Giani bis sempre più vicino, il sì a Fico sblocca la Toscana. Pd, la questione candidature

18 lug 2025

“Orgogliosi di questi 5 anni insieme”, ha detto il presidente del Consiglio Mazzeo celebrando la giunta Giani
Firienze, 18 luglio 2025 – Scacco matto: in Campania è caduto il veto dello sceriffo De Luca su Roberto Fico. E il primo brindisi frutto dell’intesa tra Elly Schlein e Giuseppe Conte è quello in Toscana. Ora, distese e praterie si aprono affinché il centrosinistra allargato proceda alla ricandidatura di Eugenio Giani che potrebbe arrivare alla direzione del 29 luglio. Si apre adesso un fronte nuovo: a chi concedere la deroga per una legislatura tris? Agli assessori uscenti con un pregresso mandato da consiglieri regionali, al presidente del Consiglio bonacciniano ormai ’a tetto’, ai meri consiglieri con due giri di giostra sul curriculum o anche ai presidenti di commissione? È questo il dilemma amletico che attanaglia la ’baracca’ Pd. Perché dal quartier generale della segreteria regionale, del delicatissimo dossier “fino ad agosto” non ne vogliono sentir parlare. Eppure, l’argomento è stato sommariamente trattato in calce all’ordine dei lavori della segreteria di inizio settimana. Ma è destinato alla ribalta nella prossima direzione. La bussola, qui, è lo statuto regionale, la cui lancetta puntata sul nord fa riferimento all’articolo 35 comma 3, che “fissa nel limite di due mandati la candidabilità al ruolo di consigliere regionale” e, comunque, “per un massimo di 10 anni quando distribuiti su non più di tre mandati”.
Il ’barbatrucco’ arriva due commi dopo: “Le deroghe al tetto dei mandati (...) devono essere motivate da comprovate esigenze funzionali e di direzione politica del partito”. Un capolavoro politichese da stirare a piacimento, a seconda del fabbisogno partitico. Dulcis in fundo, il “lodo Ceccarelli“ - dall’ideatore Vincenzo, nel 2020 assessore uscente del Rossi II -, quel grimaldello che fa dormire su tre cuscini gli assessori di questa legislatura: i mandati in giunta non si sommano a quelli di consiglieri. Per i soldati Alessandra Nardini, Serena Spinelli, Monia Monni, Stefano Baccelli, Simone Bezzini, Leonardo Marras, manco si pone il tema delle deroghe.
Che fare però con gli scalpitanti Francesco Gazzetti, Marco Niccolai, Enrico Sostegni, Giacomo Bugliani, Federica Fratoni? E poi c’è lui, il riformista Antonio Mazzeo. Sfiorato l’approdo a Bruxelles, l’ambizione è correre ancora, se non fosse che l’area pisana è già presidiata dalla schleiniana Nardini (e rovente per il recente commissariamento impartito dal Nazareno, a differenza di Prato dove un pezzo di Pd ha storto il naso per il recente intervento dell’ex sindaca indagata Ilaria Bugetti in direzione provinciale). Rumors descrivono i riformisti, sin qui, come acquiescenti. Sarà per il convoglio pronto a fare incetta di preferenze per il parlamentino con gli ex sindaci di Prato e Empoli Biffoni e Barnini. Ma il quadro diventa ancor più composito se alle ’maglie larghe’ dello statuto aggiungiamo la prossima tornata di amministrative: Ceccarelli lo descrivono già in rampa di lancio per Arezzo , Biffoni disposto ad immolarsi una terza volta pur di impedire la marcia su Prato del centrodestra dopo il terremoto giudiziario. La Maremma è terra dell’assessore Marras, fedelissimo di Giani, potrebbe essere lui il jolly da spendere nel ’26. Scivoloso per tutti, va detto, vincere il biglietto d’oro della Regione per poi abdicare sei mesi o un anno dopo. Il tetris si completa con il toto-giunta a Palazzo Strozzi Sacrati: più è largo il campo della coalizione maggiori saranno le bocche che Giani, in caso di bis, dovrà sfamare. L’enfant prodige Lorenzo Falchi è sceso in campo dopo 9 anni alla guida di Sesto, ma Sinistra Italiana sarebbe pronta a un passo di lato in giunta per far spazio a Eros Tetti dei Verdi. Altro nome caldo è quello di Irene Galletti per i 5Stelle. Tanto ormai Schlein e Conte hanno sposato Roberto Fico con De Luca celebrante in Campania, per trascorrere la luna di miele con Giani in Toscana.
La Nazione