E come tali, vanno denunciati e contrastati.

Il sottosegretario Mantovano rivendica un’azione potenziata nella prevenzione, in particolare nelle scuole, dove – si legge nella relazione del governo – aumentano le “iniziative di informazione sui danni delle droghe”. Sottolinea il coinvolgimento delle forze di polizia, addirittura “fin dalla scuola primaria” con concorsi a tema. Un’impostazione che trasforma la scuola in strumento di propaganda, più che in luogo di educazione critica e informata. Invece di promuovere politiche evidence-based e laica informazione, si ripropone un modello paternalistico e stigmatizzante, che ha dimostrato negli anni tutta la sua inefficacia. Il plenipotenziario di Meloni si attribuisce così anche il merito del calo dei consumi di sostanze fra gli adolescenti (dati ESPAD 2024). Peccato che i dati rimangono nell’intervallo statistico almeno ventennale e sono compatibili con quelli presentati nella relazione dello scorso anno, che all’inverso aveva giustificato l’allarme di Mantovano. Come non c’era allarme l’anno scorso, e l’aumento era relativo agli anni del COVID, non c’è da attribuirsi meriti oggi quando i dati sono leggermente in diminuzione.

Conferma così che le droghe sono un eccezionale strumento per la narrazione securitaria, che rischia di offuscare le reali priorità sanitarie e sociali. Basta vedere quanto spazio è dedicato dal Governo al fentanyl, oggetto di un Piano nazionale varato nel marzo 2024. Si insiste sulla costruzione del pericolo imminente e si rivendica l’attenzione internazionale al modello italiano. Per fortuna l’evidenza epidemiologica non giustifica allarmismi: se è giusto monitorare e prevenire l’eventuale diffusione di oppioidi sintetici, occorrerebbe uscire da una logica emergenziale e frammentaria. I Livelli Essenziali di Assistenza della Riduzione del Danno (RdD) rimangono lettera morta, mentre, accecati dall’ideologia, manca una visione sistemica che possa davvero garantire diritti e percorsi efficaci di cura e riduzione dei rischi e dei danni.

Leggere insieme Libro Bianco e Relazione del Governo è un buon esercizio di conoscenza, che conferma la necessità urgente di un cambio di paradigma. Serve una legge che superi definitivamente l’approccio proibizionista, fatto di stigma, marginalità e repressione. Serve investire nella riduzione del danno e sui diritti delle persone che usano droghe, restituendo ai servizi pubblici e del privato sociale dignità, risorse e autonomia professionale. Il Libro Bianco è promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, ITANPUD, Meglio Legale, EUMANS e ICARO Volontariato Giustizia ODV. Il rapporto è scaricabile gratuitamente qui.

*Forum Droghe

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