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Elezioni Coni, olimpiadi del ricorso: scoppia il caso Buonfiglio

Elezioni Coni, olimpiadi del ricorso: scoppia il caso Buonfiglio

Il caso

Nelle chat degli 81 grandi elettori si fa riferimento a un decreto legislativo che vieterebbe al presidente di una federazione di diventare numero uno dello sport senza un anno di raffredamento. Un altro caso dopo Carraro, ammesso alla corsa con riserva

Un po’ “Forum”, un po’ “Un giorno in pretura”. L’elezione del nuovo presidente del Coni, dopo l’impero dorato di Giovanni Malagò, rischia di diventare una faccenda per avvocati e tribunali per la giustizia domestica sportiva e per quella normale. Se la candidatura di Franco Carraro è stata accettata con riserva per via di una interpretazione della norma legata ai tre mandati, ora nelle chat degli 81 grandi elettori chiamati a esprimersi il 26 giugno sta esplodendo un altro caso. Riguarda Luciano Buonfiglio, presidente della Federazione canoa kayak, uno dei papabili al trono di Palazzo H in compagnia di Luca Pancalli e, chissà, Carraro.

Secondo l’interpretazione di un decreto legislativo – il 39 del 2013 – non avrebbe i requisiti per correre alla presidenza del Coni. Perché? Tutto ruota intorno a una norma che regola l’inconferibilità e l’incompatibilità nelle pubbliche amministrazioni. In poche parole Buonfiglio rientra nella legge che non permette a un presidente di federazione di candidarsi alla guida del Coni se non ha avuto prima “un anno di raffreddamento” essendo la federazione che presiede una controllata del controllore che mira a guidare.

La norma in questione riguarda anche il Comitato paralimpico. Il paletto non è una sorpresa perché si trova anche negli stampati che tutti gli aspiranti presidenti hanno compilato dichiarando di non rientrare nella casistica. Evidentemente però Bonfiglio avrà parere legali che lo tutelano. Ieri all’agenzia Adnkronos ha rilasciato una serie di dichiarazioni programmatiche che sembrano tutto tranne che arrendevoli. “Abbiamo inviato il programma a tutti gli elettori, ma questo programma non è il mio, è di tutti, perché ho coinvolto tutte le componenti del Consiglio nazionale che rappresentano il mondo sportivo italiano, 15 milioni di persone, migliaia di società sportive, di organismi come gli enti di promozione, come le discipline associate, come i Coni territoriali”. Un altro fronte si sta per aprire. Lontano dallo sport e vicino alle aule di giustizia.

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