Il caso Nordio? È ridicolo e gravissimo


Ansa
L'editoriale dell'elefantino
Ridicolo non capire che il caso Almasri riguarda il segreto di stato. Gravissimo invece non capire come si cerchi di sabotare una riforma della giustizia prendendo la scorciatoia di uno scandalo ridicolo
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Un portavoce dell’opposizione ha detto che il caso Almasri è tra il ridicolo e il gravissimo. Ridicolo sembra la parola giusta, ma con un risvolto invece grave, che col caso non c’entra. Ridicolo pensare che un atto di stato anomalo, e per certi aspetti moralmente ripugnante, come l’espulsione immediata di un generale libico accusato da una Corte internazionale dei peggiori delitti commessi nella sua patria, potesse essere evitato, e dunque non dovesse essere coperto di riservatezza e modalità d’emergenza come il volo di stato. Arrivò nel gennaio scorso una mezza notizia a proposito di un’autorità militare libica da arrestare. La Libia non è uno stato normale, è un paese anomico, la legge non esiste o non ha efficacia, la norma è disprezzata da un gioco di poteri armati che si fonda sullo sfruttamento di risorse energetiche e sul sequestro a scopo di ricatto di esseri umani sulla via dell’emigrazione, e il generale vagava sfacciato in giro per l’Europa, i suoi campi di calcio e le sue giurisdizioni. Questo dato incontrovertibile un ministro italiano, con i suoi uffici e funzionari, e in genere un governo incaricato della sicurezza e dell’interesse nazionale, prima che dell’esecuzione di mandati della giustizia internazionale, non lo può dire o esibire o certificare pubblicamente, ma lo deve sapere, conoscere e valutare con il lavoro dei servizi di intelligence e il coordinamento delle altre branche dell’esecutivo.
Sono ovvietà. Invece di aprire una questione di diritto che può avere ripercussioni drammatiche sui suoi rapporti con un paese anomico, fuorilegge, e portare a conseguenze devastanti di ogni genere (confini, approvvigionamento eccetera) è saggio, è normale, è prassi comune consolidata, che il problema venga eliminato rispedendo fuori della giurisdizione italiana il caso, e la persona che lo incarna. Se il generale libico fosse stato arrestato e trattenuto a disposizione della giustizia italiana e internazionale, oggi avremmo un fronte di belligeranza ai nostri confini e saremmo entrati in un circolo vizioso spettacolare pensando di avere compiuto un atto virtuoso. E’ dunque ridicolo scandalizzarsi per le mezze parole, le circostanze che non tornano di data e orario, di riservatezza e opacità, che circondano ovviamente una storiaccia di necessità e tutela del “fatto”, la crisi e il fronte che essa aprirebbe, rispetto al “diritto” astratto e al profilo etico.
In un paese appena normale non si orchestrano confuse campagne sulla sicurezza nazionale, quando sia chiaro, come è chiaro in questo caso del generale Almasri, che non c’era nessuna copertura di responsabilità o corresponsabilità con il comportamento del soggetto accusato di efferati delitti, ma solo e soltanto un problema di sicurezza da garantire con un atto immediato e segreto dello stato. E qui dal ridicolo si passa al gravissimo, come dice il portavoce dell’opposizione. Le attenzioni speciali di cui si cerca di circondare il ministro della Giustizia Nordio dipendono con tutta evidenza politica dalla particolarità del suo ruolo. Nordio è oggi il promotore di una riforma in corso d’opera, la separazione delle carriere tra magistrati dell’accusa e giudici, che realizza la giustizia possibile nella sua essenza, o almeno pone le premesse per questa compiuta attuazione della parità di fatto dell’accusa e della difesa nel processo penale. Che si voglia far saltare con mezzi politici e parlamentari una riforma di questa portata, è comprensibile o comunque legittimo in un paese che da oltre tre decenni vive come una Repubblica delle procure. Ma che si cerchi di farlo prendendo la scorciatoia di uno scandalo ridicolo è gravissimo.
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